A soffiare sulle cento candeline della Daihatsu arriva anche la settima generazione della Cuore. Più filante, moderna e spaziosa, è proposta con tre allestimenti e un unico motore 1.0 da 69 cv, abbinato a un cambio manuale o automatico. I prezzi partono da 8.530 euro.
FEDELE NEL SECOLO A dare ottimismo ai vertici della Daihatsu è soprattutto il nuovo look della carrozzeria, che dice addio alle forme squadrate e scatolose del modello uscente per sposare linee più filanti e grintose, più vicine al palato della clientela giovane europea. Non che cambi la filosofia di fondo, sia chiaro: da cent'anni in Giappone si sono specializzati nel realizzare auto piccole e funzionali e la Cuore raccoglie quest'eredità alla lettera. Semplicemente, però, svolge il tema della cittadina modello con un po' più di fantasia, adottando una linea di cintura a cuneo e nervature che movimentano un po' i lamierati, specie nella parte bassa della fiancata.
STRETCHING Rispetto al passato la carrozzeria mette su qualche centimetro: cinque, per la precisione, per una lunghezza totale di 346 cm. Anche il passo si dedica allo stretching, toccando i 249 cm. Con le ruote che giocano ai quattro cantoni e gli sbalzi ridotti all'osso, l'abitacolo diventa più spazioso che mai. La lunghezza utile interna cresce di 21 cm, mentre la larghezza disponibile aumenta di 5 cm. Gli ingegneri sono arrivati a quest'ultimo risultato soprattutto rubando millimetri allo spessore delle porte senza accettare però compromessi in fatto di sicurezza, grazie a un sapiente gioco di origami che rende più solide le lamiere della nuova scocca.
AMA LA GEOMETRIA L'abitacolo è sorprendentemente spazioso, con il pavimento piatto e le porte che si aprono ad angolo retto che regalano un'ulteriore sensazione di libertà di movimento. La plancia ha un disegno geometrico e moderno. Particolare è soprattutto la consolle centrale triangolare, nella cui parte sinistra è ben mimetizzato un vano portaoggetti a sviluppo verticale. La costruzione è semplice, senza fronzoli, ma solida e precisa come vuole la miglior tradizione delle auto prodotte e assemblate in Giappone.
PICCOLO MA GENEROSO Il pianale è inedito, con sospensioni anteriori McPherson e posteriori a ruote interconnesse. Il motore è il tre cilindri che già equipaggia la Toyota Yaris, la Aygo e le sue gemelline francesi, la C1 e la 107. Dotato di distribuzione a quattro valvole confasatura variabile DVVT, sigla che sta per Dynamic Variable Valve Timing. Potenza e coppia massime sono rispettivamente di 69 cv e 94 Nm. Simili valori, complice il peso di soli 765 kg, permettono alla Cuore di toccare i 160 km/h, di scattare da 0 a 100 in 11,1 secondi e di percorrere in media 22,8 km con un litro. Ciò se la Daihatsu è dotata di cambio manuale a cinque marce; con l'automatico a quattro rapporti opzionale i valori sono rispettivamente 150 km/h, 14,1 secondi e 18,2 km/litro.
OFFERTA LANCIO Quanto agli allestimenti, la versione base si chiama Sho e ha un prezzo di 8.530 euro, con una dotazione ridotta all'osso. Lo step successivo è la Hiro, venduta a 8.890 euro, con standard per esempio il sedile posteriore scorrevole, il volante regolabile in altezza e il computer di bordo. Ben più completa è infine laTaka, che a 11.590 euro offre di serie cinque airbag, i cerchi in lega, la radio CD, il controllo elettronico della stabilità VSC e il climatizzatore. Fino alla fine dell'anno, la Daihatsu ha comunque varato una campagna promozionale che vede il clima offerto gratis anche sulle Cuore Sho e Hiro.
ETA BETA La Cuore è una di quelle classiche auto che sembrano più grandi da dentro che non da fuori, come la tasca di Eta Beta. Soltanto in larghezza traspare il fatto di essere a bordo di una citycar ma è più che altro una questione di colpo d'occhio: si vede che la plancia è meno estesa del solito. Una volta accomodati, né il vetro né chi siede accanto incombono in modo fastidioso. Al contrario, lo spazio per la testa abbonda e anche se le regolazioni sono limitate è facile trovare una posizione soddisfacente.
AVANTI, SENZA PAURA I due passeggeri posteriori non hanno di che lamentarsi. Anche se il pilota e il suo secondo hanno un fisico da corazzieri, dietro i centimetri per le gambe non mancano. Al punto che non è nemmeno un gran sacrificio far magari avanzare un po' il divano per fare spazio a eventuali bagagli voluminosi, cosa possibile sugli allestimenti Hiro e Taka. Certo, se si sfruttano tutti e 25,5 cm di escursione il quadro cambia drasticamente ma è un prezzo che si può pagare per far salire di molto la capacità di carico.
IN UN FAZZZOLETTO Una volta in movimento, la piccola Daihatsu gioca subito le sue carte migliori. La specialità della Casa è chiaramente la maneggevolezza e la Cuore si muove agile sin dalle prime manovre. Il diametro di sterzata è molto contenuto e permette di fare inversione in un fazzoletto d'asfalto. Negli spazi stretti una bella mano la danno anche il formato tascabile della carrozzeria e la facile percezione degli ingombri, che permettono parcheggi chirurgici.
PICCOLA GLOBETROTTER Quando gli orizzonti si allargano la Cuore non si sente affatto spaesata. Le sospensioni assicurano un buon comfort di marcia, con una taratura capace di digerire bene le buche e i rallentatori più spigolosi, come gli avvallamenti. Anche in curva la giapponesina se la cava bene. L'assetto è ben controllato e se nella guida arrembante emerge qualche limite è più che altro per la ridotta larghezza delle carreggiate che non dà grande spazio ad ambizioni sportive (peraltro insensate su un'auto di questo tipo). In ogni caso tutte le reazioni sono graduali e ben prevedibili. Nulla vieta quindi di utilizzare questa Daihatsu anche nei trasferimenti a lungo raggio, a patto di non avere troppa fretta o i timpani troppo sensibili. La rumorosità alle velocità più elevate è infatti ancora un po' fastidiosa, anche se il passo avanti rispetto alla serie precedente è notevole.
CUORE GENEROSO Il motore, dal canto suo, non si fa pregare, neppure se ci sono da fare gli straordinari. La fasatura variabile si dimostra ancora una volta una gran trovata e garantisce un tiro molto regolare lungo tutta la curva d'erogazione. Ai bassi la spinta è abbastanza vivace e se si insiste con pedale dell'acceleratore il piccolo tre cilindri mulina veloce le bielle e allunga generoso.
UNA VALIDA ALTERNATIVA Per chi ama la guida brillante e vuole capitalizzare l'eventuale pole position al semaforo la scelta giusta resta il cambio manuale. Diversamente, l'automatico rappresenta un'ottima alternativa, specie per chi si muove prevalentemente in città e nelle zone limitrofe. La coppia disponibile non fa sentire come un limite il fatto di disporre di quattro rapporti e non di cinque. I passaggi di marcia sono sempre dolci e le scalate sono rapide e puntuali a ogni affondo sull'acceleratore.