Puntello a Parigi, fine settembre, per gli amanti - attuali e futuri - della Zeta. Lì, consueto Salone dell'Auto organizzato dai connazionali di Zidane, ci sarà il debutto della Z4, ultimo germoglio dell'albero genealogico a due porte di Casa Bmw. Eccola, spigolosa e arrabbiata, la roadster che prosegue la linea e le idee bianco-blu, quelle dettate senza esitazioni da Chris Bangle, matita degli ultimi prodotti teutonici.
Anteprima mondiale per linee inedite, coraggiose, pennellate da chi non teme critiche, cullato nella totale convinzione di essere avanti: vedi Serie 7 nuova, giusto per citare un esempio, che ha fatto, fa, storcere il naso a qualcuno, ma certo inosservata non riesce a passare. E si staglia, esce dalla normalità, alza la testa. Ciò che farà la quattro. Sicuro. Con il passo lungo, il cofano ampio e gli sbalzi ridotti all’osso, e quei graffi che vivacizzano i profili morbidi, quegli spigoli e quegli angoli smussati. Tac.
Il ragazzo ci sa fare, non c’è che dire, le idee non mancano. Bangle, sì, che si ama o si odia, niente vie di mezzo. I nostalgici della tradizionale pulizia di linee Bmw vorranno esiliarlo, i malati di futuro lo vorranno alla Casa Bianca. Niente vie di mezzo. E l’autografo è timbrato a fuoco anche sull’ultimo pargolo: intrecci secchi, gradini, scalfature, un bambino impazzito con la creta tra le mani. Ma armonia, anche, eleganza. Un sederotto poco tedesco, forse più giap, per l’ultima Z, ma messo lì da rimirare, tra gobbe, alettoncini e fari strani.
La carreggiata è più larga, il baricentro sfiora l’asfalto, la distribuzione dei pesi tra i due assi dice 50:50, perfetto, e poi comodità che male non fa: cockpit più spazioso, sedili sportivi di serie, bagagliaio da 260 litri - tradotto due sacche da golf, che fa più chic – e porta-capote a ingombro variabile, lunotto termico in vetro.
Capitolo elettronica affollato:controllo dell’assetto (Dynamic Drive Control - DDC), sterzo monitorato da zia tecnologia (Electric Power Steering), e controllo della trazione Dynamic Stability Control (DSC III). E l’impianto frenante ad alte prestazioni e resistente al fading, che poi è l’affaticamento, più risultati eccellenti in caso di crash.
Due i motori a sei cilindri in linea: il 3.0i (170 kW / 231 cavalli / 250 km/h velocità massima), e il 2.5i (141 kW / 192 cv / 235 km/h). Ci pensa il nuovo cambio manuale a sei marce (Z4 2.5i: 5 marce) a portare la coppia all’asse posteriore, mentre sarà disponibile a richiesta una trasmissione automatica a cinque rapporti e il cambio SMG, meccanico robotizzato a sei velocità con comando sequenziale.
Dentro, eleganza minimalista, con il volante a tre razze, il cruscotto abbracciato da una palpebra dalla linea sportiva, plancia lineare, consolle ordinata, tedesca. Optional: saranno disponibili, tra l’altro, il sistema di navigazione a scomparsa nella plancia con display 16:9, l’impianto top Hi-Fi e il telefono cellulare.
Tocca attendere la prossima primavera per vederla sulle strade italiane, con gli uomini Bmw che si augurano vivamente di ripetere i numeri della "tre": quasi 300 mila unità vendute in 130 paesi, nei sette anni di vita. Già, la Z3. Lontano quel 20 settembre 1995 che vide uscire il primo esemplare dalla catena di montaggio di Spartanburg, Sud Carolina, fucina che sarà ora della Z4.
L’ultima mai prodotta è una Sepia Metallic roadster, con interni in pelle Arizona Sun, partorita alle 12.34 di venerdì scorso, 28 giugno: da lì, dalla Sud Carolina non si muoverà mai. C’è il museo Zentrum ad attenderla, passerà alla storia, almeno di Bmw. Si asciughino le lacrime i sensibiloni e facciano magari un salto a vedersela dal vivo.