Più che un'ammiraglia un tappeto volante. Zeppo di elettronica, ovattato come un lounge bar e comodo all'inverosimile. Con uno stile che unisce riferimenti storici e ghirigori alla Tim Burton. Da far girare le teste o storcere la bocca. Rinasce la business class alla francese, con qualche contraddizione.
RENTRÉE Scura come la notte. Ci danno in mano le chiavi alle 22 e ci aspettano tre ore di viaggio. Niente paura, chi l'ha provata ci avverte: "ti godrai la strada, arriverai senza accorgertene". Tutto vero. Improvvisamente però le strade si fanno strette. E al semaforo l'auto davanti sembra lontana. Il lunghissimo muso, quasi, la tocca. Sterzo leggero e sensori sui paraurti ci fanno superare senza danni i preliminari. In 10 minuti ci lanciamo sull'autostrada e i chilometri passano veloci. In silenzio e circondati da spazi ampi. Nel megabracciolone centrale a doppio fondo ci mettiamo tutto, dagli occhiali alla bottiglia d'acqua. Bene.Manca invece uno spazio dove tenere il cellulare a portata d'occhio e di mano e la presa dell'accendisigari è troppo affogata nel tunnel, scomoda da utilizzare.
MERAVIGLIA Andiamo di fretta e anche oltre i limiti del codice regna sempre il silenzio, con solo qualche fruscio aerodinamico dagli specchietti. Lo Squalo, la SM, anche la CX erano le Citroën prima della normalizzazione, avevano qualcosa di esotico, e la linea dellaC6 ci ricorda a tratti le progenitrici, come se gli stilisti avessero preso qualche elemento per poi destrutturarlo. Sarà aggressiva, troppo lunga e forse anche poco armoniosa, ma con una personalità debordante. Ce ne innamoriamo in un istante, specialmente guardando da dietro i fanali illuminati che adornano i fianchi. Quasi da Batmobile.
TERZO VOLUME Le portiere sono grandi quanto cancelli da centro logistico. Nel bagagliaio, ampio, ci sta tutto quel che serve a quattro viaggiatori, a patto che non siano oggetti troppo ingombranti. La bocca d'accesso non è amplissima. Ci avremmo visto bene il portellone, ma le teste coronate poi lamenterebbero gli spifferi d'aria. Le ammiraglie, per essere considerate tali, devono essere tre volumi. Resta il fatto che caricare un oggetto ingombrante diventa difficile.
IN SALOTTO Che si guidi davanti, che si sieda al fianco del conducente, che ci si accomodi nel divano posteriore, le sensazioniscatenate dal tappeto volante a quattro ruotesono da salotto. Sia per spazi e comodità dell'arredamento, ma anche per la morbidezza delle sospensioni.Un guscio protetto dai doppi vetri, pensato per macinare chilometri e coccolare gli umani, tanto che il motorino smarmittato al semaforo arriva attutito al timpano.
DISTACCO REGALE Dire tappeto volante significa sovrano e regale distacco dalle brutture dell'asfalto. Ma anche una guida non particolarmente coinvolgente. La C6 non è l'ideale per sentire le reazioni del telaio col fondoschiena. E prima di storcere il naso, assuefatti da tedescone rigide come delle putrelle d'acciaio, è necessario valutare la C6 senza pregiudizi. Resettando i parametri. Qui si arriva alla sera un (bel) po' più riposati rispetto al solito. Se nell'urbano e nella Ruta verso Santa Margherita Ligure soffre gli spazi ristretti, man mano che si allargano gli orizzonti la squalessa diventa perfetta.
SOFFIA FORTE A proposito del motore. Chi pensa che l'entry level (in fondo "solo" un 2,2 diesel anche se sovralimentato) sia una scelta troppo ribassista... si sbaglia. Complice il doppio turbo, i 173 cavallini con i 370 Nm di coppia (a 1.500 giri) spingono bene e alla fine la potenza per muoversi, senza esagerare, non manca mai. E che sorpresa i consumi. Sarà che alla fine non invita a schiacciare sul pedale ma 13 e più km al litro, registrati nella vita di tutti i giorni, non sono mica male. Unico vero grande handicap il cambio manuale a 6 marce. Non ha difetti ma davvero se c'è un'auto in cui si desidera un automatico questa è la C6. E col propulsore d'ingresso la possibilità è negata. Peccato.
VELI DI MORBIDEZZA Non è auto solo per Presidenti, Direttori e potenti vari, ma anche per coloro che sono capaci di scelte fuori dal coro teutonico. Anche per i globetrotter, forzati per lavoro a consumare le autostrade, la C6 avrebbe molto senso. Esistono 16 leggi di funzionamento per le sospensioni idropneumatiche, che oscillano tra "morbidissima" o "morbidosa", fanno superare i trasferimenti davvero senza danni. Se nelle code cittadine si soffre di claustrofobia ci si può alzare quel tanto che basta per non sentirsi a bordo di una berlina.
ELETTRONICA Rispetto alle illustri progenitrici del passato la C6 aggiunge la messe elettronica fatta di chip e schermi a colori. Fanno comodo. Dal navigatore ai sensori di parcheggio, che senza è meglio neppure iniziare a muoversi. Tra il cofano bislungo e la curvatura del lunotto posteriore neppure il Mago Silvan sarebbe tranquillo. Dalle sospensioni regolabili al freno a mano elettrico, alle sedute che basculano con sei regolazioni e annessa memorizzazione, non si finisce mai di giocare. Compresa la memorizzazione della posizione ideale.
GUARDA AVANTIL'head-up display unito alla funzione black panel che oscura tutte le luci sulla plancia, crea atmosfere gotiche. Leggere la velocità sul parabrezza e guardare solo in campo largo aiuta l'attenzione. Attenti però: il vetro schermato obbliga a studiare bene la posizione del telepass: se fate come noi che lo trasbordiamo da un'auto all'altra rischiate di portarvi via la sbarra al primo casello, senza capire perchè. Utile pure il sistema che avverte se avete superato la riga bianca della corsia, funziona bene e il "massaggio" che si attiva sulla natica sinistra desta l'attenzione.
5 METRI E...SENTIRLI Il contrappasso per viaggiare in tanta vellutata comodità? Il parcheggio. Se non avete il posto riservato a casa e in ufficio non sottovalutate i 491 centimetri, non sono mica bruscolini; in Riviera di domenica ci sono voluti 54 minuti prima di trovare un buco(ne). In compenso le teste si giravano più che con berline pavesate da nobili casati tedeschi. Certo, i prezzi sono alti, forse troppo e la rivendibilità dubbia, ma la C6 è per intenditori, snob o inguaribili romantici. A cui lei, spostando il fascio di luce dei bixenon adattivi nelle curve, fa l'occhiolino.