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Prova su strada

Mitsubishi Carisma my 1999


Avatar Redazionale, il 01/08/01

23 anni fa -

Dalla Mitsubishi Carisma deriva la bella Volvo serie 40. Un miracolo di design, poiché la giapponese, malgrado il nome non ha mai avuto fino a ora un grande appeal. Arriva ora un restyling che diminuisce il divario tra le due cugine.

LA NOVITA' Le cure hanno interessato l’intero corpo della Carisma, con inedite forme per il frontale e per la coda. Il cofano motore è di nuovo disegno, con profonde nervature che conferiscono alla geisha di casa Mitsubishi un aspetto più arcigno ed evidenziano lo stemma con i tre diamanti. Anche la calandra, il paraurti, la fanaleria con vetro trasparente e lo spoiler anteriore con i fendinebbia integrati sono tutti inediti. L’insieme ha guadagnato in autorevolezza e l’impatto visivo è migliorato notevolmente, ma non si può ancora dire che la giapponesina sia diventata una seduttrice irresistibile. Lo stile ricorda molto e rischia di confondersi con quello della Seat Toledo. Anche la porte posteriore ha ricevuto la sua dose di attenzioni e il bisturi dei designer Mitsubishi ha lavorato con precisione per ampliare la superficie del lunotto, migliorare la percezione degli ingombri nei posteggi e rendere più semplici le manovre di carico attraverso il portellone del bagagliaio. Completano l’opera in maniera decisiva i nuovi fanaloni dalle forme tondeggianti e lo spoiler aerodinamico integrato che danno alla coda una personalità marcata che non si confonde con latri modelli. Ma gli interventi per conferire un’aria meno fragile alla Carisma non sono ancora finiti: l’assetto ribassato con un minore spazio all’interno dei passaruota e la gommatura di maggiori dimensioni contribuiscono non poco a generare un piacevole "effetto terra" e ad aggiungere grinta alla ex-paciosa berlina giapponese.

4 O 5 PORTE La scelta è tra la più banale versione Sedan tre volumi quattro porte e la più accattivante Hatchback con cinque porte e portellone, mentre gli allestimenti a disposizione della clientela italiana sono stati semplificati a due sole opzioni: Classic ed Elegance. La dotazione più "povera" comprende l’ABS, il doppio airbag anteriore, il climatizzatore manuale, il sedile guida e il volante regolabili in altezza, la chiusura centralizzata e gli alzacristalli elettrici solo anteriori. Chi invece decide di concedersi il lusso dell’allestimento Elegance, dispone anche degli airbag laterali, di climatizzatore automatico, alzacristalli elettrici posteriori, volante Nardi e cruscotto con finiture in finto legno, impianto stereo con 6 altoparlanti, sedili in pelle e tessuto, fari fendinebbia, specchietti retrovisori in tinta con la carrozzeria regolabili e riscaldabili elettricamente e minigonne laterali. E gli incontentabili? Unico optional la vernice metallizzata (650.000 lire) e nel catalogo accessori si trova anche il sistema di navigazione satellitare integrato nel cruscotto.

INTERNI SOBRI Quest’ultimo è di nuovo disegno e sono evidenti gli sforzi per migliorare la qualità delle plastiche utilizzate, ma gli interni rimangono piuttosto anonimi e certi particolari come le tasche laterali delle portiere o le alette parasole non sono ancora all’altezza della situazione. La plancia ha un disegno semplice e razionale, con tutti i comandi racchiusi in una consolle ovale sovrastata da un comodo e grande visore a cristalli liquidi che tiene a portata di occhio le informazioni dell'autoradio a cassette (purtroppo non è prevista l'alternativa con Cd) Mitsubishi di serie sulle Elegance (senza display e quindi poco desiderato dai ladri). Nella Elegance, sobria e discreta è anche la cornice in similradica che racchiude la consolle e copre il portacenere, ma meno sobrio e poco pratico è invece il volante con due parti della corona in legno.

