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Anteprima:

Renault Mégane Trophy


Avatar Redazionale, il 08/11/04

20 anni fa - Monomarca francese

Discrezione pochina, roba da passare inosservati solo in pieno deserto dei Gobi. Da prendere a farcelo sul serio un giretto in centro, zufolando, gomito fuori, per vedere la faccia dei passanti. Improbabile, per la verità: l'oggetto uscito dai cartoni animati giapponesi non è affare per asfalti qualunque. Obbligo di cordoli, commissari di gara, bandiere a scacchi.

IL NOME Megane Trophy, rivela antiche parentele, quelle indovinabili in alcune linee, mischiate a prese d'aria e alettoni lunari. Quelle che dicono Megane, appunto, la normalissima Megane, che ha fatto da base alla trasformazione voluta in Casa per divertirsi un po'. Bassa e larga, giusto per confermare che il concetto di bellezza nell'auto si discosta un attimo da quello relativo all'universo femminile.

A META' STRADA Non vi piazzate alla finestra dell'appartamento di Parigi: non la vedrete mai tra i tombini. Se la menerà un po', come giusto che sia, e si concederà solo in contatissimi, iper-selettivi, appuntamenti mondani. Tipo? Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Monaco, fine. Nove circuiti per un calendario, quello del "Megan Trophy" - viva la fantasia - una via di mezzo tra Formula Renault V6 e Dallara Nissan.

MISTERY CAR Corse, insomma. Con ventotto macchine, due per team, che inizieranno a incrociare traiettorie la prossima primavera, non prima di aver fatto una provetta generale (shakedown, per quelli che parlano bene) in un non meglio precisato periodo di novembre. Cosa c'è sotto? Niente di misterioso, se ci riferiamo al periodo di novembre, molto invece se andiamo a vedere meglio sta giallona.

PARENTELE Un V6 di 3500 cc di cilindrata (antico parente di quello che equipaggia Vel Satis e Espace) con una discreta potenza massima che parla di 320 cavalli, scaricati sull'asse posteriore da una trasmissione semi-automatica con selettori al volante. Rapporto peso-potenza di 2,9 chilogrammi ogni cavallo, sedile di guida in posizione centrale, nessuna frizione e pedale del freno da pestare con il piede sinistro. Il tutto spruzzato dalla giuste dose di elettronica, curata sapientemente da zia Magneti Marelli.

RIASSUMENDO Un oggettino che supera in scioltezza la soglia dei 250 chilometri all'ora di velocità massima, che non dispiacerebbe a Fernandino Alonso come macchina per il tempo libero, che fa già paura sotto le luci di uno stand da salone, figurarsi incollata all'asfalto in piena accelerazione.


Pubblicato da Andrea Sperelli, 08/11/2004
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