Cosa hanno in comune il windsurf e le corse di moto? Molto più di quel che sembra. Parola di campione del mondo
In un raro momento di bonaccia della sua vita, abbiamo incontrato Matteo Iachino, campione del mondo di windsurf slalom e punta di diamante del Citroen Unconventional Team. E dopo averlo sfidato a un'isolita prova con la sua Citroen C3 Aircross (clicca qui se vuoi sapere com'è andata), abbiamo chiacchierato un po' per scoprire qualcosa di più su di lui e sul suo sport. 28 anni, lupo di mare di Albisola, più di un lustro fa ha mollato l'università a quattro esami dal traguardo per scommettere tutto sulla sua passione, il windsurf. Oggi vive di questo, girando il mondo per allenarsi e gareggiare: Canarie, Nuova Caledonia, Corea, Hawaii, Danimarca, Portogallo, Fuerteventura, ecc. Se pensate a una spiaggia da sogno, lui l'ha vista. E non ha dubbi su quale scegliere: “Sarò banale ma le Hawaii sono il top. Sono stato tre volte a Maui: semplicemente stupenda!”.
Matteo, spiega a chi mangia pane e motori che cos'è il windsurf slalom.
Potremmo definirlo la MotoGP o la Formula Uno del surf. Gareggiamo testa a testa. Il tracciato composto da quattro strambate, le nostre curve. C'è una partenza lanciata. Il più veloce arriva davanti alla prima strambata. Poi, da lì, conta la strategia, le linee che si fanno. Esempio: se giro stretto uscirò largo, rischiando però di essere passato all'interno dagli altri. Se invece mi allargo un po', sicuramente uscirò stretto. Ma se esagero qualcuno mi passa internamente. Conta la velocità: sul primo bordo andiamo dai 60 agli 80 km/h a seconda del vento. E poi conta la tecnica, per mantenere la velocità nelle curve e in tutto il percorso.
Quando hai iniziato con il windsurf, e perché?
La prima volta sulla tavola a otto anni, in vacanza in Egitto: mio padre mi ha fatto provare. Ho iniziato per davvero a dieci, a Vado. Alcuni miei amici stavano facendo un corso di windsurf e io volevo fargli vedere che sapevo già andare. Da lì ho capito che mi piaceva, e che volevo migliorare. Mio padre mi ha aiutato, ma senza mai forzare. A 17 anni ho cominciato a gareggiare. A 20 la prima esperienza in Coppa del Mondo, con una wild card: quanti schiaffi che ho preso! Tutta esperienza.
E la svolta?
Nel 2012 (a 23 anni, ndr) ho vinto l'europeo IFCA (International Funboard Class Association, ndr), un risultato abbastanza importante. Sono arrivati così i primi sponsor, un contratto importante e l'opportunità di fare la Coppa del Mondo PWA nel 2013, grazie anche al supporto dei miei genitori e della LNI (Lega Navale Italiana) di Albisola. A quel punto ho dovuto scegliere tra finire economia e fare windsurf. Ho seguito la mia passione ed è andata bene: dopo un anno ero tra i primi 10, al quarto tentativo sul podio e al quinto tentativo sono diventato campione del mondo.
Cosa vuol dire praticare questa disciplina da professionista?
Prima di tutto viaggiare: passo il 90% della mia vita in giro. In inverno sto tre mesi alle Canarie per allenarmi. D'estate in tutto il mondo per gareggiare. E poi vuol dire muoversi seguendo il meteo: se sono a casa, ad esempio, consulto le carte meteo per vedere dove posso andare ad allenarmi un po'. Prendo la mia C3 Aircross e vado dove c'è vento.
Ho letto che quando fai le gare mangi anche cinque volte al giorno: non è un controsenso per un atleta?
In realtà oggigiorno è quasi di moda mangiare più volte, ma meno. Io lo faccio per mantenere il peso. Devo pesare più di 90 chili per essere veloce. E viaggiando molto, con lo stress per le gare, è facile perdere peso. Devo integrare sempre perché più peso, più vado forte. Ma deve essere un peso utile, muscolare, perché devo anche essere reattivo.
Le vele sono sempre viste in antitesi ai motori, ma c'è una cosa che li accomuna quando diventano sport: chi lo pratica dipende dallo sviluppo dei materiali, dalle performance del mezzo. Quanto incide questo nel windsurf?
Molto. Essere “trimmati”, si dice, cioè avere l'attrezzatura giusta, settata nel modo giusto per gareggiare, anche in base alle condizioni climatiche e di mare, conta il 60% per me.
Il pilota aiuta a sviluppare l'auto o la moto con cui corre. E il windsurfer? In che modo?
Noi testiamo tanti materiali. La pinna è il classico. Testiamo decine di pinne, di diversa rigidità e lunghezza in base al vento, al mare che c'è e alla tavola che andiamo a usare. Abbiamo alberi di rigidità diversa. La nostra vela non è come quella delle barche: ha un albero attivo. Ogni anno facciamo un sacco di test, poi si tratta di mescolare al meglio le caratteristiche dei materiali in base alle condizioni di gara. La pinna giusta, con la tavola giusta, la vela giusta con l'albero giusto. Vele e tavole, rispettivamente sei e tre, sono registrate a inizio anno, come i motori delle monoposto di Formula Uno. Puoi usare solo quelle, salvo rotture, ma devi usarne una dello stesso tipo. Pinne, boma e stecche vanno modificate in base al vento e ai risultati dei test per trovare il set-up giusto. In questo senso il windsurf è molto simile agli sport di motori.
Cosa ti piace di più dello sport che pratichi? Metti in ordine di importanza questi tre aspetti: il rapporto col mare, la velocità, lo stile di vita che comporta.
Lo stile di vita per primo. Che è strettamente connesso col rapporto che ho con il mare. Io amo vivere nel mare, con il mare e rapportarmi con le condizioni marine estreme. Il fatto che faccia parte della mia vita quotidiana è la cosa che mi dà più piacere e che ho sempre voluto fare. Adoro anche la velocità, ma riguarda solo i momenti di gara. I miei successi dipendono invece dalla mia passione per il mare, che rende i sacrifici che faccio più leggeri.
Quindi non hai mai pensato di gareggiare in pista, su un'auto o su una moto?
Formula Uno e Moto GP le seguo, anche il motocross. Da ragazzino facevo un po' di enduro. D'estate vado in minimoto con i miei amici: insomma, la velocità e la competizione mi piacciono. E sicuramente mi piacerebbe moltissimo girare in pista con una moto.
Ne hai una tua?
Adesso no. Non posso permettermi di farmi male. Ma mi comprerei volentieri una supermotard.
Se non esistesse il mare cosa faresti?
Senza il mare? Faccia allibita, poi si riprende. Andrei in moto e in snowboard d'inverno.