La Cina si avvicina. Aspetto gradevole, motore brillante, spazio interno e guidabilità a livello delle concorrenti, la piccola italiana con gli occhi a mandorla scopre le sue carte e si lancia nel mucchio selvaggio delle city-car, senza complessi di inferiorità. Low-price, ma non low-cost.
COM'E' A un anno esatto dal debutto in società, sulla passerella del Motor Show 2008, il 16 dicembre scorso è arrivata dai concessionari anche la versione di serie della prima city-car marchiata DR. La sigla, come forse non tutti ancora sanno, è l'acronimo delle iniziali di Di Risio, cognome dell'imprenditore molisano Massimo Di Risio, che dal dicembre 2007 ha portato la sua DR Motor Company ad essere iscritta tra le Case italiane produttrici di "autoveicoli" presso l'Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica). Mica poco per un imprenditore che fino a pochi anni fa aveva una concessionaria multimarca nella provincia di Isernia e giocava con le auto da corsa (ha vinto tra le altre cose il Challenge Ferrari nel 2002).
DUBBIO AMLETICO Per i più, probabilmente, il marchio DR è noto per aver venduto la sua prima creatura, la DR5, attraverso l'insolito canale di vendita degli Ipermercati (ne ha vendute 2.000 in totale, prima di passare a una rete di concessionari che per il 2010 punta a salire dai 60 attuali ai 100, più numerose altre officine specializzate). Un fenomeno commerciale e produttivo balzato alla ribalta anche per l'ambiguità che avvolgeva la produzione della DR5, ancora oggi considerata dai più un'auto cinese con un marchio italiano sul cofano che non un'auto italiana a tutti gli effetti, come invece sostiene Di Risio. In realtà, l'iniziativa di Di Risio è più originale di quanto possa sembrare, frutto di una idea imprenditoriale che sfrutta le possibilità commercial/produttive offerte dal moderno mercato dell'auto.
ITALIA-CINA, MA NON SOLO Cosa ha fatto Di Risio? Ha girato per qualche anno la Cina alla ricerca di fornitori affidabili (questa la versione ufficiale) e ha stabilito con loro un rapporto di collaborazione, che lui chiama "condivisione di progetto", per la realizzazione in Cina (quindi a costi ridotti) di scocche e parti di auto con specifiche adatte a superare le norme di omologazione italiane. Dopodiché importa il tutto a Macchia di Isernia dove assembla il materiale cinese con altre parti di produzione italiana (per esempio i motori diesel Multijet Fiat) o europea. E nascono le DR.
CHERY IN PRIMIS Il principale fornitore della DR per ora è la Chery, la più "occidentale" delle case automobilistiche cinesi (è il primo produttore indipendente cinese, il quarto per dimensioni in Cina, con una produzione di 400.000 auto all'anno) che, sempre secondo quanto dichiarato da Di Risio, produce su specifiche DR sia la DR5, sia la DR1. A Isernia le DR arrivano complete all'80% (la scocca finita più alcune parti mobili) e vengono poi completate con parti personalizzate DR.
DR5 BOOM Personalizzazione che consiste prevalentemente nell'aggiunta di un muso e di un posteriore disegnato dal Centro Stile DR (c'è anche quello), dei dischi freno maggiorati, di un volante nuovo, di qualche parte interna e, nel caso della DR5, anche del motore italiano. In questo modo la DR5 in due anni è stata prodotta e venduta in circa 5.000 unità, attestandosi al quinto posto nella classifica delle crossover più vendute, dietro Qashqai, Peugeot 3008, Suzuki Sx4 e Fiat Sedici. Per la DR1 il sistema è ancora più perfezionato e a Macchia d'Isernia vengono montati in pratica solo il blocco anteriore del paraurti, i dischi freno maggiorati, l'impianto di GPL (italiano) e il volante.
ITALIAN STYLE La DR1 altri non è che la versione italianizzata della Chery A1, city-car cinese disegnata in Italia dalla Torino Design. Lo stile è infatti di taglio occidentale, giocato su linee tonde, con lamiere attraversate da poche nervature, giusto quelle necessarie a dare movimento al vestito, e con soluzioni originali come la maniglia posteriore "annegata" nella portiera. Un design moderatamente sportiveggiante, con un frontale caratterizzato da un cofano alto per rispettare le norme sulla sicurezza dei pedoni, da due grandi occhioni e da due prese d'aria con griglia a nido d'ape da cui si dipanano due linee che continuano nella fiancata alta e slanciata e si raccordano con il bel posteriore.
