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Chrysler Crossfire


Avatar Redazionale, il 01/10/01

23 anni fa -

Ha fatto scalpore a Detroit prima e a Ginevra due mesi più tardi. Ora, c'è da giurarci, entrerà di diritto tra le auto di serie da emicrania, quelle da scordarsi di girare senza farsi notare e da stare attenti a dosare il piede destro. La Crossfire abbandona i riflettori e scende in strada con un particolare: la nursery è in Europa, Germania per la precisione.

E’ la prima volta che un’americana vede la luce nel vecchio continente, dal 1998, anno in cui Daimler Benz e Chrysler pronunciarono il fatidico sì. La Crossfire verrà infatti costruita in terra tedesca a partire dal 2003, in collaborazione con Karmann, che utilizzerà alcuni elementi di un prodotto della Stella che ha già la sua firma, ovvero la Mercedes CLK. E non è cosa da poco, già che si tratta della prima unione ufficiale tra cromosomi tedeschi di Stoccarda e statunitensi di Detroit. E non solo, si parla anche di una inversione di tendenza, considerando la "moda" di alcune teutoniche di andare a farsi assemblare oltreoceano.

Il risultato è comunque lo stesso: l’arrivo di una sportiva due posti equipaggiata con un V6 sovralimentato da 2700 cc, capace di scaricare 275 cavalli sulle ruote posteriori da ben 21 pollici, di toccare i cento da ferma in 5,8 secondi e sfiorare i 240 orari se si tiene giù. Lo scheletro è in alluminio per risparmiare sul peso, mentre la fibra di carbonio modella una carrozzeria da macchina dei fumetti.

Bassa, larga, con una gobba cagnesca che dà l’idea della potenza e cerchi a sette razze (da 19" davanti e 21" dietro) che sgomitano dal profilo delle fiancate, l’americana d’Europa è tutto tranne che un’auto normale. Esagera, insomma, sapendo di esagerare, con dei tagli a fungere da prese d’aria laterali, una calandra che sembra una graticola da hot-dog e un parabrezza diviso verticalmente pronto per partecipare a una gara di durata (ci sono addirittura due vani per riporre i caschi integrali, in caso si passasse davanti all’autodromo e non si riuscisse a resistere al richiamo).

E poi superfici vetrate laterali quasi inesistenti, per fare spazio a minigonne, passaruota e linea di cintura alta, coda con il lunotto che riprende la divisione verticale del parabrezza, doppio terminale di scarico centrale e logo Chrysler marchiato a fuoco. I due passeggeri due sono poi circondati da pelle e alluminio, accenni rétro e visioni avveniristiche: piaceranno il volante a quattro razze o il cruscottino minimale, ma anche la consolle centrale che taglia l’abitacolo in due e il display digitale sulla destra della plancia, che riunisce la telemetria di bordo.


Pubblicato da Ronny Mengo, 01/10/2001
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