Se la Z3 in versione roadster è una delle più belle scoperte degli ultimi anni, la versione coupé ha forse ancora più fascino, almeno da chi non si lascia irretire da una capotina in tela. La Z3 coupé riprende lo stile di alcune coupé inglesi degli anni 60, come la MG B GT, la Jaguar E Type e la Triumph Spitfire GT.
LA NOVITA' Non è una semplice versione con hard top, ma una vera e propria coupé, con un portellone posteriore da mini wagon. Il design è perfetto, non si possono muovere critiche alle matite di Monaco, con parafanghi muscolosissimi e caratteri da culturista ben miscelati a linee aggraziate da ballerina. Quattro metri di giocattolo, largo 1,74 metri e con due posti secchi e un bagagliaio da mini wagon (210-410 litri) per circa 13 quintali di peso (1.280 kg la 2.8, 1.370 la M).
DUE VERSIONI Tutte con motori a sei cilindri. La 2.8 da 192 cavalli per 227 km/h di velocità massima 6,9 secondi per lo 0-100 km/h, disponibile anche con un comodo cambio automatico. E poi la belva, la M coupé, con 321 cavalli per 250 km/h autolimitati elettronicamente e lo 0-100 km/h in 5,4 secondi. Due versioni che, a parte i numeri della scheda tecnica, non sono molto differenti. I parafanghi sono egualmente muscolosi, così come il lungo cofano e il piccolo abitacolo. La M si differenzia per i quattro tubi di scarico che costringono la targa (forse per evitare lo scioglimento) a spostarsi dal paraurti fino sul portellone e per le griglie sulle fiancate a forma di branchia leggermente differenti. Oltre ai marchi MotorSport e agli indicatori di direzione bianchi, anche il paraurti anteriori ha bocche più grandi per la ventilazione dei freni e i cerchi sono da 17 pollici invece che da 16.
Gli interni sono quelli della versione roadster, con i due classici gusci da bat-mobile separati dalla consolle centrale. La M ha qualche cromatura qua e là, come le cornici dei tre strumentini posti davanti la leva del cambio.
AL VOLANTE Sedersi al volante della Z3 coupé è un vero piacere. L'abitacolo sembra costruito su misura e la posizione arretrata del sedile rispetto al centro dell'auto evoca sensazioni d'altri tempi. I sedili sono bassi e rivestiti in morbida pelle: quello di guida va regolato in altezza (a comando elettrico come longitudinalmente) soltanto se il volante, inspiegabilmente non regolabile, si dimostra troppo alto. È facile per tutti, comunque, una buona posizione di guida, anche se una leva del cambio un poco più corta renderebbe ancora più vivo il ricordo delle sportive inglesi degli anni 60.
NERVOSE E DIVERTENTI Entrambe le Z3 coupé trasmettono molto bene le sensazioni al pilota, che riesce a guidarle con molta facilità e immediatezza, sicuro di un comportamento sincero. Perfino i sedili sono stati studiati per essere rigidi (non si possono ribaltare in avanti) per non filtrare troppo il feeling con il telaio.
Bassa e con carreggiate così larghe, la coupé si guida con la facilità con cui si governa un kart. I limiti sono elevatissimi e la coupé offre molta sicurezza anche a chi esagera. Entrambe le versioni sono così sicure, facili e istintive da guidare che i motori disponibili non sembrano così potenti.
Una volta provate, si capisce perché alla BMW non pensano a introdurre motori meno potenti, con cui forse mancherebbe il divertimento di guida. La 2.8, ha anche il controllo di trazione, disinseribile quando ci si vuole divertire.
LA 2.800 Si viaggia veloci, con il sei cilindri sempre pronto a perdonare qualche marcia alta o ad assecondare tirate fino alla zona rossa del contagiri. Il rombo è poi ben controllato: entra nell'abitacolo ben filtrato, quanto basta per risvegliare i sensi ma senza disturbare. La 2.8 è la coupé da tutti i giorni, veloce senza essere un missile terra-terra, con un assetto ben bilanciato tra prestazioni e comfort.
LA MOTORSPORT Più sportiva, ovviamente, con un rombo cupo che invade il bagagliaio quando si tocca l'acceleratore. L'assetto è un poco più rigido (anche a causa delle gomme a profilo 45 invece che 50) e il motore sembra poco più potente di quello della 2.8, almeno fino quando non si preme a fondo il pedale del gas e si sveglia la belva che trasforma il ronfare cupo in un ruggito. I freni, con dischi più grandi e gli anteriori a disco pluricomponente, sono delle vere e proprie ancore di salvezza anche nelle staccate autostradali a 250 km/h. Nei viaggi veloci, la M è però un poco troppo rumorosa per non stancare.
di M.A. Corniche
Monaco, 14 luglio 1998