Spazio alla francese, prestazioni, linea moderna e bella guida. L'abbiamo strapazzata in giro per l'Italia per un mesetto e la francesona ci ha conquistato. Ecco come.
COGLI L'ATTIMO Capita a volte che le auto in prova arrivino proprio al momento giusto. È il caso ad esempio della Renault Espace, oggetto di dispute in redazione. Non si sa perché ci sono modelli che restano nel garage e vengono provati per onor di firma, altri invece che nel garage non ci passano nemmeno un minuto. Il momento giusto per l’Espace è coinciso con l’inizio di svariate manifestazioni in giro per l’Italia cui dovevo presenziare, sempre con il mio fido borsone dell’attrezzatura da bravo motociclista.
UN BEL BRIO L’auto ideale per farne una pool car. Infatti, è proprio quello che abbiamo fatto, non capisco come mai da quando è arrivata ricevevo le telefonate dei colleghi e la frase era sempre la stessa "hai ancora l’Espace? Allora andiamo con quella". E lei, l’Espace, ha scorrazzato me, colleghi e una marea di bagagli per mezza Italia macinando senza batter ciglio migliaia di chilometri. Perfetto l’abbinamento tra il motore turbodiesel e il cambio a sei marce: il 2.2 Dci da 150 cavalli offre potenza sufficiente a dare al vetturone francese un bel brio e più che sufficiente per viaggiare rapidi anche quando si è stracarichi.
SUL VELLUTO Spinge bene, spinge sempre, al punto che occorre prestare attenzione per non "sforare" il limite del ritiro patente, mentre si parla a bassa voce con gli amici e si ascolta la radio. Anche perché il comfort è davvero di livello superiore nella categoria. Scendi dopo 700 km e sei ancora fresco e riposato come un bocciolo (si fa per dire…). Ottima l’insonorizzazione, eccellente il comfort dei sedili, insomma, si viaggia piacevolmente in un'atmosfera da monovolume di classe.
NO PROBLEM Come tutte le Renault dell’ultima generazione non manca di fare un pieno di automatismi e di elettronica gestionale. Non arriva al "Key less" della Mégane e della Scénic, qui per aprire la porta devi ancora premere il bottoncino e per far partire il motore con il tasto "start" (che ha quel non so che di racing) devi infilare la card nell’apposita fessura. Ma poi ci sono tutti gli aiuti cui Renault ci ha abituato. Freno a mano automatico, tergicristalli automatici, fari automatici. Il pensiero a quando qualcuno di questi automatismi non funzionerà più è abbastanza frequente, ma devo dire che in tutto il tempo che abbiamo usato l’Espace (che aveva già percorso circa 30.000 km ed era quindi piuttosto vissuta) non abbiamo avuto alcun problema.
ORDINATA Mi è piaciuta l’Espace, ne ho ammirato la linea moderna, quasi sportiva, ho sfruttato fino all’ultimo millimetro lo spazio interno (vani e cassetti soprattutto davanti però, e tutti chiusi in ossequio al massimo ordine), e ho goduto del tetto panoramico che offre tre possibilità di scelta (oltre alle infinite soluzioni intermedie ovviamente): tutto chiuso, tutto in vetro (incredibile la luminosità dell’abitacolo), o tutto aperto, che in pratica trasforma l’Espace quasi in un cabriolettone di 4 metri e 66 centimetri. Sportiva da vedere, piacevolissima da guidare.
STATION WAGON Le sospensioni sono azzeccatissime, tarate più sul morbido che sul rigido, accontentano la nonna seduta nell’ultima fila (a proposito i sedili si tolgono e mettono in maniera piuttosto agevole), ma anche il papà-pilota che magari quando vede un paio di curve si vuole divertire. In effetti, la sensazione di guida è più da station wagon che da monovolume.
SORPRESE La posizione di guida da camioncino è un lontano ricordo, il coricamento è limitato, la frenata eccellente anche a pieno carico e, soprattutto se si montano i cerchi da 18 (come nel nostro caso), la tenuta di strada potrebbe regalare nel misto qualche spiacevole sorpresa anche al tipico commenda in Mercedes che vuole fare il bullo.
GRANDE VIAGGIATRICE A tutto questo la 2.2 dCi aggiunge consumi e autonomia da vera viaggiatrice, la pompa del gasolio la vedete di rado. Tra le cose fastidiose ricordo solo la strumentazione, il pannello centrale full digital è un po’ lontano dallo sguardo diretto del guidatore e, se è colpito dai raggi del sole (e con tutti i vetri che ci sono non è una ipotesi remota) non fa vedere più nulla se non il circuito stampato sottostante. Piccolo neo in una automobile molto riuscita.