Ruote, telaio, motore e nient'altro. La Casa austriaca applica a un'auto il tipico minimalismo delle sue moto. Ciò che ne viene fuori è una sportiva senza fronzoli, dura e pura, ma anche gestibile (con un po' di sacrifici) nell'uso quotidiano. A patto di andar piano e di saper sopportare gli sguardi di tutti...
VIETATA AI TIMIDI Questo però è solo un esempio: la sportiva austriaca fa da vedette a ogni incrocio, ritrovandosi con tutti gli occhi puntati addosso, assieme agli obiettivi dei telefonini dei passanti più sfacciati. Insomma, non ci sono santi: al suo volante è bene armarsi di santa pazienza e prepararsi a rispondere a battute e domande di ogni genere, come pure a sopportare le richieste di chi vuole farsi fotografare vicino alla macchina. Forse è un po' troppo vistosa per funzionare come mezzo da rimorchio…senza gancio di traino ma per il gran numero di sorrisi che sa regalare alla gente meriterebbe quasi l'esenzione dal bollo.
NAKED Non è detto che la X-BOW piaccia a tutti, ovviamente, ma nessuno le può restare indifferente, scarna, tecnologica ed essenziale com'è. I pannelli della carrozzeria hanno un taglio geometrico e minimalista e coprono a mala pena le sue nudità, come un perizoma striminzito addosso a una modella da paginone centrale. Nudità, già, perché se fosse una moto - e forse un po' lo è, almeno nell'anima – sarebbe sicuramente una naked, ma di quelle che più sportive non si può.
VASCA DA BAGNO Il telaio monoscocca in carbonio realizzato dalla Dallara è protagonista assoluto della scena, con il suo aspetto da vasca da bagno bislunga. Non fosse per i due posti, quello della KTM potrebbe essere lo scheletro di una Formula. Del microparabrezza si è già detto ma tetto, porte e finestrini laterali non ci sono affatto. La X-BOW mette subito tutte le sue carte sul tavolo e mostra di quale pasta sia fatta. In bella vista ci sono gli ammortizzatori WP e le sospensioni a triangoli sovrapposti. Quelle anteriori, tra l'altro, hanno anche uno schema push-rod, un'altra chicca da competizioni a ruote scoperte.
GRIFFATA Qui a coprirle ci sono invece parafanghi striminziti ma ciò non fa una gran differenza. L'effettomonoposto è garantito anche dal diverso diametro dei cerchi: all'anteriore la misura è 17", che diventano 18" al posteriore. Alle loro spalle s'intravede un impianto frenate Brembo, con dischi da 305 mm davanti e da 262 dietro. Un'altra firma di prestigio, Recaro, troneggia sui pannelli schiumati che fanno da sedili, cui ci si deve assicurare con cinture a quattro punti, a loro volta di chiara ispirazione pistaiola.
BRUCIASEMAFORI Gira e rigira, l'elemento meno racing della X-BOW finisce con l'essere il motore, il due litri TFSI del Gruppo Volkswagen, montato in posizione trasversale alle spalle dell'abitacolo e qui in configurazione da 240 cv a 5.500 giri. Come lascia intuire il regime di potenza massima, il set-up privilegia il tiro ai bassi rispetto agli allunghi, con anche una coppia di 310 Nm costanti tra i 2.000 e i 5.500 giri. In ogni caso la pratica 0-100 è liquidata in soli 3,9 secondi, quanto basta per stracciare nella prova di spunto la crema delle sportive Doc.
DIETA FERREA Di potenza ce n'è quindi da vendere, sia chiaro, specie se si pensa che questa KTM ferma l'ago della bilancia a soli 790 kg. Per arrivare a un simile risultato in termini di peso, a Mattighofen hanno eliminato tutto ciò che ritenevano superfluo. Se non sorprende la rinuncia allo stereo e al climatizzatore, va comunque ricordata l'assenza anche degli airbag, dell'Esp, del servosterzo e pure del servofreno. I chili diventano 770 se si sceglie la versione Superlight, con anche i pannelli della carrozzeria e il sottoscocca in carbonio, e con numerosi altri dettagli superleggeri, come dice il nome stesso.
