Tour de France con il primo SUV della Losanga. Oltre 3.500 km per scoprire un fuoristrada mascherato da softroader. Da guidare in surplace su comode poltrone, con un occhio alla lancetta del gasolio
DAIEDAI Prendiamo in mano le chiavi del Koleos sul finire dell'estate. Obiettivo dichiarato una sgroppata fino in Normandia e dintorni. Cosa di meglio che un ritorno sul suolo natio per raccontare come si vive con il primo Suv Renault? Quasi rude nell'aspetto, con gli sbalzi ridotti e rialzato sulle ruote siposiziona tra Qashqai e X-Trail. Il ragionamento "di gruppo" non fa una piega. Lo stile forse sì.
FACCIA DA LOSANGA Al primo approccio ci lascia un filo perplessi, con un frontale dove i tratti somatici francesi, la losanga e gli occhi lavorati, ci sembrano trapiantati a forza. In realtà ci piacerà col tempo, specialmente al posteriore, con il terzo montante sfuggente e proporzioni giuste per stare bene dentro, anche in cinque, senza indispettire chi sta fuori. Il problema è che in un tempo di Suv che devono travestirsi da berline per ottenere approvazione sociale, la Koleos fa il contrario.
PROBLEMINO O PROBLEMONE?La pensa così anche un signore - molto maleducato o forse semplicemente incattivito - che ci apostrofa in modo irripetibile, mentre lo parcheggiamo normalmente per fare un bancomat. Davvero il problema dell'Italia sono i Suv e i giovani come sosteneva lui? Rimaniamo perplessi e - pur non essendo mai stati fan del genere - iniziamo a pensare che si sia passato il segno: a bordo di una supersportiva fino alla settimana scorsa, nessuno aveva avuto da dire.
COLPI DELLA STREGA NO GRAZIE Il nostro tour de France parte caricando le valige, inghiottite senza problemi dal bagagliaio ampio e con ribaltina. Un ditino sulla chiave, pardon tessera, di avviamento e saliamo letteralmente a bordo. Volante in pelle, pulsantino magico di avviamento e un pomellone del cambio grande come un salame affettato (non ci vengono in mente altri paragoni) e si parte. Iniziamo a prendere le misure a difetti e qualità, che rimarranno tali anche dopo la convivenza. A partire dal silenzio, davvero notevole del propulsore e dei ruotoni ben isolati, ben addomesticati.
W L'AUTOSTRADA A regimi autostradali consentono di ascoltare, come si deve, le note dei 6 cd immagazzinati dall'hi-fi e gli mp3 dell'iPod, facilmente collegabile con la presa Aux in bella vista. La colonna sonora si gusta su poltrone anteriori che sarebbero da trapiantare in salotto, ampie e con il giusto mix di morbido-rigido. E purtroppo pensate per andature rilassanti: nelle curve non stringono bene e tutto viene acuito dalla tendenza ad inclinarsi del corpo vettura. Insomma non si guida come una berlina svelta, in compenso si sta comodi come in una ammiraglia. E poi si "vola alti", ottimo per guardare i panorami lungo la "corniche" ma anche per non farsi intimorire dai Tir.
CONTATTI RAVVICINATIOltre 3500 km, divagazioni comprese, coperti in quindici giorni, senza inconvenienti, senza mai desiderare più sprint o un'altra auto, sono il biglietto da visita di questa nuova Renault. Dalle dune teatro dello sbarco alleato all'ingorgo Parigino. Nessun impaccio, neppure nei parcheggi a filo nelle strette vie di Digione, con i sensori fedeli e indispensabili alleati per evitare contatti ravvicinati. Sempre ben aerati e illuminati, grazie al clima e al tetto panoramico apribile.
STRAVIZI E pure viziati: a tenere fredde le bibite ci pensa il cassetto refrigerato; lo sterzo in città è leggero come una piuma, i pedali e la leva del cambio sono docili ai comandi e, grazie al regolatore di velocità i chilometri si bevono senza accorgersene. E anche se siete novizi del fuoristrada, la discesa lungo la prateria non spaventa, grazie agli aiuti elettronici ereditati dal "saper fare" Nissan. Una Koleos davvero facile, da lasciare senza patemi anche alla moglie che fino a ieri guidava una piccola utilitaria.
SOTTO OSSERVAZIONE A bilanciare gli insulti ricevuti in Italia, tante teste pronte a girarsiman mano che ci si addentrava in Francia, un susseguirsi davvero sorprendente di sguardi inquisitori fino alle domande dirette. "Com'è, come va? Ah, voi Italiani ce l'avete già?". Tutte domande interessate: la commercializzazione era agli esordi anche Oltralpe e complice il "moderato" sciovinismo dei cugini, l'interesse attorno al modello non mancava.
COLORI TECNOLOGICIUn SUV alla francese, da vivere e capire. Da scoprire nel tempo, comodo e generoso, ma da abbeverare spesso. Trazione integrale, dimensioni importanti e motore prestante, non consentono al DCI da 175 cavalli percorrenze reali superiori agli 8-9 km litro. I concorrenti di categoria fanno solo leggermente meglio, ma lo stesso propulsore sulla Laguna ci aveva abituato ad un rapporto più rilassato con il benzinaio.
FINE VACANZE Il commiato con la Koleos ha coinciso con il ritorno al tran-tran lavorativo. E come accade con le vacanze, quando ci si rende conto di quanto si stava bene, ci sono venuti in mente i bei ricordi. Se lo acquistate in versione "top spec" come quello della nostra prova, avrete quasi una Jeep e una vera ammiraglia ognitempo. Abbiamo provato e apprezzato le tre modalità di trazione, con il blocco 50-50 che rimane attivo alle basse velocità, ma per il 98% delle situazioni la trazione anteriore basta e avanza.
FINTOSUVSe lo userete in città o per portare i bimbi a scuola, scegliendo la versione basica a trazione anteriore, vi avvicinerete allo spirito di una Scénic appena inselvatichita. O se volete di una R4 postmoderna. Noi ci siamo stati bene e non abbiamo provato sensi di colpa, se non quando l'abbiamo salutato: alla fine ci stava pure simpatico. Con buona pace di chi pensa che tutti i mali del mondo siano da ricercare nei SUV: brutta cosa i pregiudizi.