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Prova su strada

Diario di bordo di una Bmw Z8


Avatar di Mario Cornicchia, il 25/06/02

22 anni fa -

"Ti andrebbe di provare la Z8?" Voi a una mail del genere di BMW Italia cosa rispondereste? Naturlich! E poi capita a fagiolo: il fine settimana accompagno la mia deliziosa fidanzatina a uno dei suoi test. Auto, moto? No, beauty farm con albergo annesso. Un lavoraccio infame... E cosa pensare di meglio per la Z8 se non un cinque stelle lusso a Rapallo con gita annessa nel tempio del fighetto milanese, a Ssanta, al secolo Santa Margherita Ligure.

Pronti via! Venerdì appuntamento con la tedescotta tutta curve dal cuore caliente. Si presenta in un elegante abito blu metallizzato, la pelle è chiara, appena ambrata, da nordica vera. Seduce, caspita se seduce con le sue curve ben disegnate da mammà. Lo stile è perfetto, rètro ma hi-tech. Faccia bella vera, fianchi slanciati, il didietro un capolavoro.

Vogliamo parlare dell’interno? Pochi pulsanti, apparentemente messi alla rinfusa, quelli della climatizzazione nemmeno illuminati. Non è un capolavoro di ergonomia... ma chissenefrega! È un capolavoro e basta. Gli ultimi scettici si convincono a non badare troppo ai pulsantini appena premono il grande tasto "start engine" posto a fianco del volante e il cuore strappato dalla M5, il V8 da 400 cavalli inizia a respirare. A una con una voce così si perdona tutto, anche i pomelli non illuminati.

Che belle vibrazioni...

che bel rombo pienotto... Eh sì, il rombo del V8 è unico e inimitabile. Se poi ha 500Nm di coppia massima a 3.800 giri, ci si vuole accoppiare subito. A Milano la giornata è torrida, 31 gradi, la lascio scoperta. Inforco gli occhiali da sole, sistemo le mie cose e via.

Semplice ma funzionale l’interno della Z8: sembra spartano ma per farlo così ci hanno pensato bene. Furbi i comandi: quello del vetro lato guida abbassa anche quello destro se si sposta un cursore, lo stesso che devia il comando per la regolazione degli specchi da destra a sinistra. Nelle portiere, poi, sono ricavati dei comodi e capaci vani chiusi, per non lasciare nulla in giro.

Anche la base della leva del cambio, concava come una vaschetta, accoglie il cellulare e altri gadget che noi maschietti ci portiamo sempre dietro. Da uno estraggo il solito toscanello e lo accendo per darmi un tono. Non mi piace mettermi in mostra, quando a 18 anni avevo la Spitfire tenevo quasi sempre la capote chiusa per non farmi notare. Ma passare inosservati con ‘sta bellezza è impossibile. Tanto vale aprire tutto e tirarsela un po’. E uno che alle 3 del pomeriggio è in giro con un attrezzo scabriolato da 128 mila Euro secondo voi attira le simpatie dei vicini di semaforo?

La prima sfida celoduristica scatta al primo semaforo

. Il Fiorino si mette in competizione... sembra brutto sparare sulla croce rossa, ma il 5.000 V8 spinge, volente o nolente, col suo vocione copre l’ansimare tachicardico e plebeo del 4 cilindri e il Fiorino diventa subito piccolo nello specchietto. Mi sarei aspettato più rabbia dalla Z8: ha lo stesso motore della M5 e pesa un bel 150kg in meno... Invece lo stile da vecchia signora lo tiene anche nel comportamento: il V8 pompa, ma con classe. Se si vuole un po’ di brio in più basta premere con decisione sull’acceleratore e premere il tasto Sport sulla consolle centrale che cambia la risposta dell’acceleratore e la fa diventare più cattiva. In realtà raggiunge i 100km/h da ferma in meno di 5 secondi... Ma con raffinatezza.

Nel traffico i più fingono indifferenza e la tedescotta sguscia via col ronfare del suo V8. Devo metterla a cuccia, devo tornare al lavoro. Il gioco per oggi è finito anche se il rombo del V8 nei sotterranei dei box dà l’ultima scarica di vibrazioni. Volete comprare la Z8? Compratevi anche un box largo, perchè è larga 183 centimetri, come una monovolume. La serranda si chiude a malincuore e si riapre il mattino dopo, pronti a imbirrirsi sulla mitica Serravalle, una specie di Nurburgring autostradale che si snoda tra Milano e Genova. Un'autostrada così stretta e tortuosa nel tratto verso Genova che capita di trovare leggere e agili 126 targate GE a cui si fa fatica a stare dietro...

