Avanti un'altra! Dopo una lunga gestazione la Colt va a rimpolpare la sempre più folta schiera delle coupé-cabriolet. Gli assi nella sua manica sono la simpatia e la sportività, oltre a un prezzo piuttosto allettante.
RESTA UGUALE Rispetto alla vettura vista tempo addietro non ci sono novità di rilievo. La linea resta quella un po' paffutella che aveva sfilato sotto i riflettori della kermesse elvetica. Il muso è corto e massiccio, alleggerito giusto un po' dal taglio obliquo dei parafanghi. Dalla loro linea prendono le mosse i montanti del parabrezza, che è inclinato a 24° e proteso all'indietro, a far quasi da tettoia sopra le teste dei passeggeri.
A TUTTO VOLUME Il tetto gira basso e attillato attorno all'abitacolo, ottimisticamente definito 2+2, mentre il volume posteriore si staglia in modo netto dal resto della carrozzeria. La coda, alta e imponente, non è forse il lato più risuscito della Colt CZC ma la scelta di questa forma presenta indubbi vantaggi, a partire da un volume di carico degno quasi di una station wagon. Con il tetto chiuso il bagagliaio ha una capacità di 460 litri mentre quando si viaggia scoperti tale valore scende a quota 190.
IN CARNE Dopo aver aperto manualmente due ganci agli angoli del parabrezza, il tetto metallico si ripiega a comando elettrico e scompare alla vista in un tempo di 22". La sua adozione in luogo della capote in tela che si era vista nel 2003 sul primissimo prototipo CZ2 ha imposto alla Mitsubishi di realizzare la CZC sulla piattaforma della Colt in versione a cinque porte e non di quella più corta della CZ3. La lunghezza della coupé-cabriolet è quindi di 3.875 o 3.885 mm a seconda delle versioni, con la larghezza e il passo che misurano invece nell'ordine 1.695 e 2.500 mm. L'altezza può infine variare da1.453 a 1.457 mm ed quindi maggiore di quella delle dirette rivali (Peugeot 206 e Micra C + C), ma non penalizza più di tanto il Cx, che è pari a 0,36.
PARENTELA STRETTA Nel complesso, la CZC ha circa il 65% dei componenti in comune con le sorelle chiuse. A parte l'evidente somiglianza nel muso, la stretta parentela salta all'occhionell'abitacolo. Gli arredi sono la fotocopia di quelli delle altre Colt, con la plancia rivestita da un pannello schiumato a quadretti e una consolle ornata da elementi traslucidi che fanno tanto high-tech e che di notte, con le luci accese, si tingono di verde. Le finiture sono abbastanza curate e solo alcuni pannelli in plastica hanno un'aria un po' economica. Come già osservato nella prova della CZ3, una critica va pure al piccolo display alla base del parabrezza. Con i fari accesi e con la luce del giorno diventa praticamente illeggibile, a maggior ragione quando il tetto è abbassato.
DOPPIA PERSONALITA' La CZC sarà venduta con due diversi motori, entrambi da circa 1,5 litri, uno aspirato e uno turbocompresso, accomunati dalla distribuzione a sedici valvole con fasatura variabile Mivec e dal cambio manuale a cinque marce Getrag. Nel primo caso la potenza massima di 109 cv e la coppia massima di 145 Nm permettono alla piccola Mitsubishi di scattare da 0 a 100 in 10,5 secondi e di toccare i 185 km/h, con percorrenze medie di 15,2 km/litro. Il motore sovralimentato eroga invece 150 cv e ha un picco di coppia di 210 Nm che fanno scendere il tempo nella prova di scatto a 8,4 secondi. La velocità massima sale invece a 205 km/h con la percorrenza media che si attesta a 14,1 km/litro.
