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MG TF 200 HPD Hybrid


Avatar Redazionale, il 18/11/03

20 anni fa -

Non è la solita ibrida. Se le altre sono compunte berlinette da famiglia (vedi Honda Civic IMA) lei fa la sportiva. E ci riesce, sfruttando al meglio il plus del propulsore elettrico. Senza dimenticare la praticità per la marcia cittadina.

NUTRITA Già nel nome stuzzica, con quei quaranta cavalli che si vanno ad aggiungere all’attrezzatura base della TF 160. Piuttosto ben nutrita già di suo, ché il 1.8 dietro le spalle dei passeggeri è il più potente della famiglia e spinge bene. Ma su questa tieffe spinge ancora meglio. Perché grazie alla collaborazione di un’azienda specializzata inglese – la MIRA – alla Rover hanno impiantato nel cofano anteriore un’altra unità motrice, elettrica.

HPD

Non chiamatela clean-car: l’obiettivo dei progettisti non era questo, anzi. Se la HPD si presta anche alle mani delicate di una signora distinta che ci va in centro, l’engineering è stato portato avanti nel segno delle prestazioni. Non a caso l’acronimo significa Hybrid Performance Development.

POLITICALLY-CORRECT

Ovviamente c’è anche il lato pulito, compatibile, forse un po’ politically-correct. Sicuramente technically correct, visto che il gioco era realizzare una spiderina più coinvolgente della versione di partenza, senza aumentare di un grammo le emissioni inquinanti. Unico modo, fare ricorso alla tecnologia e applicare un rotore elettrico all’assale anteriore, così i cavalli in più non si pagano in anidride carbonica.

TRAZIONI

Domanda: ma la MG scoperta non era una trazione posteriore? Certo che sì, mentre adesso una parte dei duecento horsepower scivola verso le ruote davanti. Adesso è diventata un’integrale – sorpresa – e non un’integrale come le altre. Infatti distribuisce la coppia meglio che una Subaru messa in tiro da rally, perché in questo caso non si passa per differenziali e bloccaggi vari: si interviene alla fonte. Le due unità possono aumentare o diminuire regime di rotazione indipendentemente spostando più o meno coppia verso uno dei due assi.

ROTAZIONI

L’effetto è una gestione dinamica della forza che la vettura scambia col terreno, e quindi della stabilità. Se l’auto è più "spinta" dal retrotreno, sarà tendenzialmente sovrasterzante; se "tirata" per il muso si avvertirà più sottosterzo. Si tratta di rotazioni intorno al baricentro, che possono essere controllate modulando i due propulsori: con l’aiuto di una centralina ce n’è abbastanza per correggere la traiettoria in tempo reale, via via che si percorrono le curve. E questo meriterebbe una prova in pista.

BIOAERODINAMICA

I miglioramenti stradali hanno convinto gli ingegneri a rivedere l’aerodinamica. Se la la tenuta è più precisa, l’andamento dei flussi d’aria diventa meno importante. Ottima scusa per abbassare il coefficiente di penetrazione, diminuito fino al valore di 0,32; così gli ecologisti saranno contenti perché scendono i consumi, e tutti gli altri perché la resistenza è ancora più da sportiva. Altro punto per la scoperta britannica che, ingrediente dopo ingrediente, aggiunge gusto alla dieta della guida "bio".

BRAVA RAGAZZA? La TF è intelligente, moderna, ecosostenibile ma anche molto performante. Il milleotto montato al centro faceva già la sua bella parte nella distribuzione dei pesi: adesso con l’elettrico e il pacco batterie si raggiunge un perfetto equilibrio 50/50 fra avantreno e retrotreno. E quando serve il secondo propulsore può fare da boost, iniezione di potenza che dà man forte se al posto del piede destro c’è una frusta. Risultato: da zero a cento in 6 secondi netti, contro i 6,9 della TF 160 a benzina.

HOTSHIFT Nella marcia con acceleratore semi-rilasciato il motore a pistoni ricarica le batterie. La HPD è a metà fra le ibride seriali e le parallele: sulle prime l’unico scopo del termico è ricaricare gli accumulatori, sulle seconde i due organi spingono insieme. La due posti passa da una configurazione all’altra riservandosi di utilizzare separatamente la propulsione che le serve. Secondo la Casa in uso agonistico si possono programmare le centraline per fornire un numero finito di aiuti elettrici, ottendendo un effetto-volata per uno di due piloti in MG troppo vicini fra loro. Ma anche su strada a ibridarsi si guadagna: si evitano i vuoti di potenza durante le cambiate, con la funzione "Hotshift" c’è un sostegno dal rotore anteriore e il riattacco sarà più pronto che mai.

MODI URBANI In ambito urbano la TF tira fuori tutto il suo spirito da amante della natura e dell’aria che respiriamo. Se non spuntano i fiori dalla mascherina poco ci manca, ma sulla carta è più pulita di qualsiasi city-car o scooterino di passaggio. Perché quando si è in colonna o a bassa velocità, il 1.8 si spegne ed entra in azione l’elettrico. Si entra in "City Mode". Anche per merito del cambio CVT accoppiato all’unità elettrica, ultima chicca dell’inglesina, che fluidifica ancora di più la trasmissione della coppia. È avvantaggiato in partenza, l’elettrico può ruotare anche a bassissimo numero di giri e trasmettere comunque qualcosa alle ruote: quando i pistoni si bloccherebbero, lui può girare a rilento. L’ideale per la marcia cittadina.

ARRIVERÀ? Rimane da capire se il progetto sia industrialmente proponibile: secondo la Rover la risposta è sì. E per ora il Governo inglese le sta dando ragione, varando un finanziamento ad hoc per applicare la propulsione ibrida su larga scala.


Pubblicato da Silvio jr. Suppa, 18/11/2003
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