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Prova

Dodge Journey 2009


Avatar di Mario Cornicchia, il 27/05/08

16 anni fa - Stile Usa, tanto spazio e versatilità

L'auto ideale per sciogliere l'annoso dilemma: wagon o monovolume? La Dodge Journey offre stile Usa, tanto spazio e versatilità, con un motore un po' debole per il peso ma al giusto prezzo per metro quadrato.

COM'E' Che sia americana non ci sono dubbi, ancor meno che sia una Dodge, che tra tutti i marchi ha trovato una soluzione tra le più efficaci nella ricerca dell'identità di famiglia, con frontali forti dallo scudo cromocrociato. La Dodge Journey ha un frontale forte, linee squadrate come una scatola di cerini ma veloci come quelle di una wagon sportiva.

LARGE CROSSOVER Così la definiscono e la Journey è piuttosto XL. Le dimensioni non sono proprio tascabili, 489x184 cm, e anche in altezza, con 169 centimetri, la Journey ha ingombri da monovolume ma ben snelliti dalle proporzioni della carrozzeria, con una parte bassa massiccia e forte, delimitata in alto da una linea di cintura alta. Il tetto è veloce e i finestrini con dimensioni da wagon evitano l'effetto negoziovetrina ambulante delle monovolume. E l'effetto grande wagon è ben confezionato.

MONOVOLWAGON Che sia più monovolume che wagon la Journey lo dimostra all'interno. Con 1.600 euro si acquista la terza fila di sedili per i sette posti canonici delle monovolume doc e di serie per tutte le Journey c'è spazio a volontà per cinque umani e relativi bagagli fino a 2296 litri se si viaggia in due, oltre a tutte le funzionalità da monovolume. Dai portalattine in quantità, al cassetto refrigerato nella parte alta della plancia davanti al passeggero, al ballo flip 'n stow del sedile anteriore destro che nasconde un vano sotto il cuscino e abbassa lo schienale in avanti per far posto a oggetti fuori misura. Ventiquattro lattine potete stivarle in ciascuno dei due gavoni sotto i sedili della seconda fila, se vi si inaridisse l'ugola avete liquidi per poter cantare l'intera Turandot.

CORPO DA BALLO Nella configurazione a sette posti la fila centrale scorre longitudinalmente per dosare lo spazio e per facilitare l'accesso alla terza fila improvvisando un nuovo ballo, il tilt 'n slide, ripiegandosi in avanti. Dietro la terza fila rimane spazio per i bagagli e un gavone profondo da 33 litri che porta con il suo coperchio il piano di carico a livello della soglia del portellone. Coperchio più basso e double face, moquette e lavabile vinile, per la versione a cinque posti con il gavone che, sfruttando lo spazio non occupato dall'eventuale terza fila, si estende fino alla seconda fila e offre 111 litri di volume.

MESSICO E NUVOLE Criticate per la qualità delle finiture, adatte ai boschi dello Utah ma non agli esigenti automobilisti europei, Journey accoglie le critiche e si fa bella, con materiali a livello della media europea. Nello Utah, però dovranno accontentarsi di plastiche croccanti e leggere per la parte alta delle portiere, per esempio, poiché le plastiche morbide sono montate nella fabbrica messicana di Toluca soltanto per l'export.

GYG ROBOT Grandi strumenti di fronte al pilota e una consolle centrale degna di un aereo di linea, grande e rivestita in un similalluminio rigato, in grado di ospitare tutti i servizi di bordo con comandi grandi e facili. Il navigatore (optional) con il suo schermo da sette pollici sta appoggiato sulla plancia, al centro, per farsi vedere senza troppe distrazioni. Tra gli optional anche l'impianto audio MyGyg con hard disk da venti giga su cui caricare la musica preferita abbinabile allo stereo Infinity e al navigatore.

