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Come saremo

Il futuro della mobilità urbana secondo Peugeot


Avatar Redazionale, il 12/09/11

13 anni fa - Intervista a Athanassios Tubidis, desiner Peugeot

Le concept Audi e Vw viste a Francoforte, o la Peugeot BB1 dello scorso anno, non sono poi così assurde come sembra. Nelle città sempre più congestionate di domani cresce il bisogno di una mobilità nuova, fuori dagli schemi. Ecco come la immagina Athanassios Tubidis, designer Peugeot.

PEUGEOT IN CATTEDRA L’avevamo già incontrato poco più di un anno fa, Athanassios Tubidis, designer greco da qualche anno al centro stile di Peugeot. Dopo il faccia a faccia in cui ci aveva spiegato ogni dettaglio della sua concept BB1, l’abbiamo ora incontrato in occasione di un convegno tenuto presso la Scuola del Design del Politecnico di Milano. Il tema è quello classico per uno stilista impegnato ogni giorno nel trovare un antidoto agli spazi sempre più ristretti delle aree urbane e al crescere inesorabile della “flotta” cittadina: come cambierà la mobilità urbana nei prossimi anni?

TUTTI IN CITTÀ Problematica che stanno affrontando sempre più Case automobilistiche, soprattutto da quando, nel 2008, la popolazione mondiale che vive nelle città ha superato quella delle aree extraurbane. Con un mercato, quello delle citycar, che si farà dunque sempre più vasto e variegato, cercando di adattarsi ai cambiamenti degli utenti e agli scenari delle città del domani.

IN SELLA ALL’AUTO Dalle “auto rimpicciolite”, come Tubidis definisce le citycar di oggi, passeremo dunque a veri e propri veicoli urbani, ovvero mezzi di trasporto che, come la BB1, saranno interamente progettati pensando alle città (qualche variazione sul tema è apparsa anche al Salone di Francoforte). Al di là delle forme bizzarre, infatti, la piccola concept francese nasconde soluzioni che sono una diretta conseguenza delle esigenze di mobilità urbana. Prima tra tutte la postura di guida molto simile a quella di uno scooter. “Il poco e sempre più caro spazio delle città”, ha spiegato Athanassios Tubidis, “porterà a lavorare sempre più in verticale, favorendo anche quella sensazione di controllo del traffico che tanto si apprezza nella guida su due ruote”.

AUTOMOBILE ADDIO Se quindi oggi si sognano auto veloci e potenti, domani si ricercheranno auto più agili nell’evitare gli ostacoli o nel fare manovra, più leste a frenare o a scattare al semaforo. Ecco perché, come per la BB1, si tornerà anche a disegnare forme ben poco aerodinamiche, senza controindicazioni alle basse andature ed ideali per l’ottimizzazione degli spazi interni. Se la piccola Peugeot conserva ancora l’architettura canonica a quattro ruote, nei prossimi anni potremo poi assistere ad una grande diversificazione dei veicoli cittadini che, secondo Tubidis, non potranno forse più essere chiamati “automobili”.

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NON SOLO FORMA Ma i grandi cambiamenti non toccheranno esclusivamente la forma delle auto: a cambiare sarà proprio la concezione dell’automobile, il suo modo di usarla, e di possederla. I primi segni del cambiamento, d’altra parte, si possono già osservare oggi: i comuni potenziano sempre più i mezzi pubblici e tolgono spazio alle auto private, cercando di diffondere l’utilizzo del car sharing. “D’altra parte”, ha spiegato Tubidis, “con le automobili che passano la maggior parte del loro tempo parcheggiate per strada, l’abbandono dell’auto privata sembra la soluzione più indicata a risolvere molti dei problemi della mobilità urbana, a partire dalla ricerca sfrenata di un posto dove parcheggiare”.

L’AUTO DEL POPOLO Logiche come quella dell’auto a noleggio avranno dunque una forte ripercussione sulla progettazione. Le auto non dovranno infatti essere progettate per una singola persona ma per adattarsi a tutti gli utenti che ne faranno uso durante la giornata. Persone diverse con esigenze sempre mutevoli. A cambiare sarà poi la stessa clientela, con le vetture che verranno comprate sempre meno dai singoli privati, sostituiti da imprese o enti pubblici. Ecco allora che l’obiettivo dei designer sarà quello dicreare piccole vetture altamente versatili, capaci di adeguarsi alle esigenze dei singoli utenti, facendoli sentire a proprio agio anche in un’auto non propria.

ELETTRIZZATA La personalizzazione sempre variabile assumerà dunque un ruolo fondamentale nelle citycar del domani, andando oltre la semplice personalizzazione che conosciamo oggi, basata sugli stickers o su particolari colorazioni della carrozzeria. “Un grande ruolo”, ha spiegato il designer, “verrà svolto dall’elettronica, che permetterà di configurare le vetture secondo le proprie preferenze”. Un concetto già affrontato dalle ultime concept car e che è destinato a diffondersi sempre più sulle auto di serie, come sulla BB1: le informazioni contenute nel nostro smartphone andranno a configurare l’intera vettura, riproponendo ad esempio la stessa musica che stavamo ascoltando prima di entrare in auto.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE “Ma la vera chiave del successo dei sistemi informatici”, ha spiegato il designer, “sarà la loro intelligenza: gli strumenti digitali dovranno essere belli anche da spenti, perché l’uomo non può trascendere dalla fisicità delle cose. Una volta accesi, però, dovranno anche mostrare le loro qualità nascoste, stupendo gli utenti con un’interfaccia estremamente intuitiva ed intelligente”. Se come in un iPhone la forma esterna rimarrà dunque neutra per piacere ad ogni utente, la piena configurabilità interna renderà unica ogni vettura, adattandosi ai gusti dei clienti.

L’IMMANCABILE VERDE Parlando del futuro la discussione non poteva poi non cadere sul tema della sostenibilità, e sulla tecnologia elettrica. Ancora qualche anno e poi sarà cosa comune trovarsi al volante di una silenziosa citycar alimentata a batterie. Nella testa del designer francese c’è però ben di più: “Oltre a non emettere più sostanze nocive, i veicoli di domani dovranno instaurare un rapporto positivo con le città, diventando parte integrante di un ambiente più naturale”. Da oggetti inquinanti come sono oggi, le auto potranno, ad esempio, trasformarsi alla stregua di purificatori dell’aria esterna, come fa la BB1 sfruttando i pannelli solari del tetto che alimentano i filtri collocati nelle portiere. Questo è solo un esempio, ma nell’immaginare le auto del domani ogni indizio può essere utile. La vera risposta, però, l’avremo con le prossime creazioni di Athanassios Tubidis e colleghi.


Pubblicato da Davide Varenna, 12/09/2011
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