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Chrysler PT Cruiser CRD


Avatar Redazionale, il 15/02/02

22 anni fa -

Arriva la PT Cruiser, quella vera, quella per l'Italia. La toy-machine da set televisivo chiude il cerchio e dopo un aperitivo di due anni serve il piatto forte. Diesel, common rail, potente e disinibito, era ora. Sono finiti i "però": c'è tutto, appeal, stravaganza, qualità, quantità. E prezzi da nicchia.

STORIA Correva il giugno del 2000 quando Chrysler decise di mettere sulle strade italiche l’automobile di Al Capone, un po’ anni Cinquanta un po’ macchina dei fumetti. Risultato: indici puntati nelle città e sorrisoni ai semafori. Ma remore: sì, insomma, quei due motori lì, uno – il 2000 – amico dei benzinai, l’altro – il 1600, arrivato più tardi – sullo spentino andante. L’ideale sarebbe stato un motore a gasolio, ma si parlava di prossimamente.

NOVITA' Eccolo. Si tratta del propulsore OM664 CRD di derivazione Mercedes-Benz, common rail di quattro cilindri a iniezione diretta da 121 cavalli (89 kW) di potenza a 4200 giri e una coppia di 300 Nm tra i 1600 e i 2600 giri, che grazie al turbocompressore IHI con turbina a flusso misto tocca i 183 orari, accelerando da zero a cento in 12,1 secondi. Consumo medio dichiarato: 6,9 litri per 100 km nel ciclo misto.

CROMOSOMI

La base è quella della Stella, intesa come Casa di Stoccarda (blocco motore, cuore della testa del cilindro e sistema di iniezione) più l’aggiunta di bilancieri e il montaggio differente, in configurazione est-ovest. Lui, il 2.2 CRD, viene realizzato in Germania (a Stuttgart-Untertuerkheim, per gli amanti del nozionismo), lei, la PT, avrebbe dovuto vedere la luce in quel di Graz, Austria, non fosse stato chiuso lo stabilimento qualche giorno fa, quindi si è trasferita, occhiali da sole e costume, in Messico.

LA SCELTA Due gli allestimenti

della versione diesel, Touring e Limited: sulla prima, tra l’altro, i cerchi in lega da sedici pollici, i fendinebbia, il volante in pelle, climatizzatore, Abs, controllo della trazione a basse velocità, tetto apribile elettrico. Qualche modifica poi: fuori i paraurti sono ora in tinta con la carrozzeria, sotto il vestito, gli ammortizzatori sono stati rivisti, il controllo del rollio anteriore e posteriore ottimizzato e le ruote si fanno più larghe. La PT Cruiser CRD sarà disponibile dal prossimo 24 marzo, a 23.800 (Touring) e 26.900 (Limited).

COME VA

Cambio in folle, mano sulla chiave: primo giro, si accende il cruscotto, secondo giro, il nulla. Riproviamo: stessa procedura, silenzio totale. Benone, pensiamo. Solo dopo una serie di tentativi e di manovre strane scopriamo l’arcano: piede sinistro a premere il pedale della frizione, altrimenti ciccia. Un sistema di sicurezza, dicono. Basta saperlo.

DIESEL DI OGGI Il rumore del CRD non è invadente, nemmeno prima di raggiungere le temperature di utilizzo: si va. Il contagiri schizza verso l’alto: è una piacevole sorpresa che mette in secondo piano la rumorosità che ricorda, ora sì, l’alimentazione nera. Non fa rimpiangere la sorella a benzina, non la 2000, tantomeno la 1600 cc, anzi: appollaiati sul sedile – la seduta è rialzata, stile monovolume, e l’assenza di contenimenti per spalle e cosce non facilita le cose nelle curve – il 2.2 litri si fa sentire già a partire da 1800 giri e fino alla tacca dei 4000 g/min cresce con progressione, prima di raggiungere lo stallo che lo porta al limite dei regimi, a quota 4700.

CAMBIA IL CAMBIO Viene quasi voglia di avvicinare un pelo il sedile al volante, rétro – neanche a dirlo – e lanciarsi nel mistoveloce, tanto spinge il common rail: peccato il cambio manuale a cinque marce, carino a vedersi (con leva e pomello sferico che ricordano il bastone di Fred Aster) meno a usarsi, con degli innesti poco fluidi e gommosità sparsa, oltre a una frizione leggermente pesante (se ne accorgeranno le signorine). Ci sarà invece una novità per il 2.0 litri benzina: la nuova trasmissione automatica Auto Stick a quattro rapporti con funzione sequenziale.

BASTA LA COPPIA

Sulla CRD non è necessario scalare per affrontare un sorpasso, anche in quinta marcia a 100 all’ora in autostrada, così come diventa superfluo accanirsi sulcambio nel traffico cittadino, dove la coppia risulta più che sufficiente a trarre d’impaccio e a far dimenticare i 1600 kg di peso.

PT, POCHE TIMIDEZZE In più la macchinona dal look fuori dagli schemi, non si tira indietro se si decide di schiacciare e i ritocchi sotto la carrozzeria si sentono. Senza dimenticare tipologia di vettura e altezza da terra (1,6 metri), ci si può divertire entrando in curva allegri: si appoggia sul fianco la PT ma resta lì, non si scompone, e segue la traiettoria con un lieve sottosterzo. Abs e EBD (ripartitore elettronico della forza frenante) assicurano una buona funzionalità dell’impianto frenante, anche se ci si deve abituare a modulare il pedale un po’ lento nella risposta. C’è poi il controllo di trazione TCS, sotto i 56 km/h, che previene il pattinamento delle ruote.


Pubblicato da Ronny Mengo, 15/02/2002
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