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Volkswagen EcoRacer


Avatar Redazionale, il 24/10/05

19 anni fa - La tedesca che non t'aspetti.

A vederla da lontano sembra una sportivetta artigianale inglese. Basta avvicinarsi per scoprire invece che sul cofano troneggia lo stemma VW. Il look è molto seducente ma attenzione a non fermarsi alle apparenze. La vera chicca è il motore, ben nascosto in posizione centrale.

GIALLO IKEA Chissà se il colore giallo a Wolfsburg lo hanno scelto come tributo all'Ikea?! In fondo potrebbe anche essere, visto che questo nuovo prototipo EcoRacer rappresenta uno tra i più fulgidi esempi di trasformismo a quattro ruote. Roba da mandare in brodo di giuggiole bricoleur e meccanici appassionati del fai da te, sempre pronti a trascorrere i weekend barricati nel box con in mano cacciavite e chiave inglese.

UNA E TRINA

La EcoRacer è infatti una coupé capace di diventare con poche semplici operazioni una roadster oppure una speedster. Rimuovendo il tetto, i cristalli laterali, la parte posteriore del padiglione e cambiando il parabrezza con uno più rastremato si può variare la fisionomia dell'auto in base all'umore o alle condizioni meteo. A fare da comun denominatore ci sono il rollbar e tutto quello che si trova al sotto della linea di cintura.

DOPPIA COPPIA

Questa Volkswagen è una sportivetta dal fisico asciutto, lunga 377 cm, larga 174 e alta solo 121, che esce (e neanche di poco) dai normali canoni stilistici della Casa. Qui della solita calandrona a U non c'è la minima traccia. Al suo posto c'è una mascherina trapezoidale dagli spigoli arrotondati e schermata da una griglia a nido d'ape leggermente incassata. I fari sono cilindrici, a Led, raggruppati a due a due all'interno di due squarci laterali che fungono anche da prese d'aria.

PESO PIUMA

Le fiancate sono scavate e sono movimentate subito dietro le porte da due fenditure simili a quelle viste sulla Porsche Cayman. La coda è corta e tozza, con i fari che sembrano tenere tra parentesi tutta la poppa e abbracciano due ulteriori sfoghi per l'aria calda. Tutta la carrozzeria è realizzata in CFRP, sigla che srotolata e tradotta sta per plastica rinforzata con fibra di carbonio, una soluzione che assicura una notevole rigidità unita a una grande leggerezza. Basti pensare che per la EcoRacer la Volkswagen dichiara un peso di soli 850 kg.

CUORE D'ORO

Il 60% di questi grava su posteriore, dato che il motore è montato in posizione centrale, alle spalle di un abitacolo minimalista, di gusto pistaiolo, in cui la fanno da padroni l'alluminio e la fibra di carbonio. Al di là delle apparenze e del potere ipnotico della carrozzeria, proprio il motore si annuncia come l'elemento di maggior interesse e capace da solo di dare un senso al nome. EcoRacer sintetizza infatti l'anima ecologica e sportiva di questo propulsore di nuova generazione e ancora in fase di sperimentazione, che potrebbe rappresentare molto per il futuro prossimo dell'auto.

PIONIERA

Si tratta di un turbodiesel a iniezione diretta di soli 1.484 cc con quattro valvole per cilindro accreditato della bellezza di 136 cv e con una coppia di oltre 250 Nm tra i 1.900 e i 3.750 giri. Il suo rapporto di compressione è di 17,2:1 e il suo fiore all'occhiello è la tecnologia che accende una speranza concreta per l'impiego a breve del procedimento Combined Combustion System. Grazie all'uso di carburanti sintetici, questo sistema permetterà di sfruttare allo stesso tempi i vantaggi dei motori diesel e di quelli a ciclo Otto.

CHE NUMERI

In attesa di sviluppi, i primi risultati parlano già chiaro. Con quella potenza, quel peso e grazie anche al cambio Dsg a sei marce, la EcoRacer schizza da 0 a 100 km/h in soli 6,3 secondi, può toccare i 230 km/h, con un consumo medio di soli 3,4 litri ogni 100 km/h. Molto raffinato è anche il telaio, con un inedito avantreno a quadrilatero trasversale.

IN PUNTA DI DITA

Su questo prototipo, esposto al Salone di Tokyo, la Volkswagen sfoggia anche altre diavolerie tecnologiche. Tra le più interessanti c'è il "fingerprint", un marchingegno che riconosce l'impronta digitale di chi siede alla guida e setta tutta l'elettronica di bordo di conseguenza, permettendo per esempio ai padri più apprensivi di tarpare le ali alle velleità sportive dei figli intervenendo sul software.

Pubblicato da Paolo Sardi, 24/10/2005
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