Instagram e auto da collezione
Sappiamo bene come i social network negli ultimi anni abbiano impattato profondamente sulle nostre vite in tanti modi diversi, alcuni dei quali anche decisamente inaspettati. Sui social network si può rimanere informati riguardo tutti i propri interessi e le proprie passioni, per quanto di nicchia esse siano (e, a proposito, ovviamente vi invitiamo a seguire la pagina Facebook e il profilo Instagram di MotorBox!). È interessante allora la domanda che si sono posti i nostri colleghi di Classic Driver, testata dedicata alle auto da collezione: è possibile vendere su Instagram un’auto da milioni di dollari? Per rispondere a questa domanda hanno interpellato una serie di esperti e addetti ai lavori, particolarmente ferrati sul social network nato per condividere le proprie fotografie e diventato in breve tempo un’importantissima arma di promozione e di business per brand e privati. Vediamo insieme quali risposte ne hanno ricavato.
CORRETTEZZA Il primo degli intervistati è Simon Kidston, fondatore di Kidston SA, società svizzera di consulenza, assistenza e compravendita per quanto riguarda il mondo delle auto da collezione. Kidston racconta che il loro utilizzo di Instagram è nato come un divertimento, l’occasione per condividere delle belle foto, ma che si è poi trasformato in un utile strumento di business. Non in modo del tutto diretto però, e spiega anche che non si tratta di uno strumento così automatico: “È veloce, spontaneo e democratico, ma non saprei dire se abbiamo mai venduto un’auto soltanto grazie a Instagram. Serve a farsi conoscere, quello sicuramente, ma al nostro livello hai sicuramente bisogno di qualcosa in più che di un profilo Instagram per convincere qualcuno che non hai mai visto a fidarsi nell’investire una grande somma di denaro.” E i problemi sono sempre in agguato, per quanto riguarda la correttezza di chi sta dall’altra parte: “recentemente abbiamo fatto un post annunciando che cercavamo una Fiat Dino 2400 Spider e una Mercedes-Benz 300SL ‘Gullwing’ da acquistare. Con la Dino è andata bene, ma per la Gullwing abbiamo anche ricevuto un sacco di offerte sospette da parte di gente che non sapeva neanche scrivere il nome della macchina. Bisogna saper filtrare molto bene e stare attenti ai truffatori”.
LA PASSIONE Il fotografo, giornalista e influencer Ted Gushue ha costruito una parte importante della sua carriera su Instagram, e ora la sua azienda cura un magazine social-only (Type 7) ufficiale di Porsche e gestisce i social del venditore Maxted-Page: ma secondo Gushue è importante che tutto nasca in primis dalla passione. “Siamo guidati dalla passione e non dalle vendite. L’idea è fare avvicinare nuove generazioni di appassionati a questo mondo. È importante rispettare la storia di una macchina, è come quando Christie’s racconta la storia di un Picasso: va fatto in un certo modo, con amore e rispetto. Poi l’interesse, e quindi le vendite, arriveranno di conseguenza”.
SUSCITARE INTERESSEArthur Kar, parigino responsabile di L’Art de L’Automobile dice che a volte i contatti raccolti su Instagram hanno portato a ottime vendite, e cita il caso recente di una Ferrari 458 Speciale, ma ritiene che innanzitutto il profilo serva a trasmettere una certa immagine, come se si trattasse di un magazine autoprodotto quotidianamente. Essendo personalmente molto coinvolto anche nel mondo della musica e in quello della moda, ritiene un successo quando riesce a fare interessare o incuriosire verso le auto anche chi non ne sa proprio nulla. “Mi interessa far capire che non devono essere interessanti solo per i super appassionati o per chi vuole far vedere che è ricco, mi interessa che le persone vogliano saperne di più. È perfino più soddisfacente che concludere una vendita”.
Vendere auto da collezione su Instagram
UNICITÀ La portoghese Cool & Vintage di Ricardo Pessoa è stata una delle prime aziende auto a usare Instagram in modo importante. Tra meravigliosi paesaggi e comunità di surfisti, ecco comparire delle splendide Land Rover. Purtroppo però il successo iniziale è diventato via via meno rilevante mentre tutti gli altri cominciavano a proporre le stesse cose: “All’inizio usavamo Instagram per far vedere quale poteva essere l’esperienza, una cosa ispirazionale, legata al lifestyle; ma poi quell’immaginario è stato copiato e utilizzato da chiunque, non solo nel mondo di Land Rover. E abbiamo finito per decidere di trasformare il nostro account in una pagina di rappresentanza per i nostri prodotti: ora è pressoché uguale all’homepage del nostro sito”. I numeri macinati nel corso degli anni però continuano a pagare: “Se facciamo una Instagram Story, di solito si traduce in circa 3500 clic al nostro sito, 4000 euro di merchandising venduto nel nostro store, e circa 200 messaggi privati. Di quei messaggi, 50 o 60 sono richieste riguardo alle nostre auto, e una di queste si trasforma in una vendita”.
SOLO UNO STRUMENTOJames Cottingham di DK Engineering, che pure è tra i più importanti account di venditori di auto da collezione sulla piattaforma, ritiene che questa possa servire soltanto come rampa di lancio, che deve essere poi seguita da email, telefonate o incontri in prima persona. Secondo Cottingham, Instagram può servire come vetrina, per far vedere quello che hai, ma servono poi un buon sito, essere reperibili al telefono, rispondere alle mail, essere bravi venditori. “Instagram è una freccia in più al tuo arco, del tutto indispensabile oggi, come andare a Pebble Beach, avere un account su determinati siti specializzati o frequentare le corse storiche. Inoltre, le caselle mail degli appassionati sono sempre più piene di newsletter e pubblicità tutte uguali a se stesse, quindi è importante presidiare anche altri canali come i social network, a cui la gente solitamente accede per piacere e per rilassarsi, con una disposizione d’animo migliore”.
INTERAZIONE Anche James Tuner di Sports Purpose dice che Instagram è solo una parte del marketing mix, e un mezzo di comunicazione tra molti. Il suo bello però è l’interazione con gli appassionati, che si tratti di una macchina in vendita o del dietro le quinte di un evento: attraverso una forte attenzione alla dimensione dello storytelling permette di arrivare anche ai più giovani, solitamente meno portati a frequentare il mondo delle auto da collezione.
...E INSOMMA? Tirando le fila, insomma, Instagram è un mezzo potente e ormai probabilmente indispensabile, ma non è la soluzione a tutti i problemi, non basta a se stesso e va usato con competenza. C’è poi anche da vedere come tutto questo cambierà in seguito al Coronavirus, con la cancellazione di molti eventi e lo spostamento sul digitale di tante attività, fiere e aste che tradizionalmente si sono sempre svolte “nel mondo reale”. Anche in quest’ottica forse le cose cambieranno ulteriormente verso una progressiva smaterializzazione? Fateci sapere anche che cosa ne pensate voi lettori!