Una fun car pronta a strappare sguardi al prossimo NAIAS di Detroit, ma anche antipasto gustoso della futura crossover di Mini. Sebbene difficilmente si conserveranno tutti gli ingredienti...
SURFIN USA Camicia hawaiana, un panama in testa e la radio che suona i Beach Boys: destinazione Santa Monica (California), o giù di lì. Il filmino parte in automatico nella testa, con tanto di colonna sonora, di fronte a quest'insolita Mini: lunga e larga come mai prima, aperta sui fianchi e sul tetto, in stile dune buggy, e troppo eccentrica per essere vera. In effetti si tratta solo di una concept, che i pellegrini in quel di Detroit potranno ammirare al NAIAS dal 16 al 24 gennaio. Tuttavia, dietro a tanta stravaganza e al solito esercizio di creatività (e di comunicazione…) dovrebbe celarsi qualche anticipazione stilistica del quarto modello in arrivo nella gamma Mini: il CUV (crossover utility vehicle).
PETTINASABBIA Dopo la Mini del surfista, presentata in occasione della settimana del Design a Milano con tanto di fashion-roulotte al gancio, ecco la "pettinatrice di spiaggia”, traduzione letterale del nome Beachcomber. Che ‘sta storia della spiaggia sia diventata una fissa? Più che altro sembra una passione condivisa nella tribù di adepti Mini, che il marketing Casa monitora costantemente e coinvolge in continue iniziative. E allora ecco un' altra auto per lo sportivo, kitesurfer, triatleta o surfista che sia: le passioni e le persone a cui si ispira questa concept sono perfino disegnate sui sedili (vedi gallery).
4 X 4 METRI Originalità a parte, che c'è di Mini nel Beachcomber? I richiami allo stile anglo-tedesco stanno soprattutto nelle proporzioni dei volumi e in alcune caratteristiche come gli sbalzi corti, la griglia esagonale, i parafanghi accentuati, i fari un po' a oliva e gli occhiali supplementari sulla calandra. Mancano tetto e portiere, sì, ma l'impressione è quella di un mezzo robusto (ha il telaio rinforzato ed è a trazione integrale) e non ingombrante (è lungo circa 4 metri). Che poi, in realtà, un tetto e due portiere volendo li può avere: il primo è una copertura da applicare tipo "tonneau cover”, le seconde invece si aggiungono come qualsiasi supporto rigido removibile.
BINARIO CENTRALE Per il resto, fantasia al potere. Anche nell'interpretazione degli interni, dove lo sguardo del pilota cade su un oblò stile occhio di Polifemo, evoluzione del "Mini-Globe” del precedente prototipo crossover, che serve a controllare la velocità e leggere altre informazioni. La rotaia scorri-oggetti, invece, fa sfilare bicchierini e quant'altro da una fila all'altra dell'abitacolo, fatto di quattro sedili indipendenti e ripiegabili a piacimento per fare spazio alla tavola da surf, alla bici o altri attrezzi sportivi. Il gavone dietro? Non cova una ruota di scorta, ma funge da bagagliaio aggiuntivo. Le ruote (da 17”) d'altronde calzano pneumatici runflat e si presume non necessitino di un cambio.
TUFFO NEL PASSATO A ispirare il Beachcomber è stata un'antenata altrettanto sbarazzina. Vi ricordate la Moke? Negli anni Sessanta la British Motor Corporation lanciò un modello di vettura scoperta (la Moke, appunto) costruita sulla base della Mini Austin. Niente tetto né portiere, inizialmente serviva ai militari come mezzo di trasporto leggero, poi si affermò come icona da spiaggia e del tempo libero. Altri tempi e altri stili: allora trionfavano gli spigoli. Ma quelle feritoie sulla griglia e sul gavone del Beachcomber sono un tuffo nel passato.