Tredici domande al manager che ha convinto decine di migliaia di italiani ad acquistare una Honda. A colui che vi ha reso felici possessori di un'auto con l'H sulla calandra o al quale inviare suggerimenti e lamentele nel caso contrario. Ecco il volto e il pensiero di Alessandro Skerl, direttore generale Honda Italia.
D.
Provi a presentarsi da solo. Iniziando dal nome magari, così poco italiano...R. Sono triestino al 100%, ma di lontana origine austriaca. Ho 43 anni, mi sono laureato a Trieste in Scienze politiche con indirizzo economico, ho fatto le prime esperienze in banca quindi, dopo un master in marketing, sono entrato in Fiat Auto. Ho diretto varie succursali - Bolzano, Trieste, Genova - poi sono stato per un anno in Lancia, come responsabile di un progetto pilota. Nel 1992 sono passato alla Honda, e dal 1998 sono direttore generale.
D. Una formazione "torinese" quindi. Quali differenze ha trovato passando dalla Fiat alla Honda?
R. La differenza di fondo è che noi lavoriamo di più a medio-lungo termine mentre loro sono più attenti al breve periodo. Diciamo che siamo meno stressati sul brevissimo. Possiamo permettercelo perché crediamo a questo approccio pur tenendo molto alla quotazione in borsa e al profitto: le cose non sono in antitesi. E’ solo un altro approccio. Lo stile aziendale invece dipende solo dagli uomini.
D. Che cosa rappresenta il mercato italiano per Honda?
R. Siamo il terzo mercato in Europa, dopo Inghilterra e Germania. Ora però con l’arrivo di modelli a gasolio, come la Accord diesel, contiamo di crescere fino a diventare il secondo. Quest’anno chiuderemo intorno alle 19-20 mila auto, grazie al fatto che anche noi siamo entrati nel segmento del diesel. La Civic (che monta un diesel di derivazione Isuzu-ndr) oggi si vende più nella versione a gasolio che a benzina; se l’avessimo detto due anni fa nessuno ci avrebbe creduto. Con la Accord e poi con la CR-V, che lanceremo nel 2004, potremo arrivare a 25-30 mila auto entro i prossimi due anni.
D. Numeri non proprio da record... come li spiega?
R.
D. Cosa manca ancora alla Honda per sfondare in Italia?
R.
D. Come spiega questo improvviso interesse per i motori diesel?
R. Le aziende più prestigiose hanno puntato su questi motori evolvendoli molto dal punto di vista tecnico. Quindici anni fa chi comprava un'auto diesel era il rappresentante che percorreva tanti chilometri all’anno e voleva una macchina che consumasse poco, affidabile, che non si fermasse mai. Oggi invece il diesel è diventata la prima scelta nella maggioranza dei segmenti di mercato e anche chi fa pochi chilometri guarda al diesel con interesse. Si vedono addirittura vetture sportive con motori diesel. Il gasolio sta diventando la norma e la benzina l’eccezione. Non sempre però si fanno i conti giusti, perché non sempre il diesel conviene.
D. Perché non sempre il diesel conviene?
R. Perché l’auto con motore diesel mediamente costa di più. Sulle piccole cilindrate poi non offre le stesse prestazioni di un motore a benzina. La vettura è più pesante, tutto sommato più rumorosa, con più vibrazioni e meno piacere di guida. La differenza nei consumi non si vede, non è significativa. Non sempre è un acquisto giustificato, soprattutto quando si fanno al massimo 10 mila chilometri l’anno. Diverso invece il discorso per i motori di cilindrata superiore e per le vetture di prestigio. Qui le cose sono diverse, le prestazioni di un motore diesel sono anche superiori ai benzina e la guida a volte più piacevole.
D. Vi manca ancora l’ammiraglia. Come mai?
R.
D. C’è un’auto che le piacerebbe avere nel listino Honda tra quelle di altri marchi?
R.
D. Un’auto che invece le piacerebbe avere per sé, escluse le Honda naturalmente?
R.
D. Quali saranno le novità Honda del 2004?
R.
D. Qual è stata la sua prima auto?
R.
D. E quella che ricorda con più piacere?
R.