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Mini Cooper Cabrio


Avatar Redazionale, il 20/07/05

19 anni fa - Tutta mia la città.

L'abito non farà forse il monaco, ma l'auto talvolta sì. E così per il popolo cittadino degli happy hour la Mini Cabrio diventa un'autentica icona. Un fenomeno di moda da esibire o da godere con il vento (molto) tra i capelli.

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TIPO DA BAR Quando, circa un annetto fa, il nostro Stefano Cordara ebbe l'idea di realizzare un servizio dedicato alle "moto da bar" si alzò un polverone terrificante, con gli appassionati di questa o di quella marca scatenati a prendere le difese della loro amata e a sparare a zero su tutti gli altri. Ora, convinto di correre meno rischi, provo a ripescare quella definizione adattandola alle quattro ruote, per appiccicare l'etichetta di "auto da bar" alla Mini Cabrio.

BAUSCIA! D'altra parte non potrebbe essere altrimenti. Il suo habitat naturale è lì, fuori dai locali di grido, dove ostenta il look à la page e la sua simpatia, un po' piaciona o "baùscia", come si dice all'ombra della Madonnina di chi non sa proprio cosa voglia dire l'understatement. Altro che "vorrei ma non posso"! La Mini Cabrio in versione Cooper ha più l'aria del "posso e non faccio nulla per nasconderlo". Uno status symbol che si paga profumatamente: ventiduemila euro abbondanti, recita il listino, e con una spiccata tendenza al rialzo se si vuol dar vita a un'irrinunciabile personalizzazione.

MATRIMONIALE Per rendersi conto del suo appeal e del suo potere ipnotico non ci vuole molto, bastano poche centinaia di metri in centro a capote abbassata. Non c'è nulla da fare: chi ti vede, ti tiene gli occhi addosso almeno per un po', come e più di quando si è al volante di una supercar. E parafrasando una pubblicità in voga, un simile ritorno d'immagine non ha prezzo, quanto meno per chi in un'auto cerca una buona capacità di rimorchiare... senza il gancio di traino. D'altronde l'abitacolo è matrimoniale e i posti posteriori sono poco più che simbolici. Uscito una sera per Roma da passeggero con una coppia di amici, mi sentivo in tutti i sensi terzo incomodo...

VENGA, DOTTORE Che si sia o meno in cerca di conquiste, la Mini mantiene comunque un'innegabile vocazione cittadina. Nonostante lo sterzo non sia una piuma, l'agilità è notevole e sguisciare negli spazi stretti diventa quasi un gioco. Anche parcheggiare è semplice, grazie ai sensori posteriori di parcheggio offerti di serie, che pongono rimedio a una visibilità resa altrimenti critica dalla conformazione della capote.

GIRA ALTO Il cambio sfoggia a sua volta un'indole urbana con una rapportatura corta, che favorisce la prontezza negli scatti e nelle riprese. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che costringe il motore a girare un po' troppo alto a velocità autostradali. Quando il tachimetro indica i 130 km/h imposti dal codice, la lancetta del contagiri si trova infatti attorno a quota 4.000, con il rombo del quattro cilindri che alla lunga può dare anche fastidio. E' un peccato, perché il tetto in tela, alla faccia di una struttura piuttosto semplice, da chiuso si dimostra sorprendentemente silenzioso, oltre che esente da spifferi e a tenuta perfettamente stagna.

APRITI CIELO! Il giudizio cambia invece se si viaggia a capote reclinata. Già sfruttando l'esclusiva possibilità di riavvolgere la sola tela che sovrasta i posti anteriori i vortici non mancano e una volta ripiegato tutto il tetto la situazione non migliora. Se si marcia a velocità sostenuta conviene anzi zavorrare a dovere le carte importanti, dato che attorno ai 140 km/h indicati abbiamo visto una vecchia ricevuta di un parcheggio evadere dalla tasca della portiera e riguadagnarsi la libertà. Meglio piuttosto risollevare la capote se si intende fare una sparata da casello a casello, sempre che il comando elettrico non faccia le bizze, come ci è capitato in un paio di occasioni. Una situazione alla quale si può comunque porre rimedio escludendo il motorino e mulinando con un cricchetto

TRASFORMISTA Oltre che dal davanti, la capote si solleva ingegnosamente anche da dietro per facilitare le operazioni di carico, secondo un sistema non a caso chiamato Easy-Load. Da questo punto di vista, la Mini Cabrio offre una versatilità d'impiego che si sognano di notte anche rivali ben più stazzate. Alzando il lembo di capote sotto il lunotto, dopo aver sbloccato due leve nel bagagliaio e reclinato in avanti i due schienali posteriori, la Mini si trasforma quasi in una specie di pick up. In condizioni normali il volume utile è invece di soli 165 litri, che scendono anche a 120 se il tetto è reclinato. Per contro i litri salgono a 605 sacrificando il divano e facendone una dépendance del bagagliaio.

NON SI PIEGA Chi fa la sua onesta figura a ogni andatura è il telaio. La taratura delle sospensioni non è soffice ma rappresenta un buon compromesso tra le esigenze di assorbimento delle buche e quelle di precisione di guida. Anche priva del tetto, la Mini mantiene una discreta rigidità grazie alle dimensioni compatte, agli sbalzi ridotti all'osso e a una traversa di rinforzo che funge anche da rollbar. Giusto quel che serve per godersi i 116 cv della Cooper, cui difetta solo un pelo di grinta in allungo per soddisfare appieno i palati più sportivi.


Pubblicato da Paolo Sardi, 20/07/2005
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