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Prova su strada

Italjet Dragster 180


Avatar Redazionale, il 29/01/02

22 anni fa - Senza pudore

Si può chiamare ancora scooter? Sempre pronti a stupire, alla Italjet s'ispirano al modaiolo mondo delle naked con il Dragster. Tutto nudo e senza vergogna è un mezzo Hi-tech pronto a far discutere. Tutto nel pieno rispetto della filosofia Italjet.

COM’È Inusuali, innovativi, coraggiosi, mai banali. Tutti aggettivi che ben si sposano con la gamma scooter Italjet di cui il Dragster si erge senz’altro a portabandiera. Da anni l’azienda bolognese, si distingue dalla massa per la sua capacità di interpretare le tendenze di settore. La voglia di sperimentare e di stupire del clan capitanato da Leopoldo Tartarini fanno sì che a volte nascano prodotti in grado di spiccare (nel bene e nel male) tra il mare di mezzi "carini", "che funzionano bene", ma tutti inesorabilmente uguali e senza personalità. Il Dragster è invece diverso da tutto, diverso da tutti, primo ed unico esempio di naked scooter sul mercato. Un mezzo dove nulla è "omologato" alle tendenze del momento e che proprio per questo o piace in modo smodato o non piace per niente.

MANGA DESIGN

Non passa certo inosservato il design futuristico che contraddistingue la livrea dello sportivo di S.Lazzaro. Il frontale è aggressivo, con ampio faro e grossa griglia di presa d’aria per il radiatore, mentre la coda è da puro sportivo: grossa, con sella sdoppiata e "straccetto" di gomma piuma per il passeggero.

CICLISTICA AVANZATA

Inusuali anche le soluzioni tecniche adottate dagli ingegneri Italjet. Innanzi tutto, l’esclusivo sistema di sterzo: l’esotica sigla SIS nasconde la ben più pragmatica frase "Sistema di Sterzo Indipendente". Il Dragster abbandona, infatti, la tradizionale forcella per adottare uno scenografico forcellone monobraccio con tanto d’ammortizzatore centrale (naturalmente in bella vista) regolabile micrometricamente. Ormai lo avete capito, il Dragster non nasconde, ostenta. Anche il cangiante telaio a traliccio d’acciaio, che offre il 70-80% in più di rigidità e resistenza alla torsione rispetto ad tradizionale telaio da scooter, fa parte della scenografia di questo scooter assolutamente fuori degli schemi. Tradizionale (almeno quella) la posizione dell’unico ammortizzatore oleopneumatico posteriore, con serbatoio separato e regolabile anch’esso nel precarico.

RUOTE DIVERSE

Facile accorgersi anche ad occhio nudo della soluzione asimmetrica adottata per ruote e freni. All’anteriore il piccolo cerchio da 11 pollici calza un pneumatico da 120/70 ed accoglie al suo interno un disco frenante da 175 mm con pinza a singolo pistoncino. Al posteriore, invece, troviamo un pneumatico da 130/60 ospitato questa volta da un cerchio da 13", che accoglie anche il disco da 240 mm con pinza a doppio pistoncino.

SUPER MONO

Per un mezzo esuberante non ci poteva che essere un motore esuberante. La scelta è stata quindi praticamente obbligata. Optando per il mono due tempi Piaggio da 180 cc raffreddato ad acqua (lo stesso che equipaggiava il Runner) l'Italjet ha dotato il suo scooter nudo non solo di una spiccata personalità ma anche di prestazioni notevoli (per i più tranquilli esiste comunque anche la versione da 125 cc).

TROPPO CROMO

Ci pare poco coerente con lo stile psichedelico e sportivo dello scooter, l’eccessivo uso di cromature che ricoprono la strumentazione (un solitario elemento circolare contenente contaKm totale e tachimetro) ed il manubrio che emula quello di una moto ricreando addirittura una vera piastra di sterzo con tanto di steli forcella (tutto finto, ovviamente). Brutti e sporgenti gli specchietti, anche se offrono un’ottima visuale.

SPAZIO POCO

Essendo il Dragster uno scooter minimalista, sarebbe quasi lecita una totale assenza vani, invece lo scooter Italjet ci smentisce piacevolmente sfoggiando persino un vano sottosella dignitoso dove poter sistemare il casco jet. Ovvio, non occorre chiedere troppo perché di fatto questo resta anche l’unico spazio realmente sfruttabile (a parte un piccolo porta attrezzi inserito nel telaio e un anfratto sotto la sella del passeggero che una volta aperta è anche difficile da riposizionare.)

