Mettete nel robot da cucina una base Mustang. Conditela con le linee del pick up più muscolare che si ricordi e tentate di cucinarla come se fosse una M5, ma all'americana. Il risultato? Si chiama Interceptor, come gli arerei da guerra, e conferma il revival muscolare del design a stelle e strisce. In mostra a Detroit 2007.
MUSTANG Avevano detto che non avrebbero presentato una Mustang a 4 porte. Sono stati di parola. Si chiama Interceptor. Nei luccicanti stand Ford di Detroit troneggia una berlinona dal look che rievoca treni di inizio secolo e sgommate semaforiche. Se vi sembra di averla già vista vi sbagliate. È un'anteprima del Salone. Ma il family feeling si deve al pick-up più esagerato che ci sia: l'F-250 Superchief. Se vi domandate quanto sia sportiva sappiate che il telaio, stiracchiato, e il motore sono, quelli sì, Mustang doc. E se per voi la M5 è troppo simile alle normali berline e la 300C troppo di moda, questa è la vostra auto. Anche se siete ambientalisti convinti. Va pure a bioetanolo. Ma andiamo con ordine.
INTERCEPTOR Cominiciando dal nome. Che sembra di averlo sentito un sacco di volte. Sarà che con "Interceptor" si definisce una categoria di aerei da combattimento. Che devono fare bene una cosa: lanciarsi nei cieli velocemente, raggiungere il nemico e, insomma, fargli capire con le buone o con le cattive, chi comanda. F 14, Mig 21 e discorsi di superiorità aerea supersonica. I cinefili suggeriscono anche di riguardarsi Mad Max. Qui invece, con le ruote e i cilindri, la Interceptor si immagina lungo le highway americane, a muoversi sorniona. Oppure ronfante, e poi ruggente ma veloce, diventare fuggitiva al semaforo, possibilmente in abito "deep blue", come nella foto. Per non dare nell'occhio.
AMERICAN MUSCLE Per ora è un concept. I gusti sono gusti e sbilanciarsi sullo stile, al bar come al tavolo da disegno, significa dividere. Il look dell'intercettore Ford o piace da star male o non piace da star male. Ma trasuda carattere da ogni poro. Nel pieno rispetto del DNA americano. Se c'è una cosa che negli States hanno sempre saputo fare sono linee esagerate, muscolari, che promettono i motoroni possenti nascosti sotto il cofano. Qui la tradizione si perpetua.
LABBRA DI FAMIGLIA A cominciare dal frontale, che viene giù dritto che sembra il muso di una locomotiva. Ma nasconde anche la futura "bocca a tre listelli" che si candida a familiarizzare le auto con l'ovale blu. I primi due, partendo dall'alto, si accompagnano anche ai fanali, doppi e sottili. La terza, solinga ma in stile, aggiunge un sorriso furbo o minaccioso. Il satinato grigio interrompe il gioco cromatico e l'aria d'insieme riesce ad essere levigata e imponente al tempo stesso.
DUE PIAZZE Allungando lo sguardo, il lungo cofano prosegue nel disegnare linee da bolide, riecheggiate dalla gobba centrale che si innerva fino alla base del parabrezza e non lascia dubbi, citando tali e tante protagoniste del passato che non basterebbe l'elenco telefonico. Dalla Dodge Challenger, alla Pontiac GTO e, per rimanere in Casa Ford basti pensare alla Fairlane o, ancora, alla Thunderbird. Che accompagnavano le scampagnate dei baby boomers. Trattasi di Muscle Car. Le linee che arrivano fino al parabrezza anteriore riecheggiano in modo deciso il Pick-up Superchief, tanto che sembrano pantografate.
