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Editoriale

Le elettriche? Talmente belle, che mi viene voglia di rètro


Avatar di Lorenzo Centenari, il 13/12/20

4 anni fa - Adeguarsi al nuovo corso. Oppure, riscoprire le passioni autentiche...

L'auto elettrica è il futuro? Sarà, ma torna di moda il vintage...
Adeguarsi al nuovo corso della storia. Oppure, riscoprire l'auto con motore a scoppio. Così imperfetta, ma anche così...umana

RESURREZIONE È fatta di 2.000 componenti disegnati e costruiti a mano. Progettazione, produzione di ogni singolo dettaglio ed assemblaggio hanno richiesto circa 40.000 ore di lavoro. Soprattutto, ogni singolo dettaglio si ispira alle forme originali ed è stato trattato con gli stessi utensili dell'epoca. Si chiama Car Zero ed è il prototipo della fedele replica di Bentley 4½ Litre, modello costruito in sole quattro unità, nei tardi anni Venti, da Sir Henry ''Tim'' Birkin, uno dei cosiddetti ''Bentley Boys''. Di esemplari replica della mitica 4½ Litre, il reparto Bentley Mulliner ne produrrà invece ben dodici. Tutti quanti prenotati con anticipo. Forse non ci siamo capiti, ed è per questo che vi invito a sfogliare la gallery, e a prendere coscienza di persona di una meraviglia che ritorna in vita. Persino il suo quattro cilindri in linea da 4,5 litri è una copia esatta del motore che soffiava sotto il lungo cofano di un'auto da corsa, non a caso soprannominata ''Blower Bentley'', che nel 1928 trionfò alla 24 Ore di Le Mans con alla guida Woolf Barnato e Bernard Rubin (oltre a comparire nei romanzi di James Bond). Forse, invece, avete già compreso che ho citato Sua Maestà Car Zero solo come ispirazione di un tema più ampio. Un indizio: anche Bentley, dal 2030 vuole costruire solo elettriche.

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(IM)PERFEZIONE Quanto costi mettersi in garage codesta testimone della storia d'anteguerra, non è dato sapere. Ma che non si tratti di una cifra popolare, può arrivarci anche un profano. Eppure oggi è un gran fiorire di proposte chiavi in mano, che a chi ha tanti soldi in tasca, non saranno certo passate inosservate. E per la maggior parte, trattasi di supercar a propulsione elettrica. Prodigi di potenza spaventosa, di tecnologia di bordo all'avanguardia, di design sul quale puoi discutere per settimane, ma che indubbiamente non ti fa correre il rischio di cadere nell'anonimato. Dalla Cina agli Stati Uniti, passando per la vecchia Europa, gli esempi pullulano. Il pubblico non manca, spesso ogni progetto parte dopo aver raccolto un volume almeno minimo di ordinativi. Ma è un pubblico molto diverso, è un pubblico che ha il gusto per gli oggetti rari, ma che forse manca di una sensibilità particolare. Quella necessaria a riconoscere un'auto che ha un cuore. A distinguere un capolavoro di moderna ingegneria elettromeccanica da un'auto che non sarà mai così potente, intelligente, e (forse) anche così sicura, ma che proprio tramite l'imperfezione, una caratteristica che la avvicina all'Uomo, suscita emozioni. Sia essa un'auto contemporanea, sia essa un'auto storica. Vedi il fenomeno, in espansione, delle ''Continuation Car''.

(DIS)ELETTRIFICAZIONE Viviamo un'epoca di cambiamenti mai così veloci, tanto che il nostro cervello e il nostro spirito faticano a tenere il passo. Guidiamo l'auto elettrica e l'auto connessa, ci meravigliamo del suo grado di tecnologia, ma non riusciamo ancora a stabilire un feeling. Il suono e il puzzo di un motore a scoppio è familiare, il beep all'accensione di una full electric lascia indifferenti, anzi mette in allarme. Come se il passaggio naturale da vettura spenta a vettura accesa sia sfuggito al nostro controllo. La progressione di un turbo benzina accompagnata dal fragore dei cilindri che impazziscono all'unisono, le vibrazioni sotto i polpastrelli e al fondoschiena, ancora sanno di vita reale: la spinta fulminante di una supercar a batterie, per quanto straordinaria, genera endorfine ma di altro ceppo genetico. Manca qualcosa, manca il dramma che distingue un giallo da un saggio scientifico. Sarà per questo, che Bugatti e Lamborghini (mettici pure Ferrari), di entrare nel club del lusso elettrico, non hanno alcuna fretta. L'appassionato, quello vero, chiede un'auto che gli parli, anche in modo volgare. Non una top model da esibire al bar come un trofeo, ma che non spiaccica una sillaba. L'elettrico una svolta inevitabile, ma allora andrà coniato un altro termine. Un'auto che non perde olio come una ragazza che non sa commuoversi. E né commuovere.


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 13/12/2020
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