Il Naias visto da vicino. Ovvero come l'industria automobilistica americana torna a mostrare i muscoli cercando di mettere in secondo piano l'ecologia. Ecco cosa abbiamo notato visitando il più importante Salone dell'auto d'Oltreoceano. Con una ricca gallery delle vetture più rappresentative.
THE SHOW MUST GO ON Non ci sono più i Naias di una volta, ormai bisogna rassegnarsi. Le Grand Cherokee non sfondano più le vetrate del Cobo Center di Detroit e i fuochi di artificio all'americana si sono un po' calmati negli ultimi anni. Anche l'Auto Show più importante degli Stati Uniti, con Los Angeles che tenta in tutti i modi di soffiargli il primato,è sempre più europeo e compassato nelle sue manifestazioni. Sempre più prodotti veri e sempre meno concept car. Taglio ai costi, meno show, meno show e più dealer connection.
Il North American International Auto Show ha appena chiuso i battenti erimane sempre un riferimento per valutare le tendenze. Ho individuato quattro punti nel mio continuo peregrinare tra gli stand, attività necessaria poiché il Naias non ha perso l'abitudine di ribaltare gli stand in continuazione nei giorni delle presentazioni stampa, con auto che compaiono all'ultimo minuto e savane che si trasformano in lounge minimal.
Desperately Housewives
Avete visto la Ford Airstream? Ilsuo schermo a 360 gradi può diventare un camino virtuale, trasmettendo le immagini delle fiamme di un vero camino. Oppure un acquario virtuale, con il medesimo trucco da illusionisti. E il suo abitacolo si compone e ricompone come il soggiorno di casa, un vero spazio abitativo più che uno spazio abitacolo. La Airstream è il simbolo di una tendenza sempre più accentuata, quella alla domesticizzazione degli interni delle auto, sempre più flessibili, sempre più abitabili e forniti di gadget che rendono l'ambiente più comodo o soltanto meno serioso. Una tendenza che la globalizzazione ha spruzzato in tutto il mondo (vi ricordate la Honda W.O.W. con la cuccia per il cane nella plancia?) e che gli americani seguono sempre in maniera massiva.
PeaceGreen
Lo scorso anno al Naias era la parola d'ordine, quella sulla bocca ditutti gli speaker. Ecologia, verde, ibrido, fuel cell, solar... tanto che erano stati presentati come supernovità modelli che l'anno prima nessuno si era filato. Quest'anno alle conferenze stampa di ecologia si è parlato poco, è la vera peace del green, si punta sui muscoli e sul potere più che sull'intelligenza, seguendo la tendenza dei programmi televisivi (anche su questo punto la globalizzazione mette d'accordo tutti). Insomma quest'anno parlare di ecologia fa un po' sfigato anche se General Motors presenta un'auto dal nome che è tutto un programma. E non solo il nome è un programma. La Volt è un'auto elettrica, si collega alla sera alla presa di corrente come il telefonino e il giorno dopo garantisce 40 miglia di autonomia, in perfetta media con le esigenze del commuter medio dell'America media. E se il nostro commuter medio un giorno volesse fare una pazziata fuori media? Ecco un mille tre cilindri pronto ad accendersi e a ricaricare la batteria. L'efficienza sembra assicurata, almeno da quanto dichiarano in GM: 100 miglia per gallone consumato, cioè 2,35 litri per 100km, ovvero più di 4° km/litro. Quando arriva? La voglio... Realtà in arrivo a breve assicurano in GM e soprattutto primo esempio concreto dell'auto elettrica del futuro, al cui motore elettrico si accosteranno prima un diesel ecologico e poi ogni altra fonte di energia possa produrre elettricità. Magari l'idrogeno, no?
Muscle Forever
Questi non mancano mai. Muscle, con la U e la S in rosso per indicare che si tratta di muscoli steroideipure american, come quelli della Ford Interceptor. Berlina di grande fascino, grandi muscoli e anche grande voce (quando hanno acceso il suo poderoso V8 è stata sufficiente un'accelerata perché il Naias si zittisse di colpo). Pure american, come la Camaro senza testa, meravigliosa roadster geneticamente legata alla Camaro degli anni 60/70 e come le concept di Jeep e come tanti giga-pickup che popolano il Naias e le Interstate americane. Di ecologia si parla poco, ma ai muscoli non si rinuncia. Bisogna anche capirli 'sti ragazzoni americani: se foste a cena con Rita Levi Montalcini e Angelina Jolie, l'occhio cadrebbe inevitabilmente sulle caratteristiche fisiche della seconda, alla seconda occhiata si chiuderebbe la vena lasciando il cervello senza irrorazione e da quel momento estrarre il portafogli per fare il pieno alla Camaro o alla Interceptor non ha più alcuna implicazione razionale.
Jap Invaders
Toyota è diventato il primo produttore mondiale e ha scalzato dal podio nella classifica americana dei costruttori DaimlerChrysler. Al Naias si presenta con l'ennesima lezione di tecnologia ibrida, la sportivissima FT-HS da 400 cavalli e, soprattutto con l'arma definitiva per piazzarsi stabilmente in classifica, battendosi sullo stesso terreno dove le Big Three americane si sentono forti e imbattibili. Quello dei pick.up, terreno che Toyota affronta con Tundra, abbastanza sexy per competere con Ford F150, Dodge Ram e GMC Sierra, sicuramente ineccepibile sotto il profilo della qualità. A Detroit ci sono anche i cinesi di Chagfeng con alcuni SUV compatti e un prototipo della Università di Hunan, la Rombhus, un'auto dalla forma romboidale con le ruote una per apice, buona nemmeno per metterla sulla griglia. Ma dopo la visita al Salone di Pechino mi sembrano bravi giocatori di biliardo che si fingono mediocri prima di mettere i soldi sul panno verde.