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Editoriale

Auto e monopattini, prove (poco) tecniche di convivenza


Avatar di Lorenzo Centenari, il 20/09/20

4 anni fa - Perché la strada è di tutti. Oppure no? Qualche considerazione

Auto e monopattini: si può convivere? Un'opinione
Un nuovo mezzo di locomozione sta imponendosi in città. Rivoluzione degli spostamenti urbani, o deriva dell'educazione civica?

ONDA ANOMALA Se soltanto qualche mese fa ci fosse stato detto che in autunno strade e marciapiedi avrebbero subito l'invasione di veicoli a due ruote a propulsione elettrica, senza sellino né pedali, bensì solo una pedana ed un manubrio, per giunta cavalcati da individui col volto coperto da una maschera di stoffa colorata, alla notizia e al suo profeta avremmo tutti dato ben poca importanza. E invece eccoci qua, a testimoniare una rivoluzione che la pandemia da COVID-19 ha indubbiamente accelerato, ma della quale il seme - c'è il sospetto - stesse maturando già da prima: non è certo dalla primavera scorsa, che le Giunte comunali mostrano verso le auto e gli automobilisti scarsa sensibilità. Benvenuto al monopattino, ma ad una condizione. Che faccia il bravo.

AMORE A PRIMA VISTA Come spesso accade, Milano la città apripista, poi a ruota tutti gli altri capoluoghi di Regione, di Provincia, fino alle frazioni e al pianerottolo del condominio. Flotte intere si sparpagliano per vie del centro e di periferia, a bordo adulti, giovani, ma anche giovanissimi. In fondo, noleggiarne un esemplare è un gioco da ragazzi, specie per chi vive con lo smartphone incollato al palmo della mano. I costi? Sostenibili. La tecnica di guida chiede giusto un briciolo di apprendistato: non serve tuttavia avere un passato da funamboli, per stabilire l'equilibrio e maturare confidenza con un mezzo che una volta in movimento è proprio divertente. Stretto, agile, scattante, ormai persino trendy. Lo pigli dove capita, lo molli quando non ne hai più bisogno. Chi se la fila più la bicicletta, specie quella a pedalata umana?

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ISTRUZIONI PER L'USO Peccato che ogni innovazione, prima stimoli la pancia e solo dopo anche il cervello. E affinché innovazione e precedente quotidianità si mescolino e acquistino il sapore di efficace evoluzione, sempre passa qualche tempo. Se il monopattino, sino al 2019, per la legge era un veicolo la cui destinazione d'uso erano solo spazi esclusi dalla pubblica circolazione, vedi cortili, parchi, etc., un motivo c'è e risiede nella diffusione quasi trascurabile di questo genere di velocipede, un mezzo che soltanto negli ultimi anni ha visto esplodere il proprio mercato. Ma scarsa diffusione implica anche assenza di cultura: tutti sanno farlo funzionare, un monopattino, non tutti hanno un'idea del traffico abbastanza consapevole. Non abbastanza da spostarsi con disinvoltura in mezzo agli altri utenti, senza correre il rischio di arrecare danni a sé, e agli altri.

FUORI CONTROLLO Quattordicenni senza casco e che ospitano a bordo un passeggero (o anche due). Lo zigzag nelle aree pedonali a raso dei passanti. Per non parlare di chi imbocca tangenziali, sensi opposti, strade lastricate dove l'eventualità di essere disarcionati cresce in modo esponenziale. Chi abbandona il mezzo dove non dovrebbe, vedi le piazzole per disabili. Che la casistica degli incidenti con un monopattino coinvolto aumentino di giorno in giorno, non è insomma esattamente una fatalità. La serena convivenza con le auto si raggiungerà soltanto tramite campagne di divulgazione e educazione, più che repressione. Perché invitare un ragazzino a farsi sotto (senza preoccuparsi che abbia gli strumenti) e poi multarlo per condotta irregolare, non è prassi responsabile. I buoi sono fuggiti, chiudere la stalla è inutile. E disegnare a terra corsie apposite, a quanto pare non è sufficiente.


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 20/09/2020
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