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I lavori di John Cooper sono finalmente terminati: la Mini Countryman John Cooper Works debutta a Parigi in veste difinitiva. Ve la presentiamo in dettaglio
IN QUATTRO PAROLE I soliti duecento e fischia cavalli (ben 218, stavolta) con in più il gusto della trazione integrale permanente ALL4. Questo è quanto mette sul piatto la Mini Countryman John Cooper Works, antipasto del menu targato Mini al salone di Parigi che prevede, a seguire, due succose portate come la seconda edizione della JCW GP e, soprattutto, la Mini Paceman.
COM’E’ Dal debutto allo scorso salone di Ginevra ad oggi, quando al lancio sul mercato è questione di poco, la Mini Countryman John Cooper Works ha richiesto un discreto periodo di gestazione. Ora però tutto è stato definito nel dettaglio: look, specifiche tecniche e prestazioni. Il primo, come sempre, sbandiera il logo del preparatore davanti e dietro, punta sul rosso portafortuna, e monta un kit aerodinamico. Per personalizzare ulteriormente la carrozzeria si offrono Bonnet Stripes rosse, bianche o nere chessivoglia. Di serie cerchi da 18’’ a razze doppie, optional quelli di una taglia in più (19’’).
CONNESSIONE A PAGAMENTO Smaccatamente sportivo anche l’abitacolo della Countryman JCW, come tradizione vuole. Lo dimostrano il cockpit dal design dedicato, i sedili e volante corsaioli, modanature interne in vernice nera, il cielo del tetto colore antracite, tachimetro e contagiri a quadrante scuro. Tutti di serie. Fanno invece parte della lista degli optional il battitacco JCW, i sedili in pelle Lounge Carbon Black Championship Red e le modanature interne in Chili Red. Pagando, salgono a bordo anche il sistema di altoparlanti HiFi harman/kardon, il navigatore ed il MINI Connected, con cui ascoltare le webradio, smantettare in Facebook e chattare in Twitter.
CILIEGINA ROSSA Se ricco è il bouquet di personalizzazioni, nemmeno la scheda tecnica scherza. Di serie c’è un assetto con molle dalla taratura rigida, barre stabilizzatrici rinforzate e telaio ribassato di 1 cm. Le sospensioni, di tipo McPherson all’anteriore, arruolano un braccio unico centrale al posteriore. DSC, traction control e bloccaggio elettronico del differenziale (centrale e a funzionamento elettromagnetico) sono anch’essi di serie, con un impianto frenante maggiorato dalle pinze rosse come ciliegina sulla torta.
HA I NUMERI E poi c’è il motore, ovviamente, che di base è il ben noto 1.6 turbo, ma che per sposarsi alla Mini Countryman John Cooper Works ha richiesto una messa a punto ex-novo. La ricetta di questo quattro-cilindri prevede la combinazione del turbocompressore Twin-Scroll con l’iniezione diretta di benzina ed il comando valvole variabile sviluppati sulla base della tecnologia VALVETRONIC di BMW. Con 218 cv di potenza e 280 Nm (con overboost a 300 Nm) di coppia massima, le prestazioni dichiarate si assestano sui 7 secondi netti nello 0-100, 225 km/h di velocità massima e consumi da 7,4 litri ogni 100 km.
Di base, il millesei della Countryman JCW si abbina a un cambio manuale a sei marce, la cui alternativa in sovrapprezzo è un automatico a sei rapporti, eventualmente con palette al volante e funzione Steptronic (per trasformare l’automatico in manuale). Se la scelta ricade sull’automatico (che però alza leggermente i consumi a 7,9 l/100 km), premendo lo “sport button” i tempi di cambiata della Mini Countryman JCW si velocizzeranno; in questa modalità di guida cambia anche la risposta del pedale dell’acceleratore, più pronta, il suono del motore, più coinvolgente, e la servoassistenza, più corposa.