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Dodge Challenger


Avatar Redazionale, il 10/01/06

18 anni fa - Tornano le Pony Car.

Stile yankee e potenza elevata. Tornano le Pony Car. O almeno così sognano e chiedono a gran voce gli appassionati del genere. In attesa della Camaro, e dopo la Mustang anche Dodge sonda il terreno dei nostalgici con la sua Challenger. Raggiungerà presto le linee di montaggio?

ICONA Su siti e blog di appassionati di Pony Car si sente aria di revival. E le Case automobilistiche sembrano dell'idea di accontentarli. In fondo guardare al passato, specie se glorioso, non fa male a nessuno. La Dodge, brand del Gruppo DaimlerChrysler, onora l'impegno casalingo presentando al Salone di Detroit una concept che si richiama a un'icona degli Anni 70, la mai dimenticata Challenger. Per ora è solo un prototipo, ma si sa come vanno queste cose: in caso di elevato gradimento avremo un'auto in più iscritta al club delle repliche post moderne.

BABY I'LL BEEN WAITING

A gioire non saranno solo i nostalgici a stelle e strisce, le Pony Car in fondo sono state apprezzate anche in Europa, almeno per quello che rappresentavano: la sportiva americana semplice, strapotente e a buon mercato. E poi queste auto, protagoniste in numerosi telefilm, hanno popolato l'infanzia di molti. La Challenger originale, in versione convertible, è stata anche l'auto protagonista delle scorribande diMickey and Mallory Knoks in Natural Born Killer.

L'ORIGINALE La Challenger originale

, basata sulla piattaforma della Plymouth Barracuda opportunamente stiracchiata, fu una delle ultime Pony Car ad apparire sul mercato. Il primo anno di produzione fu il 1970. Ma la Dodge si fece perdonare facilmente il ritardo, dotando la propria auto di una gamma di propulsori che le concorrenti potevano solo sognare. Si andava dai 335 cavalli della versione base ai 425 della versione equipaggiata con motore HEMI. Come quella odierna. L'auto, disponibile in versione aperta e chiusa, ebbe un discreto successo specialmente nei primi anni di produzione e venne "uccisa" anzi tempo dalla crisi petrolifera degli Anni 70. Dopo soli 4 anni di gloria.

SCUOLA DI DESIGN

Per la riedizione del mito i designer del West Coast Pacifica Studio del Gruppo Chrysler si sono trovati di fronte ad un compito non facile, quasi improbo. Come sempre quando si ha a che fare con i miti. Per non sfigurare, come prima mossa, hanno pensato bene di portarsi nello studio una Challenger originale, un model year 1970. Il più amato della serie. E da lì sono partiti.

COME PRIMA, PIU' DI PRIMA

Il risultato è sotto i nostri, e vostri, occhi. La Challenger concept 2006 richiama inequivocabilmente le linee e lo spirito del modello originale. Migliorandola sotto molti aspetti: è il caso degli sbalzi, ulteriormente ridotti, delle ruote a filo della carrozzeria e i paraurti anch'essi a filo e rigorosamente in tinta. Tutte queste opzioni non vennero adottate sul modello originale per ragioni di tecnologia produttiva e Jeff Godshall, membro del team di design oggi come allora, è fiero che la riedizione della Challenger possa finalmente beneficiarne.

INGREDIENTI

Per il resto gli ingredienti del passato ci sono tutti, mascherina aggressiva "crociata Dodge" circondata da quattro fari, cerchi cromati di dimensioni monstre (da 20 pollici davanti e da 21 al posteriore) e carreggiate extralarge da 165 cm. E più di tutto proprio il cofano lungo e piatto riprende l'immagine "ad alte prestazioni" della Challenger originale con le sue doppie feritoie diagonali e le prese d'aria dotate di valvole a farfalla in bella mostra. Le strisce nere sul cofano, inoltre, mettono in mostra la sua struttura in fibra di carbonio. Nostalgia sì, ma con spirito moderno.

