Da Ronaldo al Milan, correndo (a ritroso) dietro a una palla per ripercorrere le storie che legano Pirelli al calcio. Molto più di una mera questione di sponsorizzazione
FORSE NON TUTTI SANNO CHE… una gomma e un pallone hanno in comune molto più della forma rotonda. Almeno questo ci racconta la storia di Pirelli, legata al calcio sin dagli albori. Da molto tempo prima del recente matrimonio con l’Inter, quando, a sigillo di una consistente sponsorizzazione, la P Lunga ha cominciato a campeggiare stabilmente sulle divise a strisce nerazzurre dell’ex Ambrosiana, dando vita a un binomio che pare indissolubile. Pensare invece che tutto ebbe inizio oltre un secolo fa… dal Milan!
SIMPATHY FOR THE DEVIL Anno 1909: Piero Pirelli, figlio di Giovanni Battista Pirelli e grande appassionato di sport, diventa il secondo presidente della storia del Milan Foot-Ball Club, dopo esserne stato per anni uno dei dirigenti più in vista. L’amore di famiglia per il Diavolo contagia pure il fratello minore, Alberto, che nel Milan addirittura ci gioca, due stagioni da centrocampista: 1899/2000 e 1902-1903. Sotto la presidenza Pirelli, durata un ventennio, il Milan solleva un solo trofeo: la Coppa Federale 1915-1916, torneo che allora sostituì il campionato, sospeso in corso d’opera nel 1915 dal governo italiano pronto ad entrare in guerra. Ma grazie a Pirelli, il Milan trova una casa. E che casa!
UNA CASA E UNA CAMERA… D’ARIA E’ proprio Piero Pirelli a volere, e a far costruire nel 1926, lo stadio di San Siro, inizialmente occupato solo dal Milan, mentre l’Inter giocava ancora all’Arena Civica. La Scala del calcio è rimasta di proprietà rossonera fino al 1935, quando è passata al Comune di Milano. Il Milan, San Siro: la storia di Pirelli nel calcio si scrive a Milano ma va molto oltre i confini meneghini, perché è anche storia industriale. Nel 1925, infatti, Pirelli deposita nuovi brevetti per corazze e camere d’aria di palloni da calcio, dai quali nascono dei veri e propri palloni Pirelli.
SCUDETTO: BASTA (LA) PAROLA Particolarmente innovativa era la camera d’aria “Scudetto”, tant’è che la utilizzavano diversi marchi di palloni in tutta Europa ed è rimasta in uso fino a metà degli anni Cinquanta. Realizzata con un solo pezzo di lattice di gomma, senza giunture né piegature, offriva diversi vantaggi. Ad esempio eliminava le classiche perdite d’aria dei palloni di allora e resisteva con più forza alle lacerazioni. E poi il suo essere “tutta d’un pezzo” garantiva un’elasticità uniforme su tutta la superficie del pallone. Come testimonial della camera d’aria Scudetto si scomodò nientemeno che Carlo Parola, ex difensore di Juventus e Lazio negli anni ’40 e ’50. Ai più giovani basti sapere che Parola è lo stesso giocatore immortalato tuttora, intento a eseguire una rovesciata, sulle intramontabili bustine delle figurine Panini.
LA POTENZA E’ NULLA SENZA CONTROLLO Va da sé, tuttavia, che se, oggi come oggi, guardando una gomma qualcuno può pensare al calcio, è soprattutto per colpa di Ronaldo. Certamente ricorderete quel manifesto in cui il fenomeno sovrasta la baia di Rio de Janeiro in posa plastica (tipica delle sue esultanze, ndr) sollevando il piede sinistro scolpito da tasselli e scanalature come il battistrada del Pirelli P 3000 Energy che pubblicizzava. Correva l’anno 1998 e pochi anni prima Pirelli era diventata sponsor ufficiale, quindi anche azionista, dell’Inter. Prima di legare il proprio nome ad altri quattro club tra Sudamerica ed Europa (il Palmeirais in Brasile, il Vélez in Argentina, il Peñarol in Uruguay e il Basilea in Svizzera) e a un trofeo estivo, la Pirelli Cup, disputatosi per 15 edizioni (11 delle quali vinte dall’Inter) dal 1996 al 2010.