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Arriverà a novembre e costerà circa 3.000 euro in più della versione elettrica: è la Volkswagen Golf GTE, ibrida plug-in assaggiata per un breve test in anteprima.
GTI, GTD... E, da oggi, anche GTE. Già, perché sua maestà la Volkswagen Golf GTE, per andare a disturbare i giapponesi proprio nel loro terreno principe, calza sotto le classiche e germaniche forme un bel sistema ibrido plug-in. Andando così ad affiancare la Golf elettrica, quella a metano e le più tradizionaliste TSI e TDI.
ESTETICA IN COMUNE Ad un'occhiata distratta, potreste scambiare la Golf GTE per una e-Golf, o per una Golf-e-basta. Questo perché i soli dettagli rivelatori, oltre a qualche scritta identificativa, si riducono ai cerchi in lega specifici, al doppio terminale di scarico e al filetto blu sulla calandra, che contraddistingue tutte le VW pulite. Dentro, invece, immaginatevi una GTI con il blu al posto del rosso sui sedili in stoffa Tartan, sulla plancia e sulle impunture del volante.
HA PRESO DALLA SORELLA Visto che piattaforme e moduli sono gli stessi e perfettamente intercambiabili, la Volkswagen Golf GTE ha attinto a piene mani dalla banca organi di casa, prendendo proprio dall'hardware della Audi A3 e-tron: davanti alle ruote anteriori c'è un tradizionale 1.4 TSI da 150 cv e 350 Nm mentre dentro il cambio DSG a tre frizioni e sei rapporti – sviluppato ex novo – è stato nascosto un motore elettrico da 102 cv. In tutto, fanno 204 cv, 222 km/h e pratica 0-100 archiviata in 7,6 secondi. E consumi medi dichiarati di portata storica: 1,5 l/100 km, conditi da emissioni pari a 35 g/km.
PIENO FAI DA TE La tecnologia plug-in vi permette di ricaricare il pacco batterie ogniqualvolta fosse necessario: la Golf GTE si affida ad accumulatori agli ioni di litio da 120 kg che, alla bisogna, riescono a spingerla per 50 km, volendo fino a 130 km/h (così dicono in VW). Poi, entra in gioco il motore termico, alimentato con normale benzina verde. La ricarica delle batterie? Basta aprire lo stemma sulla calandra per accedere alla presa. In 3 ore e mezza dalla rete di casa si fa il pieno, mentre con la Wall Box il tempo scende di 1 ora.
E-MODE Non c'è dubbio che la Golf GTE sulla quale sono seduto sia un'esemplare di pre serie: il collaudatore a fianco, che mi accompagnerà per tutto il (brevissimo) test, è lì a confermarmelo. Nei 2-3 km concessi nel traffico, è consentito sentire come si comporta questa GTE in modalità elettrica: premuto il tasto E-mode vicino al cambio, infatti, a bordo cala il silenzio e si scivola tra le auto incolonnate senza colpo ferire. Premendo a fondo il gas, una volta partiti, si attiva anche il TSI, con un'azione del cambio non proprio dolce: qualche strattone si avverte, soprattutto rispetto alle proposte giapponesi, affezionate al CVT ma un filo più tranquille e paciose nell'indole.
DUE IN UNO Tornati in area chiusa al traffico, l'inflessibile secondo mi permette financo di provare l'accelerazione: prima in E-Mode, poi in GTE, e cioè a piena potenza, con entrambi i motori sempre attivi. La verve dei 102 cv elettrici è molto simile a quella della e-Golf; se si richiamano all'ordine tutti e 204 i cv, invece, c'è tanta birra da vendere e la GTE sa come incollare le vertebre al sedile. Con una sonorità quasi gradevole del cuore a benzina. Una, due accelerate. Stop, il primo assaggio finisce qui. Dinamicamente, sembrerebbe una GTD leggermente appesantita, con il solito sterzo fedele e reazioni piuttosto prevedibili. Ma, per confermarlo, ci vorrebbe un periodo di convivenza più lungo. Se ne riparla verso novembre, quando la Golf plug-in arriverà sulle strade italiane. Ad un prezzo, si vocifera, di circa 40.000 euro.