DA BRIVIDO Se i numeri elencati sopra fanno bollire il sangue, a raffreddare gli entusiasmi potrebbe essere il prezzo. La X-BOW, è vero, non offre molto, badando solo al sodo. Tuttavia, quel poco che dà è davvero di prima qualità e si fa pagare di conseguenza. La versione top, ovvero la già citata Superlight, costa una mancia di spiccioli meno di 96.000 euro ma se ci si accontenta (sai che sforzo…) di un po' di carbonio in meno si possono risparmiare più di 30.000 euroe avere una macchina che funziona ugualmente bene. L'occhio vorrà la sua parte ma il portafoglio pure…
VESTE TUTTI Una volta a bordo, si scopre che chiunque può trovare una sistemazione soddisfacente, a prescindere dalla corporatura. Seduta e schienale sono fissi, prendere o lasciare, ma l'intera pedaliera scorre avanti o indietro per permettere a tutti di stendere le gambe per bene e il volante si regola a sua volta, su e giù, avanti e indietro restando sempre verticale e a portata di mano. Le cinture a quattro punti sono un po' macchinose per i profani ma basta poco tempo per non farci più caso e sentirsi legati come Houdini prima di una prova di escapologia.
ALLA CIECA E' invece destinata a ripresentarsi puntualmente la sensazione di cecità totale che si ha facendo manovra in retromarcia a volante sterzato. A causa della presenza dei due roll-bar, sopra la testa del pilota e del suo secondo, e dello snorkel centrale, nella zona posteriore di tre quarti non si vede nulla. Va bene che con questa KTM è improbabile che si trovi a parcheggiare tra le anguste vie dei centri storici ma doversi appellare ogni volta al proprio angelo custode non è bello.
IN TRE MOSSE La procedura d'avviamento è un autentico rito, da compiere con il pedale della frizione e del freno schiacciati. Pulsante Start sul tunnel centrale, tasto mode sul volante e Start di nuovo. In tre mosse il quattro cilindri due litri TFSI di origine Audi si avvia con una voce sin troppo sommessa, visto lo spirito della macchina. Così, invece, tradisce un po' le sue origini borghesi, che non gl'impediscono comunque di fare un figurone su strada, dovendo portare a spasso i nemmeno 800 chili di questa KTM. Del gruppo motore-trasmissione, solo la frizione si presta poco alle andature da parata, rivelandosi ben più dura della media.
L'INCASSATRICE Per il resto, nei primi metri la X-BOW sorprende soprattutto per la sua facilitàe per la docilità con si lascia condurre anche nel traffico. Sullo sconnesso il timore che gli organi interni finiscano rimescolati come in uno shaker si dimostra ben presto infondato. I leveraggi delle sospensioni fanno miracoli e poco oltre il parabrezza si può apprezzare ogni loro più piccolo movimento. Alla faccia di un'escursione piuttosto limitata, risparmiano alle terga i colpi più duri, con la complicità dell'imbottitura dei sedili, che si dimostra più efficace del previsto.
APPRENDISTATO Il motore fa la sua parte, fiondando la macchina fuori dalla curve con una forza impressionante. La regolarità della progressione aiuta anche a gestire le eventuali perdite di aderenza del posteriore, che sono rapide ma anche prevedibili eben gestibili da mani esperte. Per chi non ha grande dimestichezza con auto sportive nude e crude, invece, è necessario un po' di apprendistatoanche con i freni. Nella prima fase dell'azione sembrano un po' fiacchini per poi far quasi schizzare gli occhi fuori dalle orbite con un piccolo incremento della pressione sul pedale.
MUSICA, MAESTRO! Tornando al motore, ben supportato da un cambio, facile, veloce e preciso, lascia un po' delusi l'assenza di cattiveria agli alti regimi. Quando ci si aspetterebbe una zampata decisiva, accompagnata magari di un acuto rabbioso, degno di una vera sportiva, entra invece in gioco la luce rossa sulla strumentazione che invita a cambiare marcia e a passare al rapporto successivo. Il sound è ovattato e, da incontentabili, varrebbe forse la pena di farsi tentare da uno degli scarichi sportivi offerti in opzione per provare un brivido in più.
SENZA FILTRO In buona sostanza, la X-BOW va considerata alla stregua di un gioco, un gran bel gioco, per chi è stufo delle normali sportive e vuole assaporare il gusto della guida "vera", senza i filtri di servocomandi e di dispositivi elettronici. Il suo habitat naturale è chiaramente la pista ma con pochi sacrifici si può convivere con lei anche su strade aperte al traffico. Il tutto, ovviamente a patto di rinunciare a qualunque bagaglio (non si saprebbe dove metterlo) e d'indossare il casco. Non che sia obbligatorio, ma oltre gli 80 km/h il vento dà un certo fastidio, senza considerare il rischio d'impatto con sassolini e animali volanti non identificati.