I fatti della Libia riguardano anche il mondo automotive. I ribelli si sarebbero impossessati di una delle fuoriserie di Gheddafi, una Fiat 500 elettrica personalizzata dalla Carrozzeria Castagna. Ma il pensiero corre anche alla Gheddafi car alias Tesco TS Rockets. Che fine avrà fatto?
Le auto, come tutte le cose di questo mondo, risentono di sogni, capacità tecniche e imprenditoriali ma anche di voleri e capricci politici. In queste ore, nel mezzo della crisi libicac’è spazio anche per notizie su fuoriserie speciali, di cui si ignorava l’esistenza. Il Corriere della Sera ha appena pubblicato online la notizia secondo la quale ribelli si sarebbero impossessati di una Fiat 500 (quella contemporanea) appartenuta nientemeno che a Gheddafi.
Stando alle prime informazioni si tratterebbe di un regalo ricevuto qualche tempo fa, ma non mancano i motivi di interesse. Si tratta di una versione elettrica, equipaggiata con motore e optional speciali pensati per l’utilizzo nel deserto, tra i quali il climatizzatore rinforzato e colori e logo in immagine coordinata con i gusti del cliente. Tra le particolarità pare ci sia anche una stazione di ricarica progettata ad hoc, in modo da permettere ricariche velocissime delle batterie.
Tolta la particolarità del mezzo, elaborato dalla carrozzeria Castagna di Milano, non c’è neppure da sorprendersi troppo. Fuoriserie e versioni special di auto per comuni mortali albergano in numerosi garage di uomini potenti e/o con rilevante disponibilità economica. Ma visto che si parla d Libia, il pensiero corre alla “Gheddafi Car” alias Tesco TS Rockets. Due anni fa avevamo dedicato un servizio al veicolo progettato secondo precise direttive. E si parlava addirittura di sviluppi produttivi ma tutto fa pensare che rimarrà un pezzo unico. Che fine avrà fatto?Qui di seguito il servizio del 2 settembre 2009 con la storia della Tesco TS Rockets.
TESCO TS ROCKET, L'AUTO DISEGNATA DA GHEDDAFI
Ecco l'auto del Colonnello Gheddafi. Concepita da un'azienda italiana sotto le linee guida del leader libico. Forme extralarge e taglienti come una scimitarra e interni all'insegna dell'opulenza celebrano il talento visionario di un Capo di Stato ma anche l'arte del "saper fare" automobilistico che risiede nella cintura torinese.
GHEDDAFICAR No, questa volta non sarà l'auto del popolo e neppure quella destinata a motorizzare una nazione. Si chiama The Rockete nasconde sotto forme esagerate e acuminate ai limiti del kitsch una firma d'eccezione: la paternità concettuale e di stile si deve al Colonnello Muammar Gheddafi in persona. La mossa della presentazione dell'auto, avvenuta in occasione del Summit Africano (lo stesso dove hanno sfrecciato le Frecce Tricolori) alla presenza di oltre 60 capi di Stato ha sorpreso tutti, ma non si tratta di sola immagine. Esercizio di stile, provocazione o una nuova supercar in edizione limitata pronta a finire nel garage di ricchi collezionisti? Nell'attesa di chiarimenti eccone i contorni.
MATITA LIBICA SAPER FARE ITALICO Intanto The Rocket è un'auto vera, in metallo e pistoni, e per dare vita al progetto il leader libico si è rivolto a professionisti del settore. La sostanza automobilistica non pare in discussione, anzi, ma garantita in toto dall'arte del saper fare italico: partner del progetto è infatti la Tesco TS, azienda torinese specializzata nella costruzione di progetti "chiavi in mano" nel settore automotive, trasporti e aerospazio, nome noto agli addetti ai lavori che annovera tra i propri clienti anche grandi nomi come Mercedes, Audi, Fiat e Toyota.
TESCO CONFERMADomenico Morali, Amministratore Delegato della Tesco TS, da noi interpellato ha confermato la diretta partecipazione di Gheddafi ai meeting e alle diverse fasi progettuali. Il colonnello oltre ad avere espresso con chiarezza i propri desiderata generali avrebbe prestato particolare attenzione non solo sui temi stilistici, anche a quelli relativi alla sicurezza e alla dinamica di marcia. Richiedendo in particolare l'utilizzo di materiali per le finiture interne di origine libica. In poche parole si è arrivati alla definizione di un "capitolato" articolato su 10 punti chiave sia per lo stile che per i contenuti tecnici.
