Pratica e agile come sempre, la nuova Aygo ha l'x-factor e un po' di tecnologia in più. Ci si viaggia di gusto e senza stress, ma l'automatico ha i suoi tempi...
RICOMINCIO DA X Per una volta, metterci una croce sopra non è stata la fine, ma un nuovo inizio. Confesso di essere stato un filo scettico quando ho visto le prime foto della nuova Aygo, con quel frontale a “X” a mo’ di casella de Il gioco dei 9. E invece l’x-factor ha funzionato, eccome. Me ne rendo conto uscendo di casa, accerchiato da nuove Aygo (vivo in Brianza e lavoro a Milano). Ma basta guardare i dati di mercato per capire: da gennaio ad aprile 2015, in un segmento che vale circa il 15% della torta, la piccola Toyota risulta la terza citycar più venduta in Italia dopo Fiat Panda e 500. Così fatta, magari un giorno stuferà ma per adesso funziona.
GEMELLA ETEROZIGOTA Nello sciame milanese di Aygo svolazzo anch’io per una settimana abbondante, su una Toyota Aygo 1.0 VVT-1 x-clusiv MMT. Cambio automatico (a controllo elettronico) e allestimento full optional: per capirci, si va oltre i 14.000 euro di listino. Nera e crociata di grigio, non è una delle più vistose, ma è chic. Avessi potuto scegliere, avrei però puntato su una tinta forte, che evidenziasse stile di rottura della nuova Aygo. Un po’ da cartoon, sportivo e testosteronico, che, sin dalla nascita, la separa nettamente dalle gemelle eterozigote Citroën C1 e Peugeot 108.
SETTE POLLICI Dopotutto, il vero ricambio generazionale della Aygo sta lì, nello stile, negli interni (più curati) personalizzabili con oltre 10 pezzi intercambiabili. E sta un po’ anche nelle dotazioni, che la rendono più sicura (ESP e assistenza nelle partenze in salita di serie su tutti gli allestimenti) e più tecnologica nelle versioni più ricche, in cui lo schermo da 7’’ pollici del sistema multimediale x-touch racchiude tutte le funzioni (telefono, audio, navigatore, info sull’auto) e, volendo, attinge musica e altro dallo smartphone di turno, grazie alla tecnologia MirrorLink. Alla guida, invece, di Aygo in Aygo cambia poco. A cominciare dalle dimensioni (346 centimetri di lunghezza) cucite addosso a chi vive in città o ha un box grande come una scatola di scarpe.
QUATTRO VERI Tra i pregi che l’Aygo conserva c’è anche un’abitabilità più che onesta in seconda fila. Un’uscita a quattro in Aygo non deve spaventare chi soffre di claustrofobia e, anche grazie a una luce d’ingresso accettabile per le porte posteriori, al cinema si arriva con gambe e collo ancora riposati, a patto che i vostri compari non si chiamino Michael Jordan, Lebron James e Danilo Gallinari. Per la spesa, invece, c’è uno spicchio di bagagliaio in più: il volume di carico arriva ora a 168 litri. E tra suv che la marcano stretta e carrelli pieni che le tagliano la strada, la Toyota Aygo vira svelta come un cestista e si lascia in fretta alle spalle il parcheggio del supermercato, forte di un diametro di sterzata ancora cortissimo e della “visione di gioco” della retrocamera (di serie sulla Aygo 1.0 VVT-1 x-clusiv MMT).
CHI FA’ DA SE’… Tanta agilità potrebbe essere assecondata meglio dal motore, scelta obbligata sulla nuova Aygo. Il mille benzina tre cilindri da 69 cv e 95 Nm di coppia, lo stesso di sempre ma attualizzato, è ancora più efficiente sul fronte dei consumi (non è difficile sfiorare i 20 con un litro nel misto) ma non eccelle in brillantezza. Ai bassi manca un po’ di verve e per guidare spigliati occorre tirare un pochino le marce. Operazione che, volendo, potete gestire anche col cambio MMT selezionando la funzione manuale sequenziale, godendo perfino di un rumore appagante. Altrimenti rassegnatevi. Se a dettare i tempi di cambiata è la centralina, con la leva posizionata in “D”, l’Aygo risponde con una certa indolenza, sedando qualsiasi prurito sportivo. Resta però il vantaggio di azzerare lo stress quando si viaggia a singhiozzo tra un semaforo e l’altro.
FUORICITTA’ Qualche cavallo in più e la nuova Toyota Aygo avrebbe trovato la proverbiale quadratura del cerchio, insomma. Perché anche lontano dai palazzoni, la giapponesina si guida un gran bene. Lo sterzo è sincero e reattivo incontro alle curve, l’assetto sufficientemente neutro da sostenere un andamento allegro, almeno finché non si forza volutamente l’andatura, e allora l’Aygo si corica un po’, con l’ESP vigile nel caso si esageri. La situazione migliora anche in autostrada, per il portafoglio (i consumi scendono) e per le orecchie di chi guida, più protette da fruscii e rumori esterni. Ma fino a un certo punto. A certe velocità, il peso piuma (935 kg) presenta il conto.