Che fine farà la bella Messenger? Per ora è solo la bandiera del rinnovamento del marchio Mercury, ma sarebbe un peccato relegarla a prender polvere in un magazzino di Ford Motor Company.
A pieni polmoni. Alla Messenger piace respirare: due grandi bocche sul frontale per inspirare e altrettante bocche sul cofano e sulle fiancate per espirare. Grandi fori su una carrozzeria levigata ed elegante che ricorda molto una sportiva americana di culto e del gruppo concorrente: la Chevrolet Corvette Sting Ray.
In realtà, proporzioni e sagoma a parte, la Messenger è un po’ furbetta, prende pezzi da altre sportive di culto e li assembla con grande maestria: le bocche sul cofano della Ferrari Daytona, quelle laterali dalla Ferrari 456 GT… Comunque, chapeau: la Messenger è una gran bella sportiva, elegante ma con carattere, anche se ha un nome da furgoncino per le consegne.
Originali le luci piatte posteriori, dal disegno pulito come quello dell’abitacolo, hi-tech ma sobrio e pratico, con poche informazioni ben evidenti per rendere la guida più facile e sicura. Insomma, un’auto che non si mescola nella folla delle highway americane. Con un carattere forte da portare come bandiera per Mercury, per indicare un futuro diverso dall’attuale immagine da old man car, da uomo con cappello e anziana dai capelli turchini.
Forse la Messenger non arriverà mai nelle vetrine dei concessionari Mercury, ma porta un messaggio forte di risveglio del marchio. Bando al marketing, la fascinosa muscle car USA porta in dote un V8 da 4,6 litri abbinato a un cambio automatico a sei marce con comando sequenziale. I bei cerchi a raggi da 20 pollici, gommati 305 al posteriore e 275 all’anteriore, sono ben proporzionati sulla carrozzeria in alluminio lunga 453 centimetri e larga 193.