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DUE PER UNO Motore unico per la Journey, il duemila turbodiesel Volswagen da 140 cavalli e 310Nm tra 1750 e 2000 giri con filtro antiparticolato, per 188 km/h e 0-100 km/h in 11,6 secondi dichiarati. Motore che si dichiara piuttosto sobrio nel bere, con 8,4 litri/100km nel ciclo urbano e 6,5 nel ciclo combinato. Motore unico ma due opzioni per il cambio, sei marce per il manuale di serie e altrettante per l'opzione (1800 euro) a doppia frizione sviluppato con Getrag.

TRE LIVELLI Unico motore e tre allestimenti: SE per 25300 euro con la dotazione completa di airbag, climatizzatore manuale, cerchi in lamiera da 16 pollici, cruise control e radio con caricatore da 6 Cd; SXT per 27600 euro con flip 'n stow, sedile di guida regolabile elettricamente, climatizzatore automatico bizona, retrovisore elettrocromatico, cerchi in lega da 17"e finiture più pregiate, e, infine, R/T per 31100 euro con sedili in pelle, cerchi in lega da 19 pollici, specchi regolabili elettricamente, vivavoce bluetooth, sistema multimediale MyGiG 20 con schermo da 6,5", telecamera posteriore e qualche cromatura uozzamerican. Open week dal 9 al 14 giugno.

COME VA Si sta in alto sulla Dodge Journey, ma il sedile di guida si abbassa a sufficienza per evitare la sensazione di guidare in piedi, pur godendo dei vantaggi della posizione panoramica. Il volante si regola sia in altezza sia in profondità e la doppia regolazione é un grande sforzo per una Casa americana, quanto per una giapponese. L'occhio all'export si vede, anche nella qualità degli interni che evita plastiche che si piegano con un grissino. Non si ha sensazione di opulenza, ma il prezzo non costringe a privarsi di organi vitali per l'acquisto della Journey, quindi la teoria della relatività di Albert Einstein è soddisfatta.

MONOVOLUME DENTRO Posizione corretta, ma la sensazione di guidare una monovolume per spazio a disposizione, numero di portalattineda coast to coast e peso si insinua tra i polpastrelli che stringono la corona bella grossa del volante. Comode le portiere posteriori che si aprono a 90 gradi facilitando il carico di oggetti ingombranti come il sedilino del pupo, per esempio, e la salita a bordo. Occhio alto sull'orizzonte e via, verso nuove avventure, confortevolmente trasportati sulle grandi ruote da 18 pollici della versione R/T, consigliabile per finiture, dotazione e assetto.

CUORE TENERO Anche il comfort acustico è di buon livello, turbato però dall'innesto europeo sotto il cofano, il duemila che si immagina piccolo piccolo in un enorme vano motore. Al duemila manca qualche cavallo per riuscire a mostrare disinvoltura nel muovere il corpicione della Journey vicino alle due tonnellate e fa sentire le sue ragioni con un sommesso lamento ruvido quando gli si chiede lo sforzo. Anche premendo fino in fondo il pedale del gas le reazioni non sono stupefacenti e la Journey a gasolio è adatta a viaggi tranquilli, senza fretta, approfittando della posizione panoramica per tutti per godersi il paesaggio. Con sette posti occupati o in cinque carichi di bagagli immagino sia necessario caricare anche una buona dose di pazienza.

DOPPIA TENSIONE Il cambio a doppia frizione è costretto a un superlavoro per tenere sempre il motore al regime di coppia più favorevole e più idoneo alla situazione, perdendo parte della dolcezza e della velocità che in genere caratterizza i doppia frizione.

AMICA COL TEMPO Tra le curve si sente il peso della Journey che consiglia le scarpe grosse e più precise della R/T per tenersi più vicini alle traiettorie preferite. Non si vuole sdraiare stancamente in curva e viaggia sempre a testa alta, ben equilibrata, anche se con lo sterzo è necessario fare un po' amicizia per capirne bene le reazioni e dosarne bene l'azione. Nelle prime curve sembra un po' leggera davanti, un po' tendente ad allargare le curve, ma in realtà è una sensazione di leggerezza dello sterzo, più che un comportamento da sette in condotta del telaio, parte in comune con Avenger e Sebring. Più facili i freni, potenti quanto serve.


Pubblicato da M.A. Corniche, 27/05/2008
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