MULTICOLOR Design curato anche all'interno, con rivestimenti di tessuto economico ma non povero, comunque di aspetto gradevole e accogliente. La DR1 ha di serie tutto quel che serve a un impiego cittadino, compresi i sensori posteriori di parcheggio, i cerchi in lega, paraurti in tinta, vernice metallizzata, climatizzatore manuale, doppio porta bicchieri nella consolle centrale, portaoggetti illuminato, servosterzo, chiusura centralizzata, alzacristalli elettrici anteriori e posteriori, volante regolabile in altezza, autoradio con lettore CD, MP3 e porta USB. Tutto compreso. Unica possibilità di scelta il colore, da selezionare tra sei tonalità: due pastello (Passion Red, Ink Black) e quattro metallizzate (Silver, Gold, Elegant Grey e Noble Red).
LE NUOVE DR Nel nuovo stabilimento di assemblaggio (vedi gallery) alle porte di Isernia, se ne produrranno a pieno ritmo anche 100 al giorno, secondo necessità. Qualora la domanda dovesse superare le aspettative, i 96 dipendenti impiegati attualmente nel reparto assemblaggio (su un totale di 178 dipendenti DR) salirebbero di numero intensificando così il ritmo di produzione. Un sistema, quello adottato dalla DR, che consentirà in futuro di assemblare qualsiasi tipo di vettura. E all'orizzonte sono già pronte la DR2, la DR3, una DR sportiva economica, una DR elettrica e una DR1 crossover.
TUTTE LE DR1 La DR1 misura 360 cm di lunghezza (larghezza e altezza sono rispettivamente di 158 e 156 cm, mentre il passo è di 233cm), 10cm in più della Chevrolet Matiz, tre in più di Hyundai i10 e Nissan Pixo e sei in più della Kia Picanto, modelli con i quali la DR1 vuole misurarsi. Viene prodotta con un solo motore benzina quattro cilindri 16v da 1.292cc e 83cv di potenza, con una coppia massima di 141 Nm tra 3800 e 4500 giri, alimentabile però anche a GPL (in futuro arriverà anche in versione bi-fuel a Metano).
EURO 4 Una scelta quasi obbligata quella del 1.3 litri, giusto per mantenere alte le prestazioni anche quando la DR1 viaggia a GPL. La velocità massima è di 156 km/h e il tempo nel 0-100 km/h di 12 secondi, niente male per una city-car. I consumi dichiarati sono altrettanto interessanti, segnando i 17 km/l nel misto, valori che salgono a 14,5 km/l quando è alimentata a GPL. Con il GPL la potenza scende a 79cv, ma si riducono anche le emissioni di CO2, che dai 138 g/km del benzina scendono a 118 con alimentazione a GPL e a 112 g/km con il Metano. Il motore è Euro 4.
SENZA ESP Quanto alla sicurezza, manca l'ESP (in DR garantiscono però che arriverà quanto prima) e ci sono solo due airbag anteriori con quello del passeggero disattivabile (mancano però quelli laterali), ABS, poggiatesta anteriori e posteriori regolabili. Il tutto a un prezzo di 7.830 euro detratti gli incentivi, ovvero 9.330 euro per la versione benzina (Ecopower) e 11.330 euro per la GPL. Un prezzo che può apparire a prima vista fuori mercato ma che risulta interessante se si considerano tutti gli accessori di serie della DR1. Soprattutto se confrontato con quello dei suoi concorrenti.
COME VA Se il design di un'auto è sempre questione di gusti, è anche difficile contestare che quello della DR1 sia uno stile che non ha niente da invidiare a molte delle concorrenti citate. Ma è prendendo posto all'interno della vettura che il contatto con la qualità della DR1 è più diretto. E qui, nonostante i pregiudizi provocati dall'origine cinese della vettura siano ancora difficili da sopprimere, il primo impatto è positivo. Le plastiche sono gradevoli al tatto e alla vista e l'ambiente interno accogliente, compresi i sedili, gradevoli di aspetto e sufficientemente comodi per una citycar.
