C'erano una volta le Volvo, auto affidabili, robuste come tank e capaci di traslocare un intero container, ma anche irrimediabilmente lente. Poi sono arrivate le Volvo T5 e le svedesi hanno dimostrato a tutti di saper correre anche maledettamente veloci. Oggi, la Volvo si prepara a insidiare le sportive più blasonate e si allena con una concept car che anticipa quella che potrebbe essere una "tranquilla" station wagon da 300 cavalli.
L'idea di una station ipervitaminizzata ad alte prestazioni non è nuova (la concorrenza tedesca firmata Audi ne sa qualcosa) e la casa svedese ha già dimostrato di saperci fare (nel 1994, la Volvo portò in pista nel British Touring Car Championship una 850 Station Wagon), ma questa volta si tratta di un prototipo destinato a iniettare un po' di adrenalina nella normale produzione di serie.
Anche il progetto, siglato PCC II, non è del tutto nuovo e segue la strada intrapresa lo scorso anno al Salone di Parigi con la berlina Performance Concept Car, ma ora si è deciso di indossare il vestito lungo. La base di partenza, infatti, è una Volvo V70 Station Wagon, ma il risultato sembra uscito da un reparto corse.
Alettoni, spoiler, profili aerodinamici assortiti, deflettori vari e un set completo di generose prese d'aria con tanto di griglia metallica non impreziosiscono certo la silhouette della svedese creando una sensazione a metà strada tra un dragster e un'elegante station wagon torturata da un preparatore tedesco.
E per non rischiare di passare inosservati, la colorazione scelta per vestire la PCC II sfoggia un inedito Blu Laser in grado di creare differenti sfumature cromatiche a seconda delle condizioni di luce. Intendiamoci, la colorazione in sé è bellissima, ma sono i numerosi dettagli in argento satinato a lasciare quanto meno perplesso chi è abituato alla tradizionale austerità delle auto svedesi.
L'interno, invece, si mantiene un po' più sobrio e si "limita" ai sedili sportivi rivestiti con un pellame dall'effetto metallico, alla pedaliera in alluminio e alla strumentazione con i quadranti dalla colorazione blu. Con una simile caratterizzazione, è più che logico aspettarsi qualcosa di esagerato anche sotto il cofano e la motorizzazione mantiene, almeno in parte, le premesse. Niente eccessi, ma una versione "spinta" del cinque cilindri da 2,4 litri in grado di pompare 300 cv e una coppia massima superiore ai 400Nm.
Il tutto, abbinato a un cambio manuale a sei marce sviluppato appositamente per assecondare l'euforia della PCC II e alla trazione integrale a controllo elettronico AWD. Ma la vera arma segreta della concept firmata Volvo, è nascosta sotto le lamiere. Il rivoluzionario telaio a controllo elettronico continuo, infatti, consente alla PCC II di sfoderare doti dinamiche eccezionali impostando automaticamente la risposta degli ammortizzatori in funzione dello stile di guida adottato dal pilota.
Definito FOUR-C (Continuously Controlled Chassis Concept), il sistema è dotato di una centralina che verifica una serie di parametri (posizione di ogni singola ruota, coefficiente di aderenza, ecc) ogni due millisecondi, cioè 500 volte al secondo, e modifica la taratura dell'ammortizzatore su ciascuna ruota. Il pilota ha a disposizione tre tipi di impostazione base (Comfort, Sport, Advanced Sport), che seleziona attraverso un pulsante sul cruscotto, ma non si tratta di setting prefissati. Si tratta semplicemente di un avvertimento che il pilota trasmette alla macchina sulle proprie intenzioni e sul tipo di guida che intende adottare. Come dire, preparati che adesso voglio andare veramente forte. E l'auto ubbidisce.