Al Salone di Ginevra sarà esposta sotto forma di concept la reincarnazione della Chrysler 200 con le insegne di Chivasso. Sia in versione berlina che cabrio rimane chiara la derivazione della Lancia Flavia dal modello d’Oltreoceano ma non mancano tocchi glamour. E in ogni caso, meglio poter scegliere…
TEMPI ANTICHI All’alba degli Anni Sessanta nasceva la Lancia Flavia.Una berlina avanguardista nelle forme, all’epoca poco capite ma che le assicurarono una carriera ultradecennale, con trazione anteriore, freni a disco e sospensioni a ruote indipendenti. Ovvero tutto ciò che da lì in poi avrebbe fatto di un Lancia…una vera Lancia. Aveva anche un motore boxer e una qualità, come il prezzo, superiore alla media. Una berlina premium in tutti i sensi quando ancora gli inglesismi del marketing erano sconosciuti. Ora, anno di grazia 2011, dopo un lungo immalinconirsi abbarbicata a pochi ma longevi modelli, Lancia torna in spolvero. E arriva una Flavia del terzo millennio.
NE BASTAN SEI D’accordo, lo fa attingendo alla banca organi dell’alleanza Fiat – Chrysler capitanata da Marchionne, ma una berlina e una cabrio del segmento D vanno a colpire proprio il target orfano del marchio da più tempo. Quello che intorno a Flavia, 2000 LX, Gamma, Prisma, Dedra e Lybra continuava a preferire la via di Chivasso alle solite note teutoniche. Ecco i contorni estetici delle due proposte che, se le reazioni del pubblico andranno nel verso sperato, smetteranno i panni del concept per diventare in brevissimo tempo auto pronte per essere vendute dai concessionari (da Torino fanno sapere che basterebbero meno di sei mesi).
BUONE NOTIZIE La prima notizia riguarda i nomi: per rinverdire il presente si guarda al glorioso passato. E dopo Thema, iconica berlina all’italiana legata inestricabilmente agli Anni 80 da bere, forse l’ultima grande Lancia anche se già figlia del compromesso, per il segmento inferiore torna la Flavia. Il passo indietro riguarda la memoria storica ma non la tecnologia. La Flavia postmoderna nasce dichiaratamente sulla base della Chrysler 200 da poco rinnovata, ed erede della poco fortunata Sebring. Piaccia o meno si tratta di una berlina di taglio moderno, tradizionalista nell’impostazione meccanica e che si rifà in alcune modifiche estetiche all’immaginario Lancia. Già si è detto e visto della nuova mascherina che accomuna le nuove nate compreso il restyling Delta. I listelli orizzontali, che caratterizzano lo scudo cromato con il marchio Lancia in bella vista, contribuiscono ad allargare la postura. E sono in immagine coordinata con la sorella d’oltreoceano.
PREMIUM O BLACK L’unica foto rilasciata ad oggi per la berlina non lascia intuire il trattamento riservato al terzo volume. Dove, ferme le linee delle lamiere, dovrebbero esserci trattamenti specifici per i gruppi ottici al led, paraurti e altri elementi decorativi. Stesso discorso per gli interni. Se sarà un secco carry over della plancia americana, come per la carrozzeria, basta andare sul sito Chrysler USA per farsi un’idea di cosa ci aspetta. Salvo qualche dettaglio differente. Ma è probabile invece che proprio sugli interni, al di là della plancia, passi la ricerca di differenziazione. In questo senso fa ben sperare l’unica nota stampa ad oggi diramata, che parla di ritorno al passato per le tipiche caratteristiche di qualità che hanno reso famoso il marchio. Non resta che aspettare, come per i prezzi del resto. La 200 negli States (ma tassazione e mercato sono profondamente diversi), parte da meno di 20.000 dollari.
NON MANCA LA STOFFA (E LA TELA) E se i puristi continueranno comunque a storcere il naso (alla fine di modelli derivati si tratta) non mancano comunque motivi di interesse e positività. Oltre alla berlina, a Ginevra sarà esposto pure il concept cabrio della Flavia. Anche i questo caso una derivazione diretta della controparte a stelle e strisce. Come si vede dalle prime immagini offre una bella capote in tela e quattro posti comodi. Era anche esistita un’antenata quasi mezzo secolo fa, si chiamava Flavia Convertibilee venne prodotta in pochi esemplari disegnati da Michelotti e assemblata da Vignale. Se non si tratta proprio di rinascimento, in qualche modo è un tentativo di ripartenza, l’unico in questo momento possibile per un nobile marchio italico che chiedeva solo nuovi modelli e investimenti per ripartire. Commenti di aficionados ad oltranza e detrattori (per ora in larga maggioranza) e soprattutto i numeri (leggasi listino e vendite), diranno se la strategia dell’uomo dei due mondi era giusta.