LUCI E COLORI

Le cromie hanno sempre la loro brava importanza nel richiamare gli stili del passato. Per questo prototipo la tavolozza Dodge propone una rivisitazione del tipico arancio Anni 70. Si chiama Orange Pearl e fa molta scena. L'effetto nostalgia è poi completato dal gruppo ottico posteriore, un pezzo unico che utilizza tecnologia al neon full size.

CURA DEGLI INTERNI

Anche per quanto riguarda gli interni, che accolgono comodamente quattro adulti, l'ispirazione è venuta dal modello originale. Tuttavia, il tentativo di donare un'aria hi-tech e di rimanere sul sobrio ha, come per l'esterno, un po' edulcorato lo spirito originario. Rimangono, anzi sono stati sviluppati a dovere, alcuni stilemi distintivi della Challenger 1970. La strumentazione in primis, che richiama le canne dei cilindri senza testata con gli indicatori al posto dei pistoni. Il tutto dovrebbe, secondo Dodge "dare l'idea a chi guida di guardare dentro il motore". Sara'. Più interessante invece il computer di bordo, annegato in un "quadrante " di dimensioni più grandi, che consente al guidatore di determinare la velocità massima di crociera, i tempi e la velocità di raggiungimento dei 400 m, nonché la velocità massima raggiungibile per ognuna delle marce innestate.

CALCIO DI PISTOLA

Altro segno distintivo la manopola del cambio, un manuale a sei rapporti, che riecheggia la forma di un calcio di pistola. Foggia che contraddistingueva un tempo le Challenger più performanti. E poi, si sa, il vero americano che si rispetti ha una vera e propria venerazione per le armi... I bei sedili in pelle nera, molto sagomati, rimediano ad un altro difetto della Challenger originaria assicurando la giusta trattenuta nelle curve affrontate con guida arrembante. In più mantengono la tipica finitura '70 style a coste orizzontali.

MANIERISTA?

Le repliche del passato possono piacere o non piacere. Di certo c'è che non sempre si tratta di operazioni riuscite. Salvo fugaci mode passeggere gli insuccessi commerciali, Mini esclusa, sono stati finora la regola. Volendo essere pignoli e un po' rompiscatole, si può dire che il difetto della Challenger "ventunesimo secolo" sembra proprio quello di aver perso un po' di quello spirito rude della progenitrice. Manierista? Ben disegnata, quasi troppo stondata e rifinita con cura sembra troppo perfetta. Rimane comunque un bel pezzo di stile. La vedremo mai in produzione? Avra' successo? Solo il tempo ci darà la risposta e molto dipenderà dalle reazioni dei visitatori al salone di Detroit.

HEMI

La concept presentata dalla Dodge non è solo apparenza. Fiore all'occhiello della nuova Challenger è l'utilizzo della piattaforma LX a trazione posteriore e soprattutto il motore HEMI, specialità della Casa. L'acronimo indica il disegno emisferico delle teste dei cilindri, soluzione che Chrysler portò per prima sulle auto di produzione, nel lontano 1951, e che assicura migliore efficienza termica e posizionamento ideale delle valvole e delle candele, in modo da favorire la massima resa del motore.

CAVALLI DI RAZZA

Questo corpulento propulsore HEMI, un V8 da 6,1 litri, sprigiona ben 425 cavalli e i risultati si riflettono sulla scheda tecnica alla voce prestazioni. 280 km/h di velocità massima, da zero a 100 in 4,5 secondi, ancora da verificare su strada certo, ma comunque un bel biglietto da visita.

SCHEDA TECNICA

Dimensioni


Lunghezza: 5.025 mm
Passo: 2.945 mm
Larghezza: 1.997 mm
Altezza: 1.449 mm
Prestazioni
0-100 km/h 4,5 secondi
0-400 m. 13 sec.
Velocità max. 280 km/h
Telaio e sospensioni
Motore: 6.1L Hemi (425 CV a 6000 giri/min)
Trasmissione: cambio manuale a 6 marce
Sospensioni: A ruote indipendenti con bracci oscillanti corti e lunghi
Trazione Posteriore
Pneumatici anteriori: P255/40R20
Cerchi: 20"X 9"
Pneumatici posteriori: P265/45R21
Cerchi: 21"X 10"

Pubblicato da Luca Pezzoni, 10/01/2006
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