Parto con la capote aperta

per la prova aerodinamica: appena accelero sulla MI-GE vedo una massa bionda superarmi a destra... ci siamo dimenticati cappellini e foulard da Audrey Hepburn e la chioma di madame sembra entrata in un frullatore. Provo a spingere e l’effetto non cambia fino a 140 orari, ma è meglio non abusare della pazienza femminile. Poi si paga tutto... meglio chiudere la capote.

Il rumore del V8 sembra amplificato dal telo

teso sopra la testa: una libidine. Anche se parlare al telefono in velocità è quasi impossibile. Lo stereo di bordo, ben nascosto da un portello sulla consolle centrale insieme al navigatore satellitare, non sembra all’altezza della situazione e la vera musica rimane il rombo del V8. È sabato mattina, c’è traffico, la strada si stringe, ci si incolonna, si riparte... il V8 ronfa tranquillo, con la sesta che regge velocità da ciclomotore senza fare un plissé.

Come sempre sulla Serravalle, appena iniziano le curve inizia la selezione naturale. Curvodipendenti a sinistra, curvopanicati a destra. Raggiungo in fretta una Boxster che prima aveva superato la colonna sulla destra, sente subito il fiato sul collo: la Z8 non ha una faccetta proprio tenera. Il porschista inizia a innervosirsi e a tirare, non molla e nemmeno io mi tiro indietro con la Z che si produce in staccatone da gran premio senza risentirne. Il porschista pensa forse di avere incollato nello specchio una foto della Z8... alla fine, forse per rimostranze della sua metà (la mia, per fortuna, ha lo stomaco da astronauta), rallenta e posso mettere alla prova la Z.

Sono sulle ultime curve, quelle strette strette, lente lente, ma i 16 quintali (il telaio è in alluminio) della Z8 non si sentono e la guida è precisa e facile, con il motorone che asseconda ogni movimento e il cambio che, seppur non velocissimo e dalla leva anche troppo lunga, non sbaglia un innesto. A dispetto del suo lungo muso e della coda corta corta, la Z ha un bilanciamento eccellente. Il volantone con le razze a fili non è molto diretto, è un po’ pesante e ricorda la vecchia signora a cui la Z8 si ispira, la magnifica 507. Un po’ hi-tech e un po’ vecchia signora, è il fascino della Z8. Che bel giocattolo... E poi è anche comoda: l’assetto è sportivo ma non spacca la schiena e i sedili, apparentemente semplici e spartani, si rivelano comodissimi.

Perfino le code in galleria si fanno apprezzare: la voce del motore rimbomba che è un piacere, per il godimento anche dei vicini di colonna. È incredibile come la Z8 tenda a suscitare simpatia e non invidia (Fiorino accaldato a parte). I vicini ti guardano e sorridono e quando li superi mettono fuori dal finestrino il pugno con il police verso l’alto con un sorriso nemmeno fossi Megan Gale (forse sorridono alla mia fidanzata?), non capita con altre supercar più spocchiose. La Z8 è talmente bella che a sceglierla fai la figura di quello tosto. E non sono in molti a farlo...

L’ergonomia la sperimenta subito il canuto portiere dell’albergo: gli lascio le chiavi e vedo con la coda dell’occhio che armeggia con la chiave... esco e gli devo indicare il grande tasto di avviamento. Più che ergonomia sbagliata, presbiopia incipiente. Ma di Z8 in circolazione non ce ne sono molte, bisgona capirlo. All’aperitivo serale giro-test a Santa Margherita. Alla quarta 550 Maranello (di Carrera si perde il conto...), sorpresa: nel posteggio dei giardinetti c’è una Z8 identica, blu e chiara. Il mondo è piccolo, sembra uno scherzo e Ssanta sembra indifferente alle curve della tedescotta. Sembra, in realtà la Z non lascia indifferenti, anche se non è l’ultima novità, sul mercato ormai da un paio d’anni.

Siamo in coda per entrare al posteggio di Portofino e il pilota della X5 nuova nuova finge dapprima indifferenza, per sbirciare poi quando si trova di fianco quasi a procurarsi uno strabismo. E così fanno gli altri. Insomma, fanno tutti gli splendidi, ma la Z8 acchiappa, eccome. Ma capita anche che lei, seduta come un koala sul sellino posteriore di un kawa arrabbiato, si giri dopo averci superato, sorrida e faccia la V con indice e medio. Inutile, è così bella che ha tanti fan come una diva di Hollywood.

È il momento di tornare a casa, faccio la solita scorta di focaccia, carico le borse nel bagagliaio, capace per una spider, e via in autostrada, o meglio, in coda. 22 chilometri tra Rapallo e Genova. Cambio rotta, punto su La Spezia. Mi tocca fare il giro lungo, La Spezia-Parma-Milano. Che sfortuna...


Pubblicato da M.A. Corniche, 25/06/2002
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