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Come cambiano le auto low-cost


Avatar Redazionale, il 14/05/10

14 anni fa - La Dacia Duster ha introdotto un nuovo concetto dell'auto a basso costo, ma ci sono anche le versioni attualizzate di modelli con carriera ultradecennale, le outsider cinesi e le auto giurassiche. Qual è la via migliore? Lo dirà il mercato. Proviamo intan

La Dacia Duster ha introdotto un nuovo concetto dell'auto a basso costo, ma ci sono anche le versioni attualizzate di modelli con carriera ultradecennale, le outsider cinesi e le auto giurassiche. Qual è la via migliore? Lo dirà il mercato. Proviamo intanto a fare qualche ipotesi analizzando come le varie Case stanno affrontando il problema dell'auto economica.

LOW-COST 2010 Si fa presto a dire low-cost. Solo dieci anni fa non esistevano.Anche oggi non è che le auto low-cost abbiano questo grande seguito commerciale e, tranne qualche caso, fanno ancora una discreta fatica a imporsi.L'arrivo della Dacia Duster però, una crossover con design e contenuti tecnici moderni offerti a un prezzo molto basso, rischia di scompaginare gli equilibri e di segnare lo sdoganamento di un nuovo fenomeno, che vede marchi più o meno noti impegnati a dare una risposta a clienti nuovi, vecchi o con mutevoli esigenze, disposti a valutare l'auto non più solo con il metro dell'emozione ma anche con quello della ragione.

STRATEGIA DI LUNGO PERIODO Non tutta l'offerta low-cost odierna ha però la stessa filosofia commerciale. Sono tutte auto a basso costo che ammiccano al cliente puntando senza complessi sulla convenienza o su un rapporto costo-grandezza-prestazioni quasi irriverente, ma che arrivano alla stessa conclusione dopo aver percorso strade diverse. Infatti, per produrre un'auto dal prezzo basso tout court o dal value for money invidiabile le vie percorribili sono numerose. E ognuna pone diversi problemi da gestire, che siano di produzione, di immagine o commerciali. Non esistono ancora risposte definitive ma solo tentativi seguiti dai primi riscontri commerciali. Per capire chi avrà fatto la scelta giusta occorre aspettare. Di una cosa però si può già parlare con relativa certezza: il pericolo o l'opportunità che viene dalla Cina, al momento, non ha rivoluzionato il mercato ma ha solo introdotto qualche elemento di novità.

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RICETTA 1
CINESE SENZA COMPROMESSI
Proposte come quelle di Great Wall o Hoover, in grado di far storcere qualche nasino fino, hanno comunque un grande merito: grazie al costo ridotto della manodopera, alla pressoché totale assenza di glamour marketing e a qualche compromesso sulla qualità, hanno dimostrato di poter offrire auto vere a basso costo. Certo, gli odori negli abitacoli sono quelli che sono, lo stile è datato anche se fresco di fabbrica, e poi c'è il sapore cheap che emanano i vari modelli. Il compromesso si può anche accettare fregandosene degli occhi del vicino, ma siccome alle auto si affida anche la sicurezza della propria vita e di quella dei propri cari, manca ancora qualcosa (pure a livello psicologico) per competere ad armi pari con la qualificata concorrenza occidentale. In una categoria a parte, ma tutto sommato figlia dello stesso approccio, c'è la sperimentazione italo-cinese della DR che continua ad allargare la propria gamma e prepara il terreno a eventuali sbarchi cinesi.

RICETTA 2
VILLA SERENA
Con il tema low-cost si sono confrontati, senza dare troppo nell'occhio, anche storici e in un certo senso blasonati marchi occidentali. Fiat e Renault, per esempio, hanno ancora in listino hanno, in entrambi i casi, le versioni nude e crude di due figlie degli Anni 90: Clio Storia e Punto della precedente generazione. Che, come dire, tappano il buco lasciato da eredi più grandi e pretenziose. Si tratta di mezzi progettati prima del nuovo secolo e, quindi, datati, ma che possono assolvere alle esigenze odierne di "prima motorizzazione" contando su un buon prezzo e con la garanzia di un marchio esperto del settore. Gli strateghi di Billancourt poi hanno pensato di diversificare le strategie e, con Dacia, hanno seguito una via alternativa.


