Una cinque porte che brucia sul tempo la Porsche Panamera e che nel 2007 segnerà il ritorno del marchio tra le ammiraglie più sportive.
CINQUINA! Cinque novità in un anno sono un risultato che si sognano di notte anche molti costruttori generalisti, figuriamoci quelli di auto sportive. All'Aston Martin, invece, questo risultato lo possono vantare davvero. A completare la cinquina è il debutto a Detroit della concept Rapide, con cui la Casa alata torna a cimentarsi nel settore delle ammiraglie più sportive, quello popolato dalla Maserati Quattroporte e dalla Bentley Continental Flying e in cui si andrà poi a inserire anche l'attesa Porsche Panamera.
NUOVA ERA Il destino di questo prototipo è ben diverso da quello realizzato da Vignale nel 1993 e rimasto allora lettera morta. La Rapide, con questo o con un altro nome, entrerà davvero in listino, probabilmente nel 2007 e a un prezzo ancora da definire, raccogliendo così il testimone della Lagonda lanciata alla fine degli Anni 70. La continuità tra questi due modelli è però molto relativa: le differenze tra loro non potrebbero essere più marcate, nella linea e nella filosofia.
SUA GRAZIA Lo stile della Rapide segue fedelmente la strada tracciata dalle altre recenti Aston Martin. Gli spigoli tanto cari alla Lagonda sono messi al bando. La carrozzeria è levigata come una saponetta e rivela una strettissima parentela con la DB9, al punto che forse sarebbe più corretto parlare di coupé a cinque porte che non di berlina. Le forme non perdono eleganza neppure dopo questa operazione di stretching. Il passo e lo sbalzo posteriore si allungano rispettivamente di circa 25 e 5 cm e portano la lunghezza totale a cinque metri. E' una misura molto importante, che i designer sono però risusciti a mascherare bene tracciando linee di rara grazia e pulizia.
GRAN CLASSE Come già accennato, la Rapide non ha quattro porte, bensì cinque. In coda c'è infatti un pratico portellone che si apre su un vano bagagli sufficientemente ampio per accogliere le borse dei quattro passeggeri. Questi sono ospitati su poltrone singole, con quelle posteriori all'occorrenza ripiegabili per liberare ulteriore spazio per i bagagli. L' ambiente è come al solito raffinatissimo, rivestito quasi interamente da pelle, radica e alluminio. Tra i dettagli degni di nota spicca l'orologio firmato Jeager-LeCoultre, che all'Aston Martin ha recentemente dedicato anche uno svegliarino ambitissimo dai collezionisti di orologi, l'AMVOX1.
DI NOME E DI FATTO L'alluminio è protagonista, a braccetto con il carbonio, anche sul fronte del telaio. Questo adotta il collaudato schema V/H e ospita il noto V12 da sei litri, la cui potenza sale nell'occasione da 450 a 480 cv. Il cambio è sequenziale, con levette al volante. Le prestazioni non sono dichiarate in modo ufficiale ma le voci di corridoio parlano di un tempo inferiore ai 5 secondi per raggiungere i 100 km/h e di una velocità massima di oltre 290 km/h. Rapide, insomma, di nome e di fatto. Una sportiva "vera" e da sportiva sono anche i freni, realizzati facendo largo impiego di ceramica e carbonio.