CUPOLA La vista spettacolare è quella di mezzo. Dove pochi tocchi definiscono un tetto e un volume abitativo schiacciato e appoggiato sui fianchi, che si allargano leggermente dopo la linea di cintura. Con finestrini che saranno pure temuti dai claustrofobici, ma regalano un rapporto luce (vetro) - fiancata davvero muscolare. Il listello cromato, la branchia laterale e i passaruota che sembrano tagliati da un coltello sono i classici tocchi dell'artista, che sa di aver dipinto un'opera di "sostanza" ma anche raffinata. Le maniglie nascoste, come altri particolari, vedi la scritta identificativa sul finire del fianco posteriore, o meno come i cerchi ad elica da 22 pollici, fanno invece il gioco dei guardoni automobilisti.
PESANTINA Se proprio dobbiamo trovare una parte migliorabile... diciamo che il posteriore non si distingue per leggerezza. Convincente da lontano, cambia aspetto all'approssimarsi dei fari rossi, leggermente infossati e che giocano con effetti 3d, mentre il listello cromato che li infilza e copre la larghezza, riecheggiato dalle linee del paraurti, compone un insieme troppo massiccio. E per alleggerire le forme non bastano gli scarichi annegati, uno per lato, in due bocche trapezoidali. Soluzione oramai abusata dai designer d'ogni dove e d'ogni casa. Del resto la Interceptor misura cinque metri e le forme non si possono sempre nascondere.
CAVALLI SELVAGGI Se non è una Mustang a 4 porte... poco ci manca. Il cuore pulsante, oltre ad essere americano fino al midollo (si tratta di un V8) è una versione pompata del 4,6 litri nascosto sotto la riedizione della pony car pensata e voluta, alle origini, da Lee Iacocca. Qui la cilindrata dichiarata arriva ai cinque litri tondi. Mentre i cavalli, sempre dichiarati, fanno pure cifra tonda. Sono 400. Si tratta di una derivazione diretta dal propulsore della Mustang FR500C impegnata nella Grand-Am Cup. La gobba sul cofano ha il suo perchè. La trazione (poteva non esserlo?) è posteriore.
COSCIENZA ECOLOGICA Per attenuare tanta esagerazione, ecco che con perbenismo moderno Ford, quasi, si scusa. "Sì, abbiamo esagerato, la Interceptor è aggressiva a partire dal nome per finire nelle dimensioni e nelle linee...". Scherziamo, ma il motore che pure ha tanti cilindri, troppi cavalli...beve, volendo, anche etanolo. E sembra pensato apposta per parare le critiche e mettere a tacere una coscienza muscolosa ma anche ecologica.
INSIDE Cosa si nasconde sotto chili di lamiera levigata e un'aria truce e possente come quella di un Marine vestito in giacca e cravatta?Un interno che alterna pelle nera e finiture metalliche. Che tenta di confermare il mix di potenza selvaggia in abiti borghesi. Poggiatesta retrattili e comandi audio e clima anche quelli a scomparsa aiutano a fare retromarcia e donare aria hi-tech.
QUADRATURE E poi ci sono gli "Squircle" a farla da padrona. Cosa sono? Una sorta di quadrati stondati o viceversa. Incrocio stilistico e linguistico tra una piazza e un cerchio. In Ford sostengono che tale elemento si ritrova in molti prototipi del passato della nobil Casa. Citazione da intenditore o autoreferenzialità troppo spinta? Fatto sta che volante, indicatori della strumentazione e molti particolari, compresi i fari posteriori, si devono "ispirati" a questo concetto stilistico.
VOLVO 4 PUNTI? Guardandosi intorno, invece che indietro, in Ford hanno avuto anche un'idea niente male. Brevettandola. A conferma delle continue contaminazioni derivanti da partecipazioni incrociate, Centri stile e ricerca condivisi nel moderno puzzle automobilistico, ci sono le cinture di sicurezza. A quattro punti, come se si dovesse correre in un ovale, ma pensate per l'uso stradale. Scaturiscono da studi e sviluppi made in Volvo. Parte del gruppo Ford, che intende farne un vanto, alla voce sicurezza, magari in futuro per tutta la gamma. Contaminazioni positive. Sono promesse comode come quelle a tre punti, ma più protettive. Americani e svedesi. Una potenza, sicura.
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