Sembra quasi una Mini con la coda, nelle dimensioni - maggiori di appena 33 cm - e nella provenienza stilistica. Ma la Nomad nasce su una piattaforma genuine GM, mentre l'immagine affonda in pieni anni '50. Quando la Corvette...
UN PO' DI STORIA USA, 1954. Ai giovani brillantinati piacciono le auto sportive, specie un modello che la Chevrolet ha appena svelato senza ancora parlare di produzione: la Corvette. Il fascino della due posti, piccola bella e leggera, è già tale che gli stilisti pensano a sfruttarne l'immagine. Viene allestito un prototipo con un'originale carrozzeria wagon, la Corvette Nomad.
ZINGARA Peccato che fra design e catena di montaggio passa più che un Oceano: la Nomad nasce nel '55, ma sul telaio delle normali Chevy. Meno potente, meno performante. Eppure molto innovativa: una station sportiva, due porte, slanciata e con il personale montante inclinato in avanti. In un tempo in cui le wagon erano ancora quasi-furgoni.
COME MINI PIU' DI MINI Oggi la Nomad ritorna. Le forme potrebbero far pensare ad altri recenti prototipi GM, come la Saab 9-X, ma dopo aver visto le foto dell’originale non ci sono dubbi. È lei, anche più fedele di una Mini BMW. Unica vera differenza le dimensioni: ci sono appena 395 ristretti centimetri da paraurti a paraurti, anche se la larghezza arriva a 1,7 metri.
SINERGY Nasce sulla piattaforma Kappa come le sorelle Saturn Curve e Pontiac Solstice ma con passo allungato a ben 272 cm. Il nuovo telaio è stato messo a punto per le sportive compatte, con trazione posteriore e grande rigidità torsionale. La vecchia Nomad fu frenata dai costi di produzione: la nuova sfrutta a fondo le sinergie globali. Fino a montare un motore Ecotec.
VENTI POLLICI2200 cc, 250 CV, turbo con intercooler: provenienza Opel ma cura ricostituente per il quattro cilindri, dotato anche di fasatura e condotti di aspirazione variabili. Il cambio scelto per la Nomad è un automatico-sequenziale Hydramatic. E per trasmettere al terreno tanti cavalli, niente di meglio che 245/40 R 20 davanti e 245/45 dietro…
GREAT BRITAIN La carrozzeria in fibra di vetro dispensa tutto lo stile Fifties del caso. I designer reclutati alla GM britannica non hanno dimenticato le nervature sul tetto e i sette segni verticali sul portellone, distintivi della Nomad prima maniera. All’interno la strumentazione squisitamente anni Cinquanta (ma illuminata in 3D) non contrasta con le aperture ai lati del tunnel, e i tre indicatorini retrò si abbinano bene ad alluminio e pelle.
SLIDING ROOF Anche la funzionalità non manca: il fondo del bagagliaio scorre verso l’esterno per agevolare i carichi pesanti, il sedile posteriore si ribalta in tre parti con quella centrale per gli sci. Ma la vera chicca è il tetto: la porzione posteriore può spostarsi in avanti trasformando la Nomad in una quasi pick-up. Un tocco tipicamente yankee, dedicato agli amanti del genere. L'assemblaggio finale è curato dalla Pininfarina.