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Prova

SsangYong Rexton II


Avatar Redazionale, il 27/11/06

18 anni fa - Ora ha una doppia personalità.

Per la fortunata Suv coreana è tempo di rinnovamento. La SsangYong Rexton II tira fuori una doppia personalità e si propone con due livelli di potenza, due cambi e due tipi di trasmissione integrale. A fare da comune denominatore ci sono l'omologazione Euro 4 e prezzi piuttosto interessanti.

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PROVACI ANCORA, SSANG Il frontale lo avranno disegnato davvero così al Centro Stile oppure la SsangYong Rexton II ha spalancato i fari e la mascherina dopo aver visto i risultati di vendita della prima serie? In fondo, ci sarebbe poco da stupirsi. Grazie alle sue doti, la SsangYong Rexton ha ottenuto un successo davvero notevole sul mercato italiano, dove è stata venduta in ben 12.853 esemplari. Per bissare questo risultato in Corea non sono stati con le mani in mano e hanno lavorato sodo, sviluppando la loro Suv sotto numerosi punti di vista.

VOLTO NUOVO Il primo, appare evidente, è quello estetico. Come già accennato, il lavoro degli stilisti si è concentrato soprattutto sui gruppi ottici e sulla mascherina. Entrambi sono ora caratterizzati da maggiori dimensioni e da forme più squadrate, ispirate allo stile dell'ammiraglia Chairman, fiore all'occhiello della Casa sul mercato interno ma destinata a restare fuori dall'Europa. Per rendere più armonioso l'insieme, le matite hanno insistito sul cofano e sui paraurti, raccordandoli meglio alle fiancate, oltre che sui passaruota, ora più marcati, proprio come vuole l'ultima moda. Siccome però squadra che vince non si cambia (almeno non troppo), il resto della carrozzeria resta sostanzialmente immutato e lascia la Rexton II nel ruolo di modello più conformista dell'eccentrica famiglia SsangYong.

SU MISURA La plancia si evolve a sua volta e ha un aspetto inedito. Il motivo circolare introdotto sul tunnel centrale della Kyron qui ritorna nel bel mezzo della consolle, che ospita anche un piccolo vano a taschino, tagliato su misura per sistemare la maggior parte dei cellulari in commercio. Completano il ponte di comando il climatizzatore, che guadagna il filtro antipolline e la funzione di ricircolo automatica, e l'impianto audio 2 Din, con i comandi replicati anche sul volante.

A RICHIESTA Forme a parte, i materiali sono quelli di sempre, con plastiche forse di qualità non eccelsa ma comunque di buono spessore e assemblate con una certa precisione. Sul fronte dell'abitabilità, invece, la novità principale è apparentemente la scomparsa dal listino della terza fila di sedili. Si tratta però di una mezza finta: chi volesse portare a sette i posti della Rexton può farlo lo stesso. Basta fare un ordine speciale, pazientare tre mesetti e, al costo di 800 euro (la stessa cifra richiesta con la serie precedente), anche una squadra di pallanuoto può spostarsi al completo. D'altro canto i centimetri non mancano: anche viaggiando comodi in cinque, avanzano ancora 678 litri per i bagagli, mentre in configurazione matrimoniale il volume utile sale a 2.086 litri.

NEW ENTRY Le novità più interessanti si concentrano alla fine lontano dalla vista. Dato che il mercato mostra di gradire le Suv più atletiche, chic e confortevoli, la Rexton II segna una sterzata proprio in quella direzione. Al vertice della gamma, accanto alla 3.2 a benzina, spunta dunque una coppia di versioni turbodiesel Executive più prestanti e ricche che mai e dotate uno schema di trazione diverso dal solito. A spingerle c'è un'evoluzione del noto cinque cilindri 2.7 che, grazie a una nuova turbina a geometria variabile, arriva a erogare 186 cv a 4.000 giri con una coppia di 402 Nm costante tra i 1.600 e i 3.000 giri.

INCROCIO FORZATO Questo motore, battezzato 270 XVT, è abbinato esclusivamente a un cambio automatico a cinque marce Mercedes T-Tronic con funzione sequenziale attivabile con una levetta sul pomello della leva o con due pulsanti al volante. La velocità massima che garantisce è di 181 km/h, con un tempo di 11,64 secondi nello 0-100 e una percorrenza media di 10,9 km/litro. A completare il capitolo trasmissione c'è una trazione integrale permanente AWD in cui un differenziale centrale asimmetrico invia il 60% della coppia motrice alle ruote posteriori e il 40% a quelle anteriori.

VECCHIA MANIERA Sulle Rexton 270 XVT scompaiono le marce ridotte, che restano invece un punto di forza delle versioni con il "vecchio" turbodiesel 270 XDi da 165 cv. Queste sono abbinate al solo cambio manuale a cinque marce e alla trazione Torque On Demand (o TOD per gli amici). Il sistema chiama in causa le ruote posteriori solo quando quelle anteriori perdono aderenza, a meno che il pilota non blocchi manualmente la ripartizione della coppia tra i due assi al 50:50. Il termine "vecchio" non è virgolettato a caso qui sopra: anche questa configurazione è rivista e corretta in molti particolari, tanto che ora rientra (come quella da 186 cv) nei limiti delle norme Euro 4 senza neppure bisogno di filtro antiparticolato (acquistabile comunque a 700 euro). Le Rexton XDi hanno una velocità massima di 177 km/h, raggiungono i 100 in 12,92 secondi e si accontentano di un litro di gasolio ogni 11,1 chilometri.