IL LATO NASCOSTO Lo spazio interno è sufficiente per quattro persone, sempre nei limiti delle vetture di questa categoria, e anche chi siede dietro ha spazio per sedere con discreto comfort. La seduta della DR1 è leggermente rialzata e non consente comunque grandi aggiustamenti. Solo i bagagli viaggiano sacrificati in uno spazio molto ridotto e poco agevole (180 litri).Nella DR1 GPL manca la ruota di scorta ma il volume disponibile non migliora essendo lo spazio occupato dal serbatoio supplementare. Più spazio si guadagna ovviamente se si ribalta lo schienale del divanetto posteriore che però non è frazionabile (si arriva a 430 litri). Per ribaltare la spalliera si deve prima sollevare la seduta del divanetto, come si faceva fino a un ventennio fa con le utilitarie, e poi abbassare lo schienale. Operazione che svela anche il lato nascosto della DR1, con una qualità delle finiture sicuramente improntata a una profonda economicità.
GIOCHI DI LUCE La strumentazione è un misto di analogico e digitale, comunque chiara e completa, sistemata al centro del cruscotto, con due strumenti circolari (contagiri, più temperatura dell'olio e livello del carburante) che fanno da cornice a un display sul quale compaiono velocità, ora, contachilometri e livello del carburante, mentre tutto intorno trovano posto numerose spie luminose per avere tutto sotto controllo. C'è anche spazio per il dilettevole, con una cornice che si illumina progressivamente in funzione della velocità.
GPL NASCOSTO Sulla plancia centrale, realizzata con un design ricercato, trovano posto i comandi per la ventilazione interna, per il condizionatore d'aria manuale, per il ricircolo, per la radio e lo sbrinatore, tutti comodamente a portata di mano e ben visibili. Nella cappelliera c'è persino la presa per l'iPod mentre sulla sinistra del volante (regolabile in altezza ma con una escursione molto limitata) trova posto un vano portamonete con coperchio e, poco più sopra, il comando per il passaggio da benzina a GPL. Quest'ultimo, ora in posizione molto scomoda, sarà presto portato a fianco della leva del cambio.
MARCE LUNGHE Positivo anche il primo approccio stradale, che però meriterebbe una prova più prolungata di quella che ci è stata concessa in questa occasione. Ne riparleremo infatti dopo che avremo portato a termine un futuro day by day. Nel frattempo, il 1.3 benzina/GPL di origine austriaca (è stato progettato dalla AVL, costruito dalla Chery e adattato alle esigenze italiane dalla DR) è più che convincente per una city car economica come questa. Su strada è brillante, con una ripresa che non fa venire complessi di inferiorità nelle ripartenze cittadine e con prestazioni superiori alla norma in questo segmento di vetture. Sale in modo progressivo ma con dolcezza, ben coadiuvato da un cambio con cinque marce lunghe, con una quinta che si inserisce quasi esclusivamente nei tratti veloci extraurbani in funzione di un risparmio dei consumi.
POCA DIFFERENZA Ottantatre cavalli non sono pochi per una city car, si sentono tutti quando si accelera, ma sono soprattutto utili quando si guida con alimentazione GPL. La differenza con la benzina si sente, ma non è così evidente da addormentare il carattere della DR1. Anche a GPL la DR1 mantiene la sua brillantezza e il suo scatto e anche nei percorsi misti la differenza è molto contenuta.
NELLA NORMA In Cina e a Macchia di Isernia sono infine riusciti a trovare un buon compromesso tra stabilità e comfort di guida. Il rollio è contenuto e nelle curve e controcurve di un percorso misto stretto affrontato ad andatura di codice la DR1 si imbarca appena, evitando ai passeggeri l'effetto mal di mare, grazie anche a uno sterzo preciso che asseconda a dovere le volontà del pilota. Manca l'ESP, ma la tenuta di strada è buona e se non si guida in modo sconsiderato la DR1 mantiene una stabilità nella norma.
L'AUTO CHE NON TI ASPETTI Agile e leggera, nella DR1 è buona anche la silenziosità di marcia, persino alle velocità più elevate, segno di una cura nell'insonorizzazione superiore a molte concorrenti. Una vettura, insomma, che conferma l'impressione iniziale di un'auto superiore alle aspettative che la sua origine indurrebbe a pensare.