Crepi l'avarizia! Invece di centellinare le novità, giocandosele con il contagocce, alla BMW adottano la politica del "tutto e subito". Assieme alla M3 Cabrio ecco dunque arrivare il nuovo cambio robotizzato a doppia frizione. Li abbiamo provati entrambi sul rinnovato Autodromo di Franciacorta.
22 SECONDI E, così come era già stato per la Serie 3 vulgaris, la Cabrio dice addio alla tela per convertirsi, come vuole l'ultima moda, al tetto rigido pieghevole. I tre pannelli che compongono il padiglione della M3 Cabrio sono in acciaio - non dunque nel prezioso carbonio che fa da coperchio alla Coupé - e scompaiono dalla vista in 22 secondi, grazie a un comando elettroidraulico. Completata l'operazione, il bordo della carrozzeria resta quasi parallelo al terreno, con la coda che non mette su goffamente taglie come talvolta accade.
PALESTRATA Tetto a parte, la M3 Cabrio è accomunata alle sorelle chiuse dagli stessi segni particolari. Miglior attore protagonista della linea è il cofano in alluminio, con un powerdome ingobbito che fa molto muscle-car di un tempo. Ai lati della gobba si aprono due piccoli sfoghi per l'aria che contribuiscono a tenere a bada i bollenti spiriti del motore, assieme alle aperture alle spalle dei palestratissimi passaruota. Il resto lo fanno le voraci prese d'aria nel frontale e il diffusore che sottolinea la coda e incornicia la doppia coppia di terminali di scarico.
UN GIOIELLINO Sotto il cofano è straconfermato il V8 quattro litri che fa così da denominatore comune all'intera gamma. Grazie al sistema di fasatura variabile Doppio Vanos e a mille altre chicche tecnologiche, eroga 420 cv pronto ad allungare d'un fiato fino a 8.400 giri. Quanto invece alla coppia, il picco massimo è di 400 Nm a 3.900 giri, ma l'85% è disponibile in pratica lungo un arco di ben 6.500 giri. Una volta su strada, questi valori si traducono in uno scatto da 0 a 100 in 5,3 secondi mentre la velocità non supera i 250 km/h solo per l'inflessibilità della centralina elettronica. Il tutto, con una percorrenza media di 7,8 km/litro se si monta il cambio manuale a sei marce proposto come standard.
GIOCO DI SQUADRA In alternativa si può ora avere un raffinato cambio robotizzato a sette marce, nome in codice DKG M. Il fiore all'occhiello di questa trasmissione è la doppia frizione. Una di esse si occupa delle marce pari e l'altra di quelle dispari. Con un'intesa perfetta, quando una stacca, l'altra è già pronta ad attaccare con il risultato che i cambi di marcia sono tanto rapidi quanto dolci.
SANGUE FREDDO A dirigere le operazioni c'è la centralina elettronica del sistema Drivelogic, che gestisce le cambiate in base ai parametri impostati dal pilota. Quest'ultimo ha a disposizione ben 11 diverse soluzioni, cinque per la modalità automatica e sei per quando decide invece di darsi al fai da te. Tra le varie impostazioni c'è anche il Launch control, il programmino che permette partenze in stile Formula 1 chiedendo al pilota solo il piede pesante sull'acceleratore... oltre a un po' di sangue freddo e di pelo sullo stomaco.
DIAMO I NUMERI In questo modo la M3 Cabrio con cambio DKG M lima due decimi di secondo al tempo di accelerazione della sorella manuale, fermando il cronometro dopo 5,1 secondi. Il tutto, tra l'altro, con notevoli vantaggi anche sul fronte dei consumi. In ambito urbano il risparmio dichiarato è di 1,4 litri sulla canonica distanza dei 100 km, mentre la percorrenza media si attesta a 8,1 km/litro. Per chiudere con altri numeri, parliamo di prezzi: la M3 Cabrio entra in listino a 75.300 euro e il cambio robotizzato DKG M allunga il menù degli optional dell'intera gamma a 3.900 euro.