INIEZIONE DIRETTA, DI BENZINA Sotto il cofano della nuova Carisma trovano posto ancora due propulsori piuttosto datati come il 1.600 da 100CV (velocità massima 190Km/h e accelerazione da 0 a 100Km/h in 12,1s), e il valido ma superato Turbo Diesel 1.9 da 90CV (180Km/h e 0-100Km/h in 13,2s). Fortunatamente, a risollevare le sorti della giapponese ci pensa il nuovo e apprezzato propulsore GDI da 1.834 centimetri cubici con sistema di iniezione diretta, ma bisogna subito chiarire un equivoco: il motore GDI non è un diesel, ma un quattro cilindri benzina capace di 125CV a 5.500 giri, una velocità massima di 200Km/h e un’accelerazione da 0 a 100Km/h in 10,4 secondi.

PREZZI INTERESSANTI Con quest’ultima unità imbullonata sotto il cofano, la Carisma Hatchback 1.8 GDI diventa sicuramente la più desiderabile, ma bisogna essere disposti a staccare un assegno da 35.240.000 lire per l’abbigliamento Classic e 39.140.000 lire per il vestito Elegance.

AL VOLANTE Tutti d’accordo quindi, la 1.8 GDI è la Carisma giusta per il pubblico italiano e rappresenta l’unica motorizzazione coinvolgente tra quelle proposte dalla Mitsubishi, ma davvero la berlinetta euro-giapponese è in grado di tenere testa ad una concorrenza agguerrita come un samurai?

LA POSIZIONE DI GUIDA È SODDISFACENTE, il sedile regolabile in altezza con supporto lombare è in grado di ospitare i piloti di tutte le taglie e il volante regolabile consente ogni sorta di personalizzazione. Purtroppo, il diametro del volante è eccessivo e la sensibilità è migliorabile, ma i piloti senza ambizioni corsaiole apprezzeranno la leggerezza dello sterzo e l’impostazione di guida stress-free. Meno riposante, invece, è l’uso dei freni: il comando con ABS consente fermate in tutta sicurezza, ma il pedale è poco progressivo e la frenata è difficilmente modulabile. Il cambio si lascia manovrare volentieri, gli innesti non sono troppo gommosi e i rapporti sono ben scalati per sfruttare il motore bene e senza cambiare troppo spesso marcia.

IL CUORE GDI Il motore a iniezione diretta di benzina è già stato apprezzato su altre sorelle di casa Mitsubishi ed equipaggia anche alcune cugine di produzione Svedese (leggi Volvo V40/S40). L’erogazione fluida e regolare consente alla Carisma di muoversi con facilità e il buon tiro ai bassi regimi non costringe il pilota ad un uso isterico del cambio. Il propulsore è piuttosto educato, alza raramente la voce e non scuote l’abitacolo con fastidiose vibrazioni, ma quando gli si tira il collo, mostra i suoi limiti. Superati i 4000 giri, infatti, l’erogazione diventa più ruvida e il motore lascia chiaramente intendere di preferire uno stile di guida che sappia sfruttare la coppia motrice (174Nm a 3.750 giri), piuttosto che una disperata e inutile ricerca di prestazioni missilistiche.

IL COMFORT La rumorosità di marcia è migliorata grazie ad una maggiore cura nell’insonorizzazione del cofano motore e i fruscii aerodinamici fanno sentire la propria voce soltanto quando l’andatura passa dal trotto al galoppo. Anche le sospensioni sono state oggetto di profonde migliorie, hanno una taratura meno secca rispetto alla Carisma destinata alla pensione e privilegiano il comfort di viaggio. Meno confortevoli, invece, i consumi. Fino a quando la giapponese va a passeggio, il 1.8 GDI si dimostra poco esigente, ma quando alla guida c’è un samurai e l’ago del contagiri colpisce ripetutamente la zona rossa, si ha l’impressione che la Carisma diventi un po’ troppo assetata.

di Chris Winters
18 maggio 1999


Pubblicato da Redazione, 01/08/2001