DUE ORETTE Non possiamo pensare ad un colonnello in matita e camice da designer a tempo pieno dunque, si parla di un impegno iniziale di circa due ore, abbastanza per dare un input ai capisaldi del progetto, per poi esprimere successivamente il proprio assenso o dissenso relativo alle diverse proposte di stile. Sempre Morali ha anche parlato di studi in corso per valutare costi e fattibilità di una produzione in piccola serie o, addirittura, su larga scala con siti produttivi impiantati direttamente in Libia. Il progetto non nasce dal nulla ma dai contatti avviati con l'azienda l'inverno scorso dal Lybian Investment & Development Company. In soli otto mesi si è passati dal foglio bianco ai prototipi che vedete nella gallery.
MISSILISTICA Passando a temi più strettamente automobilistici The Rocket tiene fede al nome e si presenta fin dal muso con un design appuntito e quasi acuminato. Fari stirati e taglienti, decorati con led, che occupano gli spazi a piena grandezza e si inseguono con i vari intagli disegnati dalle lamiere e al cofano. Tutto fino a disegnare un lungo cofano a forma di scudo medioevale che si raccorda con un ampio parabrezza. "Un missile" appuntito di nome e di fatto, anche nello stile: le parti estreme dell'auto sporgono in avanti minacciose. Magari esagerata ed eccessiva, di sicuro personale e con echi tradizionali e futuristi.
MONOVOLUME Perché al cofano allungato e alle forme spinte verso il basso delle vetrate laterali si accoppiano volumetrie tipiche da berlinona, quasi da famiglia. La lunghezza si assesta sui 5,5 metri e la larghezza supera gli 1,8. Anche le portiere, due per parte, lasciano spazio alla praticità con un'apertura a libro pensata a favorire entrate ed uscite scenografiche del Colonnello. Quasi da parata. Lo sguardo che si apre sugli interni non consente di entrare nel dettaglio ma solo di apprezzare un ambiente curato nella scelta dei materiali, con quattro poltrone da Comandante e un mix di pelli, tessuti (e pure marmi!) Made in Libia.
SUGGESTIONI COL PORTELLONEIl portellone posteriore segna un altro punto a favore della usabilità quotidiana oltre che un deciso distacco dal tipico mondo delle limousine presidenziali. Decisamente più in tono con la Sahariana che con un doppio petto d'ordinanza. Il look&feel del lato B tra arzigogoli ed esagerazioni stilistiche sembra di taglio modernista e ricorda alla lontana specialmente nella forma dei gruppi ottici - ma senza averne la grazia delle proporzioni - l'Alfa Brera. Anche qui la forma appuntita, con il lunotto che sembra preso dal cockpit di un aereo e il paraurti che sembra la prua di un motoscafo, costituisce un leit-motiv che giustifica il nome dell'auto.
PIATTAFORME Sempre in casa Tesco ammettono di essere alla ricerca di un'eventuale piattaforma adatta a calzare la carrozzeria della "Rocket". Lecito immaginare la stessa cosa per i principali elementi di meccanica e motore: il comunicato stampa si limita a indicare la presenza sotto il cofano di un propulsore a 6 cilindri in grado di assicurare uno "zero-cento" di poco superiore ai 7 secondi. Nessun cenno ai consumi ma evidentemente non dovrebbero essere un problema... Previsti anche i freni carboceramici all'anteriore e pneumatici runflat in modo da assicurare mobilità per diverse centinaia di chilometri. Immaginiamo una richiesta arrivata direttamente dalla committenza per evitare intoppi su strade e percorsi non esattamente cittadini.
IMMAGINE IN MOVIMENTO Di sicuro "The Rocket" appare lontana dall'attuale clima automobilistico tutto teso al downsizing e attentissimo ai temi del rispetto ambientale. Ma d'altra parte rappresenta anche un primo approccio ai tempi automobilistici per un'intera nazione. L'avvio di una linea produttiva sul territorio libico implicherebbe la creazione anche di un indotto di fornitori, leggasi sviluppo tecnologico e posti di lavoro. In fondo l'auto del Colonnello rappresenta prima di tutto un omaggio alla sua stessa leadership, quasi un veicolo per trasmettere la propria immagine e visione del mondo.