La fuoristrada di Stoccarda rimette per una volta nell'armadio gli abiti eleganti e torna a indossare come un tempo la tuta da lavoro. Proposta in tre varianti di carrozzeria accomunate da un motore 3.0 turbodiesel, è inarrestabile su ogni terreno.
CONTROCORRENTE Conformarsi alle tendenze e seguire le mode non è mai stato nelle corde della Classe G e aspettarsi che questa Mercedes inizi a farlo adesso, che ha da poco compiuto trent'anni, sembra francamente fuori luogo. Insensibile al passare del tempo, la veterana della Stella tre punte va quindi come sempre per la sua strada, che non è quella più facile, dritta e ben pavimentata, che preferiscono le Suv moderne. La Classe G è e resta una fuoristrada Doc: durante la carriera si è imborghesita solo lo stretto indispensabile per rendere più comoda la vita dei facoltosi intenditori che la considerano l'eterna regina dell'offroad.
RITORNO ALLE ORIGINI Anche se da tempo si è guadagnata un posto nell'aristocrazia delle quattro ruote, la Classe G ha però origini proletarie. Le prime serie erano in fin dei conti pensate per impieghi militari e professionali, certo non lo shopping e gli happy hour nelle vie del centro. E oggi la Casa di Stoccarda riscopre questa vocazione operaia proponendo una gamma di tre versioni chiamata appunto Professional e destinata a chi vuole un mezzo inarrestabile e capace di arrivare (quasi) ovunque senza tanti fronzoli. Non è un caso che il nome in codice che la contraddistingue sia il vecchio 461, quando ormai da tempo le G "civilizzate" sono le 463.
UNA FACCIA, UNA RAZZA Numeri a parte, quanto queste versioni siano legate alla tradizione del modello lo dice anche la linea della carrozzeria, che poggia su un tradizionale telaio a longheroni e traverse. Nel disegno prevalgono forme geometriche e rigorose, per un minimalismo spinto al limite dell'austerità. A dare un'aria da "dura e pura" a questa Mercedes ci sono anche le protezioni sottoscocca e i paraurti in metallo, con quello anteriore che non sfigurerebbe nemmeno su un mezzo corazzato.
FATTA PER DURARE L'abitacolo è sulla stessa lunghezza d'onda, spartano e con pochissime concessioni alle mollezze e agli agi della vita borghese. I tessuti dei sedili sono a quadrettoni in perfetto stile Anni 70, capaci di fare venire qualche luccicone ai nostalgici dal cuore più tenero. La plancia ha invece forme squadrate ed è lontana anni luce rispetto ai mezzi di ultima generazione, con una disposizione dei comandi un po' sui generis. Tutto sembra però fatto per durare a lungo e di più non si deve chiedere.
UNO PER TUTTE Da un punto di vista tecnico, a fare da denominatore comune alla gamma Professional è il collaudato motore sei cilindri turbodiesel 3.0 CDI. Capace di 184 cv a 3.800 giri, ha una coppia massima di 400 Nm costanti nell'intervallo che va dai 1.600 ai 2.600 giri. Su strada questi valori si traducono in una velocità massima di 160 km/h e in una percorrenza media di 8,5 km/litro. Scelta obbligata anche sul fronte trasmissione ma sembra improbabile che qualcuno possa augurarsi di avere qualcosa di diverso. Il cambio è automatico a cinque marce con funzione sequenziale e riduttore inseribile elettronicamente. La trazione è integrale permanente, con tutti e tre i differenziali bloccabili al 100% attraverso tre pratici tasti sistemati sulla plancia.
PRONTA A TUTTO Una grande motricità non è però l'unica arma a disposizione della G Professional per raggiungere le mete più lontane e difficili. Uno snorkel che sale lungo il montante destro del parabrezza provvede a portare al motore una boccata d'aria fresca anche nei guadi più profondi, aria che viene poi purificata poi da un filtro dotato anche di un utile indicatore di usura. Alla qualità del gasolio provvede invece un separatore d'acqua inserito a livello del filtro del carburante. Tra l'altro, se l'abitacolo dovesse finire con l'allagarsi non c'è di che preoccuparsi: questa Mercedes dispone pure di una pompa di drenaggio per riportare in fretta i piedi all'asciutto.