TALE E QUALE Vissuta dal posto di guida, la M3 Cabrio non è poi così diversa dalla Coupé. Le uniche differenze riguardano il tetto e la presenza del pulsante per aprire e chiudere l'hard top. Difficile insomma che lo sguardo indugi lì, come se ci si mettesse a fissare le ginocchia di Elisabetta Canalis, avendola davanti in déshabillé: di elementi capaci di catturare l'attenzione ce ne sono altri... Uno su tutti, il contagiri con fondo scala a 9.000 giri, valore tutto sommato ver6osimile, visto che il limitatore entra in causa a 8.400 giri.
GIU' LE MANI Sull'esemplare che ci tocca è montato il cambio DKG M, come svelano la leva sul tunnel insolitamente corta e tozza e le due alette che fanno capolino dietro le razze del volante. Per selezionare le marce si può agire indistintamente su entrambi i comandi ma è evidente che il fatto di non dover muovere le mani dal volante è un bel vantaggio quando si devono gestire 420 cavalli.
CI VUOLE ORECCHIO Nei primi metri, percorsi a passo da processione o poco più, si scopre che gli innesti sono davvero dolcissimi. Con una frizione che apre mentre l'altra chiude non c'è in pratica interruzione nel flusso di coppia alle ruote. L'M3 avanza senza il benché minimo scossone o sussulto e per capire che è avvenuta una cambiata non resta che affidarsi ai timpani o guardare il display nella strumentazione. E la fluidità non viene meno neppure quando, invece di accarezzare l'acceleratore, s'inizia a trattarlo con più decisione.
IN PANCIOLLE Lasciando inserita la funzione automatica,questa BMW ha ben poco da invidiare quanto a pulizia della progressione alle berline tutte casa e ufficio. Chi compra una M3 lo fa però pensando anche - se non soprattutto - alle prestazioni ed è da questo punto di vista che il cambio DKG M segna un altro punto a suo favore. Con tempi di cambiata ridotti ai minimi termini, scatti e riprese diventano più che mai fulminei. Ma non è solo una questione di cronometro: i progressi si notano anche nel piacere di guida, specialmente tra i cordoli.
FALSA MAGRA Arrivare decisi a una staccata, liberi di potersi concentrare solo sulla linea da seguire, senza il rischio d'impuntamenti in scalata non è una cosa da poco, anche se la trasmissione manuale è da lode. Quando poi ci si trova a dover affrontare in accelerazione o in fase di rallentamento una curva, i passaggi di marcia con il DKG M provocano meno scompensi nell'assetto rispetto al cambio manuale. Ciò si apprezza soprattutto con la M3 Cabrio, che accusa sulla bilancia qualche chiletto in più rispetto alle sorelle chiuse. Per lei l'ago si ferma a quota 1.810 kg con cambio manuale, che diventano 1.830 con il sette marce robotizzato. Non sono pochi per un'auto sportiva e il divario con la coupé e la berlina supera i due quintali.
SCONTRO IN FAMIGLIA D'altro canto gli ingegneri BMW non hanno accettato compromessi in tema di rigidità del telaio e il taglio del tetto ha imposto un irrigidimento della struttura. La M3 Cabrio paga un po' dazio nei cambi di direzione presi allegramente - e Franciacorta ce n'è da vendere - mostrandosi un pochino meno disinvolta delle sorelle. Anche nei curvoni in appoggio e negli inserimenti in traiettoria più cattivi, con i freni ancora pinzati, si nota una maggior inerzia ma sono differenze che saltano fuori grazie alla possibilità di fare giri in sequenza saltando da una versione all'altra. In termini assoluti l'M3 Cabrio si esprime comunque ad altissimi livelli, quanto a tenuta e stabilità. In ogni caso, prima di disattivare i controlli elettronici è doveroso un po' di sano apprendistato. 420 cv sono comunque sempre pronti in agguato a mandare in crisi la motricità se trattati maldestramente e le ottime doti dello sterzo potrebbero non bastare a mani inesperte.