ARDITO MA PER POCHI

Le soluzioni ardite, dunque, non mancano il Dragster è un vero Italjet, originale, "di rottura". La sua estrema originalità è però anche il suo peggior nemico: è troppo lontano dalla "normalità" cui tutti siamo abituati per piacere a tanti possibili acquirenti-tipo, che ad uno scooter chiedono design e tecnologia ma anche protezione e versatilità. Il prezzo è comunque interessante, 3564 euro non sono poi molti per un 180 così brillante.

COME VA

È innegabile che il futuro ormai parli sempre più a quattro tempi, anche nelle competizioni. I 178,8 cm³ del mono Piaggio accoppiati al peso ridotto scatenano l’adrenalina di chi guida questo "scooter". Ormai assuefatti alla risposta morbida dei 4T si resta piacevolmente sorpresi dall’esuberanza che il Dragster ha nel rispondere alle sollecitazioni del polso destro.

RIPRESA VELOCE

I quasi 20 cv erogati dal mono Piaggio non si fanno certo pregare e galoppano forte da subito, spingendo in un attimo il Dragster a velocità notevoli. Non è tanto la velocità massima, (nell’ordine dei 120 km/h) a far impressione quanto l’accelerazione. Inoltre, il gruppo frizione-trasmissione è perfetto, resiste ad ogni tipo di maltrattamento, senza mai venir meno.

SCOOTER DA SINGLE

La posizione in sella tendenzialmente sportiva, con manubri "ribassati" e "chiusi", è perfetta per controllare tanta vivacità. L’abitabilità dietro lo scudo è buona, le pedane sono poste alla giusta distanza da terra ed il telaio non reca alcun fastidio alle gambe, libere di muoversi secondo lo stile di guida. Lo stesso non si può dire del passeggero che, pur avendo pedane ben sistemate e utili maniglie cui aggrapparsi, trova un sellino poco imbottito, leggermente inclinato verso l’indietro e senza il rivestimento antiscivolo, creando problemi di stabilità in sella.

CHIEDE TEMPO

Sportivo anche nella guida, il Dragster in strada emula le moto sportive. Negli spazi stretti ha un comportamento poco omogeneo. L’avantreno è nervosetto, denota una tendenza al sottosterzo e pare poco in sintonia con il comportamento più legnoso del retrotreno. Insomma la confidenza con il Dragster non è immediata, per capirlo occorre un po’ di tempo.

CAVALCATURA SPORTIVA

Con l’aumentare del ritmo le cose migliorano, l’avantreno acquista maggiore rigore. Nei tratti guidati e veloci, il carattere spigoloso del Dragster si smussa un po’. Migliora negli inserimenti in curva ma certamente richiede più "mestiere" rispetto ad altri scooter. Come le moto sportive vuole essere guidato molto col corpo, che va portato all’interno della curva per contrastare l’effetto autoraddrizzante della sospensione anteriore, evidente soprattutto quando si entra in curva con il freno ancora lievemente tirato.

MASSIMO ASSORBIMENTO

La sospensione anteriore piace anche quando si parla di assorbimento dei colpi. Separando l’azione sterzante da quella ammortizzante, il sistema SIS filtra qualsiasi tipo di asperità delle strade, senza che alcuna vibrazione si ripercuota su manubrio. Il rigore che il Dragster evidenzia quando il fondo è liscio si perde però sulle strade sconnesse: in questo caso emergono i limiti di un’imperfetta taratura delle sospensioni che rende facile l’innescarsi di qualche ondeggiamento di troppo, specie al retrotreno.

NON AFFONDA

L’efficacia del sistema SIS è "palpabile" anche nella frenata, dove l’avantreno è esente da qualsiasi tipo di affondamento; in staccata lo scooter si mantiene neutro, evitando il trasferimento di carico verso l’anteriore e garantendo il massimo sfruttamento della frenata. Che, però, avremmo preferito più incisiva: il disco anteriore invece delude un po’, soprattutto a causa delle sue dimensioni minimal, limitate dal piccolo diametro del cerchio. Il comando è spugnoso e la frenata non è esuberante, però il disco sente poco la fatica ed è ben coadiuvato dal posteriore, che si rivela forte, resistente e poco avvezzo al bloccaggio.

PROTEZIONE ZERO

Verdetto scontato per ciò che riguarda la protezione aerodinamica offerta da uno scooter largo solo 690 mm e con pochissime sovrastrutture. Più che insufficiente è inesistente, anche tenendo le gambe incrociate...
Ottimi, invece, i consumi; per essere un due tempi di media cubatura così vivace, il 180 Piaggio beve anche poco, allineandosi quasi con gli scooter quattro tempi: 19/20 Km/litro con un litro di miscela non sono utopia.

Pubblicato da Alfredo Verdicchio, 29/01/2002
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