Un nome delirante per un'auto interessante. Non tanto nello stile, vibrante solo un poco, quanto per concetti e versatilità. Toyota presenta in Giappone l'anello mancante tra familiare, people carrier, suv e crossover. Vera trasformista o media in tutto?
MEGAGAMMA Correva l'anno 1978. Un Giugiaro all'apice della sua ispirazione presenta la Megagamma. Un'auto sorprendentemente avanti per i tempi. Una familiarona troppo cresciuta in altezza e spaziosa come mai se ne erano viste. Fiat non ne fece nulla. Pare che Renault invece prese nota, sviluppando da quell'intuizione l'azzardo Espace. Nasceva la crossover, anche se gli inglesismi e le nicchie di mercato allora non andavano di moda.
MI CHIAMO MARKOggi, quasi a rendere giustizia al talento di Giorgetto, ci ripensa anche la Toyota. Con un modelloche, a 30 anni di distanza, dimostra come le buone idee sono davvero senza tempo. A parte il nome delirante, comunque ZIO sta significare Zones In One ovvero l'abitacolo modulare, l'anteprima da Tokyo presenta un sacco di buoni motivi per indovinare il futuro delle auto. Quasi fosse una cartina di tornasole del mercato moderno, che chiede o auto estreme o auto tuttofare.
ANELLO MANCANTE Questa volta non si parla di stile. Si potrebbe guardare per ore in modo approfondito senza trovare motivi di clamore. Di "vibrant clarity", come amano autodefinire lo stile di Casa i designer Toyota, non ce n'è molta. No, questa volta entrano in gioco concetti e percorsi di andata e ritorno dell'evoluzione motoristica. Tanto che la ricerca dell'auto totale trova compimento. Forse. Di tutto un po', il meglio di familiari, people carrier, suv, crossover. Per non scontentare nessuno.
INDECISI? Massimizzando i vantaggi di ogni genere e tentando di non prenderne i limiti, la ZIO sembra l'auto fatta apposta per gli indecisi. Le misure sono quelle di una station cresciutella. Il feeling emozionale dei volumi e dello sviluppo in altezza parla il linguaggio delle crossover. Chi dovesse vederci una versione sashimi della teutonicissima Classe R Mercedes... difficilmente potrebbe essere contraddetto. Solo un filo meno personale.
EDUCATALelinee sono educate, amichevoli e prive di pacchianerie. Giusto un cofano che sale svelto e ben tornito. E poi tutta disegnata intorno alle vetrate laterali che definiscono la cupola abitativa. Una mascherina a bocca rettangolare di taglio moderato delinea un muso appena alto e gibbuto. Mentre i due specchi laterali che spuntano come funghi dalle portiere regalano un minimo di presenza scenica.
PALESTRATA IL GIUSTO Non manca il tono da palestrata. Con un accenno muscolare dovuto ai passaruota nerboruti. Fari anteriori e posteriori bianchi come la neve rischiano di confondere lato A con lato B. Dove il portellone posteriore si apre come la bocca di un ferry boat pronto ad ingoiare le mercanzie. Niente azzardi, la Mark X Zio scorre via veloce e pulita come una scheda elettronica da computer. Tipicamente Toyota nel controllo delle emozioni. Anche visive.
TRASFORMISTA Forme esterne che comunque lasciano intuire tutte le doti da vera trasformista negli spazi abitativi. La "ZIO" si muove agevolmente nell'arco costituzionale automobilistico: volendo berlina, volendo familiare, volendo quasi minibus. A cosa si deve il miracolo? Ad uninterno modulare, che offre poltrone da comandante nella fila di mezzo nella configurazione a sei posti. Ovvero comodità da business class. Oppure panchetta centrale da tre e sedili retrattili nella versione da squadra di calcetto in trasferta.
BARBATRUCCODove sta la geniale intuizione? Tutta nell'abitacolo flessibile con una sorta di supermensola/vasca che serve a dare realizzazione, almeno parziale ai vari concetti. Nella posizione berlina chiude lo spazio retrostante isolando l'abitacolo come se fosse una limousine. In posizione station si crea una vasca a disposizione dei bagagli come per le migliori station, complice anche l'annegamento dei sedili in terza fila. Oppure eliminandola del tutto si aprono gli spazi al tutto esaurito di passeggeri.
DOPPIA SCELTA La possibilità di scegliere tra soluzioni differenti esiste anche per i motori. Sono previsti un quattro cilindri in linea da 2,4 litri (163 cv) e un V6 da 3,5 litri (280 cv) entrambi a benzina. Come pure ci sono due cambi differenti, un CVT per la meno prestante e un automatico a controllo elettronico e sei marce per quella muscolare. I due abbinamenti sono indirizzati a viaggi tranquilli o gustosi, a seconda dei palati.
CARATTERIALE Scelta doppia anche alla voce trazione: la classica trazione anteriore o l'integrale. Stranamente l'opzione montanara si trova solo sulla versione meno potente, più smilza anche nella gommatura. Qualcuno si è ricordato che con gomme da F1 sulla neve si fatica? E comunque per esagerare si possono avere i cerchi da 18" in luogo dei tranquilli da 16". Giocando con gli abbinamenti si arriva alla definizione di un'auto di carattere e attitudini completamente differenti.
ILLUMINATA Una Toyota illuminata nel saper rispondere a diverse istanze ed esigenze. Ma non solo. L'illuminazione della Mark X ZIO è anche reale e ben studiata per gli interni, dove - complice la tecnologia led - non mancano bagliori per tutti gli angoli dell'abitacolo. Il buio non piace a nessuno, o quasi, e le luci soffuse da lounge bar possono rendere calda e d'atmosfera anche un'auto rivestita (tutta o quasi, come capita nel mondo moderno....) di plastica. Il design interno invero non sembra certo da Salone del Mobile.
MESSE TECNOLOGICA Alla voce tecnologia la ZIO può contare su un'innervatura di bit degna di nota. Controllo di stabilità evoluto, radar e controllo di velocità intelligente. Ma non solo. Vedi la strumentazione Optitron e la telecamera anteriore con vista a 180 gradi, pensata per far sbirciare al guidatore meno avvezzo anche il terreno e le zone sottostanti al musone. I brevilinei potranno scampare l'effetto rinforzino col cuscino per guadagnare la vista necessaria. I parcheggi sono resi semplici dal sistema di automatizzato che fa tutto da solo. Apprezzabile con misure che dicono 4,63 metri di lunghezza fuori tutto.
MERCATO NERO Al momento la "ZIO" sembra destinata a pascolare nei patri confini. Un peccato: di auto furbe e intelligenti non ce n'è mai abbastanza. Come di quelle con linee semplici, portatrici sane di understatement. In tempi di bocche spalancate, muscoli esibiti in stile tronista e SUV che giocano con tetti schiacciati a fare le supersportive, le scelte di sostanza e non esibite diventano terribilmente snob. Prima però cambiatele il nome, poverina.