UNA E TRINA Le versioni che compongono il listino sono tre. Quella più vicina alle esigenze dei privati è la Station Wagon passo lungo quattro posti, che, volendo, può essere omologata anche come autocarro N1 e che ha un prezzo di 68.430 euro. La stessa macchina si può acquistare per 60.900 euro in variante biposto furgonata, con un vano di carico da ben 2.936 litri e una portata di 1.890 kg. Chiude l'offerta il pick up, con il telaio posteriore nudo e crudo pronto per ogni genere di allestimento (cassonato, ambulanza, pompieri…) e un prezzo base di 60.060 euro.
SALTO IN ALTO Sulla Classe G si sale e non solo per modo di dire. Il pavimento è molto alto rispetto al suolo e chi è di altezza inferiore alla media deve aggrapparsi da qualche parte se non vuole esibirsi in salti stile Fosbury. Una volta a bordo si siede su sedili duretti e non particolarmente ampi, che hanno anche sistemi di regolazione piuttosto macchinosi. Alla fine dei conti, comunque, tutti possono trovare una posizione corretta, anche se un po' troppo a ridosso della porta. Chi siede dietro sulla versione Station Wagon ha a disposizione a sua volta sedili singoli e centimetri in abbondanza, cosa che non guasta mai.
COME UNA VOLTA Prima di accendere il motore è il caso di studiare un po' la logica e la disposizione dei comandi, per evitare di distrarsi poi una volta in movimento. Tasti e manopole hanno una foggia e un funzionamento che ha ben poco a che vedere con quelli delle auto più moderne ma ripagano il disagio iniziale offrendo un senso di robustezza fuori dal comune. Le stesso vale anche per le manovelle che azionano i finestrini, che regalano un tocco davvero vintage.
DUE PESI, DUE MISURE Il motore si avvia lesto e con una voce un po' roca, accompagnata da qualche vibrazione che farebbe storcere il naso su una Suv ma sulla quale si può tranquillamente chiudere un occhio al volante di una Classe Gheavy duty. Già, perché questa è una macchina che – non bisogna dimenticarlo - va giudicata con un metro diverso, unico. E non è solo un fatto di rispetto per una signora di una certa età: è una questione di oggettiva destinazione d'uso.
NESSUN COMPROMESSO Lamentarsi per la pesantezza dello sterzo e per la sua scarsa precisione sarebbe un po' come criticare gli angoli di attacco e di uscita di una SLS AMG: una cosa senza senso. La G Professional è così perché è concepita per sopportare ogni sevizia e per superare qualsiasi ostacolo in condizioni estreme. Ciò impone scelte progettuali senza compromessi, che è normale pagare quando la macchina è fuori dal suo habitat naturale. Su strada, quindi, questa Mercedes va guidata con la dovuta cautela, visto che il baricentro è alto e che le reazioni sono sì graduali, ma ampie e lente.
L'ARRAMPICATRICE E' chiaramente nel fuoristrada che invece la Classe G Professional dà il meglio di sé. Un'altezza minima da terra di 213 mm, una capacità di guado di 600 mm e angoli di attacco e di uscita rispettivamente di 36 e 31°, oltre a quello di dosso di 23°, lasciano solo intuire quello di cui è capace questa macchina. Se già con la trazione integrale permanente ci si muove bene, inserendo le ridotte e bloccando nell'ordine il differenziale centrale, quello posteriore e quello anteriore si possono superare passaggi sempre più difficili. Il motore e il cambio se la cavano benone in ogni frangente. Quando c'è da viaggiare con un filo di gas per superare un twist o una forte pendenza laterale, si scopre un'erogazione dolce e regolare, che lascia però il posto a un tiro vigoroso quando si pesta decisi sul gas per arrivare in cima a rampe ripide e magari anche con poca aderenza.