Quattro ruote motrici, dotazione ricca e un'estetica niente male, il tutto per 23.600 euro. Messa così l'offerta cinese in materia di Suv sembrerebbe appetitosa. Il rovescio della medaglia è però una qualità ancora mediocre. E gli standard europei sono lontani anche in fatto di sicurezza attiva e guidabilità.
LA PROVA DEL NOVE Dopo essere stati per tanto tempo una specie di spauracchio, una lunga ombra nera che incombeva sul mercato dell'auto,i prodotti cinesi da un po' hanno finalmente iniziato ad affacciarsi sul mercato italiano. A guidare lo sbarco è soprattutto la Great Wall Motor, con la Suv battezzata Hover, distribuita da Eurasia Motor Company con sede nel bresciano. Ma come va alla prova dei fatti questa outsider con gli occhi a mandorla, che fa di un prezzo di soli 23.600 euro il suo biglietto da visita? Per scoprirlo l'abbiamo guidata in lungo e in largo e rivoltata come un calzino.
PRIMADONNA A prima vista, che la Hover faccia una gran scena è fuori di dubbio, come conferma la curiosità del vicinato e di conoscenti vari. E se finisce con l'essere la vedette dell'incrocio a ogni semaforo rosso non è solo per la livrea verde del nostro esemplare. La linea ha obiettivamente un certo appeal e dà filo da torcere a chi sostiene che i costruttori di Pechino e dintorni sappiano solo copiare. Molto originale è in particolare il taglio delle luci di coda, che si sviluppano a L mentre chi ha disegnato il frontale ha evitato colpi di testa, tracciando linee pulite e regolari. Le forme vedono alternarsi tratti curvi e tesi in un gradevole equilibrio tra i volumi.
TROPPA LUCE Qua e là non mancano anche piccoli tocchi sportivi, come lo spoiler che orna il lunotto e il taglio filante delle barre portapacchi. A strizzare l'occhio ai fuoristradisti sono invece accessori come le pedane sottoporta e le protezioni in plastica per i paffuti passaruota. Queste ultime prestano il fianco a qualche critica a livello di assemblaggio, un problema che tocca pure i lamierati. Tra un pannello e l'altro c'è molta luce, come mostrano bene le foto del portellone che si vedono nella gallery.
CROCCANTI Quella della qualità è una spina nel fianco della Hover. Assemblaggi a parte, la carrozzeria ha un'aria leggerina mentre nell'abitacolo a lasciare l'amaro in bocca sono soprattutto alcune plastiche croccanti, il look un po' cheap della plancia e componenti, come le bocchette dell'aria esterne, che richiamano quelli delle vecchie Opel. I sedili sono rivestiti in pelle ma quest'ultima soddisfa solo la vista,non il tatto e l'olfatto. La morbidezza lascia un po' a desiderare, la traspirazione pure e c'è un odore solo in parte imputabile a una tanica dimenticata da qualcuno nel bagagliaio.
A TUTTO VOLUME Proprio il vano di carico merita invece un plauso, tanto per la capacità di 430 litri, non male per una Suv di queste dimensioni, quanto per la ridotta altezza da terra della soglia, che facilita la vita nelle operazioni di carico e scarico. I centimetri non mancano nemmeno nell'abitacolo, dove anche chi siede dietro gode di una sistemazione di tutto rispetto e il pilota trova una sistemazione discreta, nonostante il sedile non abbia la regolazione in altezza, che è invece l'unica disponibile per il volante.
DUE LEVE Che sotto sotto la Hover, mantenga impostazioni da fuoristrada vecchia maniera lo ricorda ai più distratti anche la doppia leva della trasmissione che campeggia sul tunnel centrale. Accanto a quella tradizionale del cambio c'è infatti quella della trazione integrale, che permette di passare dalle due alle quattro ruote motrici ed eventualmente d'inserire le ridotte. Tutto il sistema è di derivazione Mitsubishi, che alla Great Wall fornisce anche il motore 2.4 a benzina da 126 cv, pochini per un'auto che pesa circa 19 quintali e che ha un'aerodinamica non proprio da manuale.
PIEDE FELPATO Una volta su strada si sente soprattutto la mancanza della coppia tipica dei turbodiesel che popolano questa categoria. La progressione è sì lineare ma priva di brio e anche insistendo sull'acceleratore i risultati sono modesti. Meglio insomma sotterrare l'ascia di guerra e procedere con piede felpato, anche perché il cambio ha innesti lenti e non molto precisi. Portare il contagiri a ridosso della zona rossa è un'impresa inutile, che nuoce soprattutto ai timpani e al portafoglio, facendo salire la rumorosità e i consumi più della lancetta del tachimetro.
SLALOM? NO GRAZIE D'altro canto, anche dal punto di vista telaistico, la Hover non ha ambizioni sportive. Gli schemi adottati, a ruote indipendenti, sono piuttosto moderni ma la taratura delle sospensioni e la distribuzione dei pesi lasciano spazio a un evidente coricamento sulle ruote esterne. Di provare ad affrontare rotonde e cambi di direzione con il piglio dello slalomista non se ne parla nemmeno, anche perché lo sterzo ha a sua volta caratteristiche più da off-road, capace di non dare reazioni sulle buche più dure ma poco diretto e sensibile.
MEGLIO GASATA Tra l'altro, in situazioni critiche, non si può contare neppure sull'aiuto del controllo elettronico della stabilità, la cui assenza rappresenta la principale lacuna di una dotazione altrimenti completa. La Great Wall offre infatti di serie tra le altre cose, ilclimatizzatore automatico, la radio CD, i cerchi in lega da 17 pollici e il tetto apribile. Nella lista degli optional spicca invece l'impianto a gas, un acquisto quasi irrinunciabile per chi metta in preventivo percorrenze annue medio lunghe.
LE ALTERNATIVE In buona sostanza, la Great Wall Hover è una proposta piuttosto scenografica e d'effetto, che punta più ad apparire che non ad essere. Giudicando listino alla mano di rivali dirette ne ha pochine, visto che non sono molte le auto lunghe oltre 4 metri e 60 così equipaggiate a costare solo 23.600 euro. Per chi bada al sodo, però, potrebbe forse valere la pena di rompere il salvadanaio e orientarsi verso qualcosa di più sostanzioso, anche se di qualche migliaio di euro più caro. Oppure, in alternativa, valutare un buon usato.