RICETTA 3
LEONCINO TRUCCATO
Il Leone tecnologico e sempre alla ricerca di nuove nicchie si è accorto che la buona vecchia Peugeot 206 faceva ancora al caso di un mercato in ripiegamento. Giusto un gradino sotto la 207, con la bocca e gli occhi rivisti in modo da non denunciare tutta la sua età, come invece fanno la Clio Storia o la Punto, la 206 insieme al Plus ha ritrovato l'elisir di lunga vita. Anche qui, più che la sete di grandi numeri, ad aver guidato la scelta sembra essere stata l'esigenza di non avere una gamma troppo sbilanciata verso l'alto e che lasciasse scoperta la soglia di ingresso.Una via per ora unica, con il maquillage postmoderno di un'utilitaria ultradecennale per renderla simile nella forma, se non nella sostanza, a quella della nuova generazione.

RICETTA 4
QUESTIONE DI STEMMI
Per certi versi simile a quella Peugeot è la strada seguita da Volkswagen con Seat. La nuova Audi A4 ha segnato un indubbio passo avanti ma il vecchio modello, confrontandolo con la concorrenza allargata, poteva ancora dire la sua. Ecco allora che, trasportando le linee di produzione in terra iberica e abbassando il costo della manodopera, con la Seat Exeo ci si porta a casa una berlina (o una station) di grande qualità progettuale ed esecutiva a prezzi convenienti. A dire il vero gli anelli sono spariti, ora c'è il badge Seat su cofano e portellone, sono cambiati i fari, i motori (più evoluti) e la plancia, che riprende quella della A4 cabrio. I prezzi non sono da vera low cost, ma se si guardano i contenuti dal punto di vista tecnico e si calcola il benefit di qualità teutonica sotto mentite spoglie… c'è poco da fare gli schizzinosi. Peccato che la ricetta, almeno in Italia, non abbia funzionato granché. Vuoi perché nel segmento l'allure del brand conta ancora tanto, vuoi perché in tempi di crisi le concorrenti venivano via iperscontate. Eppure sulla carta il ragionamento sembra filare e in ogni caso a livello di Gruppo ha senso: il marchio Seat può contare su un modello aggiuntivo in gamma senza investimenti e costi di sviluppo. Evitando pure esperimenti dal dubbio gusto (vedi Toledo).

RICETTA 5
GRADISCE UN AMAROK? Una ricetta ancora diversa
arriva con l'Amarock di casa Volkswagen. Il pick-up che viene da continenti risparmiosi sia nei costi di produzione sia in quelli della manodopera (è fabbricato in Brasile) riescea trasformare in glamour lo spirito spartano di questi mezzi grazie a un design indovinatissimo. Anche qui si ratta di un esperimento a metà tra la globalizzazione, l'ammortizzamento costi e il marketing da world car. Abituiamoci a prendere confidenza con queste auto transcontinentali perché presto ne vedremo molte altre. Sulla carta potrebbero uscirne vincitori sia gli uomini Volkswagen sia i clienti, alla ricerca del giusto mezzo tra risparmio e bella figura. Una via alternativa da monitorare.

RICETTA 6
DUSTER REVOLUTION
E poi c'è la Duster. Che, d'accordo, andandola a vedere bene usa motori stracollaudati, mentre portiere e plancia sono pantografate su quelle della Sandero. Per non parlare delle plastiche, di molta componentistica stracollaudata e utilizzata in progetti precedenti, e delle dotazioni risicate. Low-cost fino a un certo punto però, tanto che il prezzo vero coincide con il modello di punta andando a ben vedere. Ma che prezzo! Chi riesce a competere su quelle quotazioni a parità di contenuti e dimensioni? La ricetta del crossover low-cost inventato da Renault per il marchio Dacia rappresenta un mix ben riuscito delle varie ricette salvaprezzi. Sostenuto poi con un abile gioco di marketing: a differenza dei marchi low-cost cinesi, su Dacia si riverbera l'immagine positiva di Renault che sta dietro le quinte. Utilizza tecnologia e pezzi già esistenti ma ha tutta la freschezza e il potenziale di immagine di un'auto nuova. A un prezzo sorprendente.

VOLERE POTERE In fondo, azzardando un paragone informatico, viene in mente il fenomeno Netbook. Non c'è niente di male ad accontentarsi di un PC semplice e con processore e materiali entry-level ma affidabile se, spendendo poco, ci si porta a casa tutto quello che serve alla bisogna. E allora si tratta di capire chi, per primo e con le auto, arriverà ad individuare la ricetta giusta per intercettare i gusti e le scelte dei clienti minimal chic. Un gioco delicato perché da una parte apre nuove potenzialità di mercato ma, dall'altra, apre la porta ad una riflessione pericolosa: "costruire e acquistare buone auto a prezzi bassi si può". Il mercato sarà giudice: il successo dei Netbook in passato ha sorpreso gli stessi produttori, non troppo felici di vedere cannibalizzati i modelli più prestigiosi e …costosi. Sarà così anche per l'auto?


Pubblicato da Luca Pezzoni, 14/05/2010
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