UNA E TRINA Delle tre versioni che comporranno il listino due saranno spinte dal motore aspirato. Quella base, proposta a 17.550 euro, avrà di serie tra le altre cose quattro airbag, cerchi in lega da 16" gommati 205/45, controllo elettronico della stabilità e della trazione, climatizzatore, fendinebbia e radio con lettore CD e MP3 dotata di comandi al volante. Spendendo altri 1.350 euro si potrà invece acquistare la CZC 1.5 dotata del pacchetto Luxury, con i sedili riscaldabili e con l'alternativa tra l'interno in pelle color terracotta e i sedili sportivi rivestiti in tessuto 3D misto a pelle nera. Questi ultimi sono invece standard sulla CZC Turbo, offerta a 22.550 euro. A giustificare la notevole differenza di prezzo si saranno anche un assetto sportivo, la pedaliera e i battitacco in alluminio oltre a un pacchetto aerodinamico più grintoso. Per tutte le versioni la scelta è tra sei tinte metallizzate (in opzione a 345 euro) e il nero.
SOLO MATRIMONIALE Nonostante il volante sia regolabile soltanto in altezza, il posto di guida della Colt CZC si rivela molto ospitale. Il sedile va su e giù con un'ampia escursione e il padiglione è distante dal piano di seduta, così da non dare problemi anche agli spilungoni e a chi si pettina alla Angelo Branduardi. Se nella parte anteriore dell'abitacolo lo spazio non manca, la zona posteriore è praticamente ridotta all'osso.
MILLANTATO CREDITO Il sospetto è che in coda alla dicitura 2+2 qualcuno si sia scordato di aggiungere la parola "borse", visto che nei pochi centimetri disponibili sembra impossibile che qualsiasi forma di vita possa sopravvivere a lungo. I sedili sportivi della CZC Turbo si dimostrano piuttosto confortevoli. A dispetto di un'imbottitura consistente, non provocano indolenzimenti e contengono bene il busto e le gambe quando si guida alla bersagliera.
CI VUOLE OCCHIO Muovendo i primi passi si avverte un lievissimo imbarazzo dovuto alla visibilità non eccezionale. Nella zona posteriore il lunotto piccolo e la forma della coda complicano un po' le manovre mentre in marcia è la cornice cicciottella del parabrezza a creare un angolo morto nella visuale. Non è male invece lo sterzo, più rapido e diretto rispetto alla Colt vulgaris ma comunque leggero quando ci si trova a spigolare a destra e a manca in parcheggio.
FA LA DURA L'assetto è sulla stessa lunghezza d'onda. Rispetto alle altre Colt, questa versione adotta molle più dure, attacchi più rigidi per la barra stabilizzatrice, bracci rinforzati e ammortizzatori posteriori più sodi. Che non sia una scelta votata estrema lo si sente comunque sulle sconnessioni affrontate in sequenza. Qui non mancano qualche scossone e qualche oscillazione ma alle vertebre vengono risparmiati i colpi più duri.
GUSTOLUNGO La scelta di compromesso fatta dalla Mitsubishi paga bene anche nel misto. Quando iniziano a susseguirsi curve e controcurve, la Colt CZC si dimostra piacevole e si lascia condurre con disinvoltura, almeno fino a che non si cerca di strafare. Il telaio flette un po' ma sfruttando la notevole impronta a terra delle gomme è possibile disegnare le traiettorie in modo rapido e preciso.
AMA GLI ACUTI Dal canto suo, il motore se la cava benone. Soltanto sotto i 2.000 giri lamenta una certa pigrizia, che impone un attento uso del cambio quando si cerca di fiondarsi fuori dai tornanti o si cercano spunti rapidi per effettuare un sorpasso. Superata tale soglia, invece, la progressione si fa decisa e costante, con la lancetta del contagiri che riesce a sconfinare nella zona rossa prima che il limitatore tagli i viveri al motore attorno a quota 6.600 giri indicati. Ad accompagnare questo crescendo c'è un sound gasante, con il sibilo della turbina accompagnato dal rombo dello scarico.
NON SI DA' LE ARIE Cosa abbastanza curiosa, la Colt CZC si dimostra in proporzione più rumorosa con il tetto chiuso che non quando si viaggia con il vento tra i capelli. Quest'espressione, tra l'altro, va bene giusto per modo di dire, perché dopo lunghe sedute nella galleria del vento Pininfarina, gli ingegneri hanno trovato il modo di far girare l'aria lontano dai passeggeri. Con la zanzariera frangivento montata dietro i poggiatesta, anche a velocità autostradali questa Mitsubishi permette di viaggiare senza mettere a rischio la messa in piega.