Il futuro del tassì londinese passa passa per l'elettrico, secondo Frazer Nash. Ma senza dimenticare la tradizione. Fate largo, arriva il Metrocab
LONDRA CAPUT TAXI I giapponesi attaccano, gli inglesi rispondono. La guerra stavolta si combatte sul futuro del tassì londinese e in ballo c’è nientemeno che la difesa delle tradizioni, tanto cara ai britannici. Da coniugare, però, con un futuro più sostenibile per la mobilità della City, allergica al traffico e allo smog. E così, se da un lato Nissan ha pensato bene di risolvere la faccenda vestendo l’NV200 come il black cab, sperando di ingraziarsi le compagnie di trasporto, dall’altro Farzer-Nash risponde con il Metrocab: rivoluzionario perché elettrico, ma con un look che reinterpreta in chiave moderna le forme dell’originale taxi di Londra.
GIOCO A TREDesigned, engineered and built in Great Britain, scrive il Metrocab orgoglioso sulla portiera posteriore. Quasi un inno nazionale, più che un avviso. Ma lo stile è l’unico a guardare al passato. Tecnologia e logistica vanno in tutt’altra direzione, con posti per sei passeggeri (più uno optional in prima fila) e un propulsore elettrico ad autonomia estesa. Due elettromotori da 50 kW l’uno, montati in corrispondenza di ciascuna delle ruote posteriori, si preoccupano della trazione. Ad estendere l’autonomia del Metrocab fino 560 km pensa invece un piccolo mille a benzina omologato Euro 5, che entra in gioco, per ricaricarla, quando la batteria agli ioni di litio da 12,2 kWh finisce la birra.
HA I NUMERI Emissioni da 50 g/km di CO2 e consumi dichiarati di 3,8 l/100 km, praticamente un terzo di quanto beve un black cab di oggi: anche i numeri sostengono dunque la candidatura del Metrocab. A questo punto resta solo da convincere le compagnie di taxi londinesi a voltare pagina. Senza scordare le tradizioni.