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Al salone di Las Vegas debutta una tecnologia per la ricarica realmente senza fili dei telefonini in macchina. Ma quante radiazioni emette?
RICARICA DAVVERO WIRELESS Molte automobili offrono oggi la ricarica wireless per i dispositivi predisposti, a patto che siano appoggiati su un tappetino dedicato, solitamente collocato nel tunnel centrale dell’abitacolo. Al CES di Las Vegas la società Yank Technologies ha portato un prototipo di come potrebbe evolvere in futuro questa tecnologia, con la possibilità di ricaricare il telefono da qualsiasi punto all’interno della macchina.
FUNZIONA OVUNQUE Una soluzione realmente senza fili, che non richiede nessun contatto fisico tra il telefono e il tappetino di ricarica. La soluzione studiata da Yank si basa invece su una serie di antenne che funzionano in tutte le dimensioni, e un amplificatore di segnale che ricarica qualunque dispositivo all’interno dell’abitacolo. L’unico requisito è che il telefono sia collegato a un piccolo adattatore in grado di ricevere i segnali delle antenne, e convertirli in preziosa carica per le batterie. Trasformando, di fatto, l’intera macchina in un unico caricatore wireless continuo. Questo permette, incidentalmente, di caricare più dispositivi contemporaneamente (e magari componenti come la chiave elettronica, per esempio).
Il sistema di ricarica wireless di Yank Technologies presentato al CES di Las Vegas
TROPPE RADIAZIONI? Se vi preoccupa l’idea di sedervi in macchina ed essere invasi da una gragnuola di onde radio, Yank dichiara che il suo sistema di ricarica (da 30 watt complessivi) emette un quantitativo di onde che è la metà di quello emesso normalmente da un telefono posto accanto all’orecchio (rilevazioni fatte dalla Federal Communications Commission). Certo, si potrebbe obiettare legittimamente che uno tiene il telefono all’orecchio solo il tempo di una conversazione, mentre il sistema di Yank funziona sempre, ma non è il caso di sottilizzare.
SI PUÒ STARE TRANQUILLI “I telefoni hanno antenne a gigahertz, come i dispositivi Wi-Fi. La nostra tecnologia opera invece su bande a bassa frequenza”, si legge in una nota dell’azienda. “Più alta la frequenza, maggiori i campi elettrici a cui si è esposti. Di conseguenza, anche se trasmettiamo una potenza maggiore, lo facciamo a una lunghezza d’onda maggiore, e si tratta quindi di un’esposizione più sicura”. Al momento, non sappiamo ancora se e quando questa tecnologia troverà applicazioni concrete.