Chi vive nella grandi città deve prepararsi all'invasione dei cubetti, le miniauto lunghe meno di 3 metri e mezzo, alte e squadrate per sfruttare al meglio il suolo pubblico occupato.
LA NOVITA' Atos è il cubetto di Hyundai, pronto a sfidare col fioretto le concorrenti e le maglie del traffico, ideale nel traffico cittadino e pronto ad accogliere minitraslochi e ad accompagnare in mini gite fuori porta. Il design è strano e per la verità un po' squilibrato: riuscito è il frontale, con fari da mini ammiraglia e forme morbide che contrastano con il taglio da affettatrice della coda. In coda poi, l'inserto di plastica grigia che chiude la linea dei finestrini non è molto piacevole nel suo stile da padella antiaderente. Una coda un poco più tonda (anche se meno spaziosa) avrebbe reso Atos più equilibrata nello stile.
SPARTANA E SPAZIOSA Molto gradevole è l'interno, con una plancia che ricorda lo stile sportivo della Mitsubishi GTO 3000 (sarà un caso che Mitsubishi abbia una partecipazione del 10% in Hyundai…), con i tre strumenti raccolti in una palpebra che mette in mostra la forma degli strumenti stessi come un guanto fa con le nocche di una mano. Anche le bocchette della ventilazione seguono lo stesso motivo, spuntando dalla plancia come i fari di una Triumph TR5. Oltre che gradevole, la plancia è anche razionale e pratica, con i comandi ben disposti e con comodi vani per i piccoli oggetti. Il vano davanti al passeggero è aperto, ma se si desidera nascondere qualcosa a occhi indiscreti, da sotto i sedili anteriori spuntano due grandi cassetti. Piuttosto spartani sono i pannelli delle portiere, semplici e piatti con applicate le maniglie, e il divano posteriore, in stile panca tibetana e omologato per tre posti. Il divano si ribalta in un pezzo solo, abbassando prima lo schienale e ribaltando poi schienale e sedile in avanti.
Il vano di carico passa così da 263 litri per due o tre borsoni grandi, a 1064 litri per piccoli trasporti o grandi spese. Lascia perplessi lo spessore di alcune lamiere, come quella interna del portellone e delle portiere: al tocco sono così leggere che sembrano di alluminio, ma conforta sapere che nascondono robuste barre antisfondamento, doppie nelle portiere. Interessanti sono i prezzi.
AL VOLANTE La posizione di guida è quella un po' verticale tipica delle monovolume ma, malgrado volante e sedile non siano regolabili in altezza, è comoda, anche se il volante è un po' alto. Il cubetto coreano stupisce per il suo comfort e per la facilità di guida: dopo pochi chilometri sembra di averlo sempre guidato. Il quattro cilindri 1000 12 valvole con iniezione multipoint è pronto e si lascia spremere i suoi 55 cavalli senza protestare troppo: non invita alla guida sportiva, ma rende Atos facile da guidare.
AGILE E FACILE Ben tarato, per leggerezza e precisione, lo sterzo; maneggevole e silenzioso è il cambio; adeguati i freni. Facile da capire e da controllarne le reazioni è l'autotelaio, che non mette mai in imbarazzo grazie a un comportamento piuttosto neutro nella guida normale. Insomma, il cubetto ha doti da grande, ma nel traffico si muove come uno scooter, con un diametro minimo di sterzata (9,2 metri) che trae d'impaccio anche nella strade più strette. La forma g viene in aiuto per valutare al millimetro gli ingombri (3,49x1,49 metri) e infilarsi dove passano le moto. E quando la strada si allarga e diventa a più corsie, Atos si comporta egregiamente con i suoi 142 km/h di velocità massima e un comfort più che accettabile. I consumi dichiarati nella media intorno ai 15/16 chilometri con un litro assicurano una buona autonomia con i 35 litri del pieno.
di M.A.Corniche
17 febbraio 1998