2.7 XDi Partendo dal basso, il listino della Rexton II si apre dunque con la 2.7 XDi Plus 1 che per 33.800 euro offre i controlli elettronici della stabilità, della trazione e del rollio, il sinto-lettore CD con comandi al volante, il clima automatico, i vetri posteriori scuri, i fendinebbia e i cerchi in lega da 16" con pneumatici 235/75. Per 34.900 euro si può invece acquistare la Plus 2, con di serie anche l'interno in pelle e le pedane laterali mentre per la Premium, equipaggiata anche di airbag laterali, sensori di parcheggio, quadro strumenti a Led e fascioni laterali la richiesta sale a 37.100 euro.

2.7 XVT Quanto alle versioni da 186 cv AWD, la Executive viene proposta a 39.500 euro e la sua dotazione comprende tutto quanto sin qui menzionato con l'aggiunta del cambio automatico, dei pneumatici 255/70 e del servosterzo ad assistenza variabile. La Executive Top, a 41.950 euro, si differenza infine per l'adozione di sospensioni posteriori indipendenti a quattro bracci al posto del classico ponte rigido, di cerchi da 18" con gomme Bridgestone 255/60, del cruise control, di sedili regolabili elettricamente e del tetto apribile. Lo stesso equipaggiamento si può avere per 42.600 euro anche con un motore a benzina 3.2 da 220 cv, a sua volta dotato di trazione integrale permanente e cambio automatico.

DI VEDETTA Al timone della Rexton II chiunque riesce a trovare una buona sistemazionenonostante il volante si regoli soltanto in altezza e si trovi abbastanza vicino alla plancia. A compensare il tutto provvede il sedile, che arretra e si alza con un'escursione chilometrica. Il posto di guida è rialzato e offre un punto di vista privilegiato sul traffico, mettendo una pezza alla visibilità non eccezionale e aiutando non poco a gestire gli ingombri in manovra. D'altro canto, non occorre la capacità di analisi da Dr House per capire che l'habitat naturale della Rexton II non sono gli spazi stretti (in fondo era lo stesso anche per la prima generazione). Il pane di questa SsangYong sono gli orizzonti più ampi, nei quali ama muoversi senza che le vanga messa troppa fretta. Ciò vale per entrambe le versioni, anche se ciascuna ha sue precise peculiarità.

SPIRITO LIBERO La 270 XDi TOD ha uno spirito più avventuroso e non disdegna all'occorrenza anche qualche escursione nel fuoristrada vero. La presenza del ponte rigido al retrotreno e del riduttore sono lì a testimoniare che sotto il vestito elegante, da Suv tutta casa e ufficio, pulsa il cuore di uno spirito libero. In condizioni normali il sistema di trazione gestisce in autonomia la coppia motrice ma quando serve si può intervenire manualmente e garantirsi la motricità migliore per i passaggi più delicati. Le capacità di incassare i colpi duri sono notevoli anche se sulle piccole sconnessioni le capacità di filtraggio non sono al top.

W L'INDIPENDENZA La 270 XVTAWD rappresenta senza dubbio un passo in avanti da questo punto di vista. Il schema posteriore multilink a quattro bracci che adotta copia meglio le piccole asperità dell'asfalto e si dimostra più a suo agio quando si affrontano le curve a velocità sostenuta. Se si guida poi una versione Top, che aggiunge quindi i cerchi da 18" allo sterzo ad azione progressiva, la vocazione stradale viene ancor più esaltata. L'ingresso in traiettoria avviene in modo più pulito e la linea impostata è seguita con maggior rigore. Forzando il passo, l'altezza del baricentro e la massa si fanno sentire lo stesso ma il limite di tenuta di questa versione migliora sensibilmente.

A TUTTO TONDO Sulla XVT anche motore e trasmissione mostrano una più spiccata vocazione stradale. Il primo sfoggia una curva di erogazione più estesa. Riprende con piglio più deciso dai regimi più bassi, guadagna giri in modo più rapido e, all'occorrenza, sfodera una capacità d'allungo sconosciuta al fratello. Il cambio automatico, invece, si fa apprezzare più che altro per gli innesti morbidi e fluidi. La tempestività d'intervento in scalata è solo discreta, come anche la rapidità quando si opta per la selezione manuale delle marce.

INUTILE INSISTERE Di tutt'altra pasta è invece il cambio manuale, che ha l'unica colpa di avere una corsa un po' lunga e innesti non precisissimi ma che resta comunque più indicato per un impiego sportiveggiante della Rexton II. Il motore XDi non ha lo smalto dell'unità da 186 cv agli alti regimi ma si difende egregiamente a quelli intermedi, ai quali mette in mostra un tiro robusto e una buona vivacità. Insistere con l'acceleratore non ha insomma gran senso. Con il salire dei giri cresce più il rumoreche non la spinta ed è più redditizio passare rapidamente al rapporto successivo.


Pubblicato da Paolo Sardi, 27/11/2006
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